Koulibaly signore della difesa, Jorginho di lotta e di governo

Koulibaly signore della difesa, Jorginho di lotta e di governo
di Mimmo Carratelli
Lunedì 9 Maggio 2016, 08:26
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5,5 REINA

Animatore del villaggio azzurro. Fa l’acrobata al gol di Higuain, saltella al raddoppio di Callejon. Scene circensi nel primo tempo da disoccupato. Più lavoro nella ripresa. Esce di testa fuori area su Bruno Peres. Smanaccia un cross di Benassi. Un paio di bloccate sicure su traversoni insidiosi. E’ troppo avanti ed è beffato sul gol da Bruno Peres (uno strano tiro).

5,5 HYSAJ

Gara di velocità fra il soldatino azzurro col capello militare, rigido e in ordine, sulla bicicletta d’ordinanza e il paulista Bruno Peres, faccino di furbetto di periferia con un motorino invisibile. Non è facile tenerlo, lo aiuta Albiol. Ma gli scappa più volte, anche sul gol. Soffre anche contro Molinaro e quando si spinge avanti è timido nelle giocate.

7 ALBIOL

Contro il venezuelano Josef Martinez di pochi anni (23) e poca statura anticipa e chiude. Blocca con energia Bruno Peres (ma è fallo) sfuggito a Hysaj: ammonito, campionato finito (era diffidato). Signore del suo spazio, gestisce palla, sicuro nei contrasti con un salvataggio finale in area, elegante nei disimpegni e avanza per tutta una serie di lanci.

7 KOULIBALY

La pantera nera e il Gallo Belotti, compaesano di Gabbiadini, faccia lunga e piedi fini, capello sghembo e ruvidezze bergamasche. Al Gallo fa la cresta. Si sa che ogni giorno canta il gallo e Kalidou monta a cavallo. Quando è necessario, al Gallo tira il collo. Lo anticipa, lo sovrasta, lo rimanda nel pollaio. Nel finale, scintille con Bruno Peres.

6 GHOULAM

Contro il ciociaro Zappacosta di nome Davide non fa la fine di Golia, anzi è l’algerino che monta due volte la fionda (una punizione lunga non trattenuta da Padelli, un tiraccio alto). Nel finale gli tocca Bruno Peres, ma tiene bene. Non sempre incisivo sui cross, ma si propone molto in attacco e guadagna più di un fallo nel finale: tutto tempo guadagnato.

ALLAN

Non siamo a teatro e Benassi non è Memo, non recita, non declama, addirittura fa la comparsa contro l’ardore offensivo del brasiliano che pressa, contrasta e dà palla. In area azzurra toglie un pallone pericoloso a Martinez. Sofferente, nel finale, ma non molla, si avventa su ogni pallone, ferma Immobile.

7,5 JORGINHO

Vives e lascia vivere. Il 35enne Peppino Vives di Afagola resta lontano, lo lascia vivere e sul regista azzurro si alternano Martinez e Belotti. Il bimbo azzurro dirige con calma e maestria. Nella ripresa, lo disturba Baselli. Col Napoli che cala nel secondo tempo è un magnifico combattente a metà campo.

7 HAMSIK

Acquah, Acquah, fuoco, fuoco. Dov’è Marek? Il ghanese lo cerca e non lo trova. Nel primo tempo Marek è al centro della partita, è dappertutto, difende, recupera palla, attacca, mette a segno quattro assist (sui due gol, sul palo di Higuain, sulla conclusione al volo di Insigne). Cala nella ripresa.

7 CALLEJON

Più stacanovista del minatore sovietico Stachanov, scava sulla fascia destra, martella, estrae giocate decisive, non si arrende mai, ubiquo, bis in idem, folletto contro Gastòn Silva, uruguayano di Salto come Cavani. Un gol per India, la figlia di due anni (data di nascita tatuata sul petto). Esce dolorante.

7,5 HIGUAIN

Higuaiiiiiin. Per arrivare al gol deve superare un Pontus Jansson, svedese di ardite arcate (1,94). Fa subito centro e pareggia il record storico di Angelillo (33 gol), restando a due lunghezze da Nordahl (35 gol). Gioca a tutto campo, rientra, sventaglia aperture, si propone, suggerisce la profondità, combatte.

5,5 INSIGNE

Mette il carro davanti al Bovo che di nome fa Cesare e perciò, con quel che ne segue, Lorenzinho dà a Cesare quel che è di Cesare, cioè niente, soltanto qualche discesa. Un gran tiro al volo che Padelli non trattiene. Una conclusione alta. Non riesce mai a trovare la mattonella giusta in campo. Grandi cambi-gioco.

5 MERTENS

Rileva Insigne (72’) per la solita staffetta, ma entra poco in partita, arretra anche a difendere sulla fascia sinistra (raddoppi su Bruno Peres), ma non preme mai sull’acceleratore, è bloccato, non si accende, è impreciso nelle giocate, più di un pallone lungo per i compagni. Non ha dato la scossa come in altre gare.

5 DAVID LOPEZ

Entra per Hamsik (80’) che ha esaurito la sua verve, è in calo, corre a vuoto. Subentra confusamente, pasticcia in attacco, difende con approssimazione. Doveva reggere il centrocampo dove il Napoli stava subendo il secondo tempo del Toro, ma non ce la fa. E’ sempre in ritardo e perde più di un pallone.

5 EL KADDOURI

Sostituisce Callejon (82’) sfinito e dolorante. Comincia a destra, si accentra. Non aggancia in area un pallone scodellatogli da Higuain, non è veloce sulla successiva palla allungatagli da David Lopez. Erano buone occasioni per impegnare la difesa granata, almeno per tenere palla nel finale in ansia.

7 SARRI

Tra cholismo, tiki-taka, tremendismo e ffanculismo parliamo di sarrismo, di questo allenatore unico nella storia del Napoli destinato a centrare il secondo posto al debutto sulla panchina azzurra (solo Bigon subito primo).
Accreditato in agosto di un quinto-settimo posto, scettici sulle sue qualità ad allenare campioni e la squadra di una grande città dopo avere girato per paesi e campagne del pallone, insegna e ottiene bel calcio, riaccende stelle spente, leale, chiaro, convincente, grandi qualità umane sotto una scorza ruvida. A Torino mette il sigillo a una stagione straordinaria: la Champions è a 90 minuti.
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