Nel mirino non c'è De Laurentiis ma c'è la stampa che ha parlato di squadra da scudetto. Aveva bisogno di dirlo. Apparentemente ai giornalisti, in realtà il mittente era la squadra. In spogliatoio è arrivato questo messaggio forte e chiaro: non avvilitevi per le critiche, per gli errori e le sconfitte. Ma non scappate indietro, difendete alti, continuate a correre in avanti. Cercate sempre il gioco e la porta, questa è la strada giusta. Per tutta la giornata si è coccolato i numeri della gara di Champions che non danno la vittoria ma che danno tanta gioia: i tiri in porta (10 a 3); gli angoli (17 a 1); il possesso palla (57% a 43%); gli attacchi pericolosi (55 a 20). Ma oggi avrà anche parole severe: la squadra col Besiktas non è stata lunga e larga come contro la Roma, ma deve tornare a essere «corta e stretta» come con il Milan e il Benfica. E deve trovare l'umiltà di tornare a fare bene la fase di non possesso. Non è difficile prevedere che non ci saranno processi a Jorginho: ha difeso l'errore di Koulibaly, farà lo stesso con l'italo-brasiliano. La verità è che al Napoli manca Milik.
Ed è pur vero che Mertens ben si adatta nel ruolo di «falso nove» ma se gioca lì, non gioca sulla fascia.
E adesso la coperta è corta. Ed è chiaro che la società sa bene, e se non lo sa lo ha capito, che a gennaio dovrà prendere una prima punta. I sondaggi su Zaza e Pavoletti proseguono spediti: arriverà una prima punta autentica, al di là del recupero-record di Milik. Partirà Gabbiadini? Al momento, no. Ma nonostante i riflettori siano puntati tutti sugli errori della fase difensiva (occhio, non della difesa), il punto debole del Napoli è proprio là davanti.