La Juve non domina più
Roma e Napoli a un passo

La Juve non domina più Roma e Napoli a un passo
di ​Francesco De Luca
Martedì 16 Maggio 2017, 08:04
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La più apatica Juve degli ultimi tempi ha perso all’Olimpico e ha consentito alla Roma di sorpassare il Napoli e muovere probabilmente un passo decisivo per assicurarsi il secondo posto. Ma ha complicato anche i suoi piani, non soltanto quelli di Sarri, che dopo la manita al Torino aveva sperato di mettere i giallorossi definitivamente alle sue spalle. Perché, a due partite dalla fine, è stato teoricamente rimesso in gioco lo scudetto. Sembrano improbabili altri passi falsi della capolista contro Crotone - peraltro la squadra più in forma col Napoli - e Bologna, tuttavia servono tre punti per la festa tricolore, già due volte rinviata. 

Il dominio bianconero è diventato relativo: non è più lo strapotere rappresentato dai 9 punti di vantaggio sul Napoli un anno fa e dai 17 sulla Roma nel 2015 e nel 2014. 

Eppure, il livello qualitativo della Juve non si è abbassato. Anzi. Nella scorsa estate ha piazzato due straordinari colpi di mercato, sottraendo alla concorrenza Pjanic (Roma) e Higuain (Napoli). A leggere i numeri a due giornate dalla fine, Spalletti e Sarri hanno saputo fronteggiare brillantemente questa situazione. I problemi non sono mancati, tra infortuni e difficoltà ambientali, così come le delusioni rappresentate dall’eliminazione dalle coppe (ma il Napoli è uscito contro le due squadre che si giocheranno la Champions League a Cardiff). Tuttavia la reazione è stata forte. Il Napoli ha il migliore attacco del campionato con 86 reti (107 considerando anche quelli nelle coppe), la Roma è per ora a quota 82. È molto probabile che domenica 28 entrambe le squadre - attualmente a 81 e 80 punti - stabiliscano il nuovo record: per la Roma è quello di 85 stabilito nel 2015 e per il Napoli 82, realizzato un anno fa, al termine della prima stagione di Sarri. Il riavvicinamento anche in virtù di un ottimo girone di ritorno: 42 punti per il Napoli e 40 per la Roma; la Juve si è fermata a 37 accusando un calo per gli impegni in Champions e la stanchezza dei calciatori più utilizzati.

Due anni fa Benitez lasciò il Napoli al quinto posto e a 24 punti dalla Juve; dopo dodici mesi, con lo stesso organico integrato dal portiere Reina, il secondo posto a -9. In questa stagione Sarri ha saputo far fronte a due problemi in attacco, accusati nell’arco di tre mesi: la cessione di Higuain, che provocò una sollevazione popolare ma consentì a De Laurentiis di ampliare la rosa, e l’infortunio di Milik, che era partito benissimo. Il tecnico si è inventato Mertens prima punta e ha tirato fuori il meglio da Insigne, a cui è stato riconosciuto un ricco contratto. Dries è il vicecapocannoniere del campionato con 25 reti, due in meno di Dzeko, che ha superato le sue angosce tecniche ed esistenziali ed è in cima alla classifica dei bomber. Spalletti, che viene accusato di non saper gestire umanamente i suoi (caso Totti: il Capitano ha ignorato il tecnico anche dopo la vittoria sulla Juve), ha saputo dare la giusta scossa a un attaccante che sembrava spento nel primo periodo romano. Nainggolan ha continuato a giocare su altissimi livelli, come De Rossi. Perotti ed El Shaarawy hanno fatto segnare progressivi miglioramenti. Alle spalle c’è il polacco Szczesny, il portiere che a fine stagione tornerà all’Arsenal in attesa di segnali da parte di un altro club, magari italiano.
Forse ha ragione Gianni Mura, che su Repubblica ha scritto che bisognerebbe chiedere scusa al campionato che sembrava già in archivio a metà stagione e che invece continua a regalare emozioni in questo caldissimo maggio. È certo che c’è qualcosa di nuovo sotto il sole del campionato italiano. Non esiste più la dittatura bianconera perché Roma e Napoli hanno alzato il livello di competività e infatti il loro svantaggio è esiguo: 4 punti per Spalletti e 5 per Sarri, che ha vinto un solo round su quattro con Allegri (il successo di Coppa Italia, peraltro inutile per la qualificazione alla finale) ma che ha visto sempre i suoi uomini fare gol a una difesa che è stata di ferro fino alle ultime giornate. Cinque reti incassate tra Atalanta, Torino e Roma, con quegli svarioni di Buffon all’Olimpico che hanno lasciato di sasso i suoi estimatori: ma è sempre lui, il Gigi che aveva fatto il fenomeno nella prima semifinale di Champions contro il Monaco?

Le proprietà di Roma e Napoli sembrano non volersi più accontentare del piazzamento d’onore, di un secondo o terzo posto. Certo, tra un anno le prime quattro italiane avranno la possibilità di giocare la Champions 2018-2019 ma evidentemente questo non soddisfa più né Pallotta né De Laurentiis. Avvertono la voglia di vincere di due grandi piazze, stanche di vivere di ricordi, addirittura remoti per il Napoli (l’ultimo scudetto 27 anni fa). Il produttore ha già annunciato la sfida e ripartirà dalla base che ha consentito a Sarri un’escalation sul piano del gioco in questa stagione: rinnovato il contratto di Insigne, prossimo il prolungamento per Mertens, un campione nato per caso in Belgio, perché nel suo calcio vi sono le migliori espressioni del talento e della passione di Napoli. Certo, a fronte delle brillanti prestazioni e dei record si possono mettere gli errori, come i dieci punti bruciati nelle partite con avversarie medio-piccole: un capitale che avrebbe consentito agli azzurri di essere in testa alla classifica, lanciati verso il tricolore. Il Napoli non è un cantiere tuttora aperto, è una straordinaria realtà che ha bisogno di piccoli miglioramenti per cancellare definitivamente il distacco rispetto alla squadra che nel 2016 era arrivata a quota 91 punti (raggiungibile quest’anno da Allegri) e nel 2014, ultimo anno di Conte, addirittura a 102. 

Il Napoli avrà un vantaggio sulla Roma nella prossima stagione: andrà avanti con Sarri mentre la guida dei giallorossi è tuttora incerta perché sembra da escludere il ripensamento di Spalletti. Peccato che Sarri si sia spinto recentemente più in là coi ragionamenti, ricordando che il pagamento di una clausola da 8 milioni lo svincolerebbe tra solo un anno da De Laurentiis: si può mai fissare la scadenza di un sogno?
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