Napoli, la vittoria della sofferenza:
ma quando torna Koulibaly?

Napoli, la vittoria della sofferenza: ma quando torna Koulibaly?
di Anna Trieste
Domenica 22 Gennaio 2017, 09:38
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Volendo trovare una maniera immaginifica per spiegare Milan-Napoli si potrebbe dire che è stato come quando vai al ristorante e dici “Uà non mangio da una settimana per ‘sta cena m’aggia magnà pure ‘o tavolo cu ‘e seggie” e poi all’antipasto già stai col bicarbonato in una mano e l’immaginetta di Giuseppe Moscati nell’altra pregando di digerire e non morire con una mozzarellina impanata in bocca. Oppure, si potrebbe dire che è stato come quando vai in palestra e dici “Uà quest’anno non voglio sapere niente, devo arrivare a luglio che de Magistris deve togliere gli scogli e deve mettere a me come pietra a Mergellina” e poi dopo manco due settimane di allenamento già stai dal pranoterapeuta per cercare di riprendere a camminare in posizione eretta o comunque senza bastone. In entrambi i casi l’obiettivo raffigurativo si potrebbe dire raggiunto ma la verità è che il modo migliore per spiegare cosa è stato Milan-Napoli è un altro. 
 

Avete presente quando in discoteca conoscete una femmina bellissima ma poi uscite fuori a chiacchierare e vi accorgete che è una specie di Nina Moric dopo un brutto virus intestinale? Ecco, Milan-Napoli è andata esattamente così. Un avvio scintillante, Mertens che mandava in rete Insigne e Callejon, possesso palla hardcore, pressing livello Equitalia, difesa altissima. Poi, all’improvviso, il blackout. È come se i baffi di Tonelli avessero fatto falso contatto con i peli del naso di Jorginho e complici le basse temperature padane tutto il sistema sarrista è andato in fumo. Gol del Milan, Jorginho che non riconosceva Tonelli come difensore inabile al palleggio e Tonelli che non riconosceva i propri compagni di squadra. E considerando che tutto questo accadeva dopo appena venticinque minuti è evidente che per sopravvivere ai successivi sessantacinque è servita tutta la forza d’animo accumulata dai napoletani in secoli e secoli di pacienza coi Mughini. Più di un’ora trascorsa a indirizzare preghiere alla Madonna dell’Arco e a Sarri affinché desse una marenna in mano a Jorginho e il centrocampo in mano a Diawara. Preghiere esaudite visto che l’ingresso di Diawara prima e poi quello di Zielinski hanno rimesso un poco di ordine in quella specie di piazza Garibaldi senza vigili che era diventato il centrocampo azzurro. E così, soffrendo e jastemmando, jastemmando e soffrendo, è arrivata la vittoria. E con essa pure la domanda: ma quando torna Koulibaly?
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