La grande bellezza del Napoli
e quei vuoti mentali da piccola squadra

La grande bellezza del Napoli e quei vuoti mentali da piccola squadra
di ​Francesco De Luca
Lunedì 20 Marzo 2017, 08:31 - Ultimo agg. 15:14
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Non è stata una partita strana ad Empoli: è stata una partita da Napoli, con i punti forti e quelli deboli, le magie e i limiti della squadra. Mezz’ora di calcio show nel primo tempo, con la doppietta di Insigne e il gol di Mertens, poi l’incubo vissuto negli ultimi venti minuti della ripresa, con la vittoria addirittura in bilico dopo le due reti degli avversari. 

Anche stavolta è stato temporaneo il sorpasso sulla Roma, che ha battuto in rimonta il Sassuolo ed è rimasta a +2: la rincorsa ai giallorossi e al secondo posto ripartirà dal 2 aprile, dopo la sosta per la Nazionale. Tutto in gioco a nove giornate dalla fine del campionato.

Fuori discussione importanza e legittimità del risultato ad Empoli. Ma va fatta una riflessione sulla prestazione del Napoli, che ha sfatato un tabù (prima vittoria in undici partite su quel campo), perché poco ha pesato l’orario della partita, che ha fatto infuriare Sarri. Questo bravissimo allenatore, che merita la Panchina d’oro per quanto fa a Napoli da un anno e mezzo, non è riuscito a colmare la lacuna più evidente di una squadra che è spregiudicata (5 vittorie esterne di fila: mai tante nella storia azzurra) e che ha il migliore attacco del campionato (68 reti), ma che commette assurdi errori nella fase difensiva, quando diventa molle e distratta, rischiando di subire rimonte.
 


L’Empoli, che nelle precedenti sei partite aveva segnato due reti, ne ha realizzate altrettante in 12’ con la punizione di El Kaddouri e il rigore di Maccarone, due regali degli azzurri ad avversari che in campo avevano messo un po’ di corsa e di orgoglio sullo 0-3. E il Napoli? Sparito. Eppure, Sarri aveva fiutato il pericolo e tentato di dare la scossa da bordocampo, con qualche urlo e qualche cambio. Ma le sostituzioni non hanno sortito effetti. Anzi. Jorginho, preciso nelle giocate, è stato rimpiazzato da un inconsistente Diawara; Giaccherini ha preso anche stavolta il posto del brillantissimo Insigne e non dell’opaco Callejon; superfluo l’inserimento di Milik che avrebbe dovuto trattenere la palla e far salire la squadra, ma si è trovato da solo nella metà campo dei toscani a caccia di quel miracolo che sarebbe stato il 3-3.

Che vi siano momenti di flessione nell’arco della stagione è comprensibile, meno se la squadra non ha avuto impegni infrasettimanali e se ha a disposizione tutti i giocatori, escluso il lungodegente Tonelli. Sarri aveva operato un cambio in difesa, lasciando in panchina Koulibaly per tutelarlo dall’eventuale ammonizione che gli avrebbe fatto saltare l’appuntamento con la Juve, ma non è stato questo che ha pesato sull’imbarazzante ripresa del Napoli, pallidissima copia di quello frizzante che nel primo tempo aveva segnato tre gol (e fallito un rigore) appena aveva accelerato, grazie alla qualità del tridente leggero e al bel gioco.

Il gol su punizione di Mertens - alla Maradona, alla Baggio, alla Del Piero, alla Zico: fate voi - è uno di quei gioielli per cui è giusto pagare il biglietto. Ma poi? Il Napoli continua ad avere difficoltà nella gestione della partita, se è in vantaggio. Questione di testa e anche di maturità dei giocatori. Alla vigilia di Empoli, Sarri aveva rimarcato la crescita di questo gruppo, definendolo in assoluto migliore di quello della scorsa stagione, con cui era arrivato secondo ed era stato realmente in lotta per lo scudetto.
 
 

Ma il percorso non si è concluso, ci pare di capire, dopo aver assistito a una partita che rischiava di essere l’ennesima occasione sprecata, come quelle bruciate al San Paolo, dove hanno raccolto punti non solo Lazio e Atalanta, ma anche Sassuolo e Palermo. Il Napoli non può permettersi cali di tensione, tatticamente ha l’obbligo di giocare molto corto, con difensori scattanti e concentrati e con centrocampisti e attaccanti che pressano e ripartono di slancio. Se questo non accade, la Grande bellezza del tridente e del tiki-taka sarriano si trasforma in orpello.

Vi è stata una lucida analisi da parte del tecnico e di Hamsik («Così non si cresce» ha detto il capitano) e mettere nuovamente a fuoco i problemi è confortante prima di una serie di partite che il Napoli non può sbagliare, a cominciare dalla doppia sfida contro la Juve a Fuorigrotta. La sofferta vittoria sull’Empoli è coincisa con i pareggi di Inter e Lazio, dunque è salito il vantaggio rispetto ai nerazzurri (8 punti) e sui biancocelesti (6): non è poco considerando che la squadra dovrà giocare prima all’Olimpico e poi al Meazza.

C’è bisogno, oltre alla presa di coscienza, della soluzione di queste difficoltà e magari, a un differente livello, del chiarimento contrattuale con Insigne e Mertens, il cui futuro - più per il secondo che per il primo - appare incerto a dispetto di una stagione straordinaria, come testimoniano i 32 gol che ne fanno il tandem più profilico della serie A. E, anche grazie al lavoro di Sarri, il belga ha da ieri una rete in più di Higuain: chi l’avrebbe mai immaginato dopo la fuga del Pipita e l’infortunio di Milik?

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