Floro Flores boccia Di Natale:
«Giocare a Napoli è un orgoglio»

Floro Flores boccia Di Natale: «Giocare a Napoli è un orgoglio»
di Delia Paciello
Domenica 26 Marzo 2017, 20:38 - Ultimo agg. 20:58
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Nei giorni scorsi Antonio Di Natale ha svelato il motivo delle sue ripetute assenze dalle trasferte napoletane dell'Udinese: «Fare goal al San Paolo era come segnare a mio fratello, per questo era meglio evitare», spiegava l'ex capitano dei bianconeri. Posizione non condivisa da un altro napoletano doc, Antonio Floro Flores, che non le manda a dire al collega: «Credo che ognuno sia libero di fare le proprie scelte e non voglio che le mie parole risultino polemiche; però non giocare a Napoli, o in un’altra piazza, indossando un’altra maglia perché a quella squadra sei in qualche modo legato, lo ritengo offensivo per i tifosi di cui stai difendendo i colori in quel momento».

L'attaccante ora in forze al Bari affonda il colpo: «Non condivido questo comportamento perché io sono andato a giocare a Napoli da giocatore dell’Udinese, società che, tra l’altro, mi pagava lo stipendio. Ma ripeto, ognuno è libero di scegliere...». Anzi, sottolinea la grande emozione di giocare al San Paolo per un napoletano: «È una sensazione che in altri stadi non si può provare. Scendi in campo e pensi inevitabilmente che stai per giocare davanti ai tuoi amici di sempre, ai vecchi compagni di scuola e davanti alla Curva B, dove da ragazzino andavi a vedere la partita... È indescrivibile quello che si prova».

Napoli è una piazza particolare: un tifo travolgente che carica di responsabilità. Per Floro Flores era uno stimolo in più: «Far vedere che giochi bene e che sei all’altezza di quel palcoscenico è indubbiamente motivo di orgoglio, ma posso capire che non tutti vivono l’emozione allo stesso modo. Proprio questo particolare stato d’animo può giocare brutti scherzi a chi scende in campo. Per esempio, io credo di aver giocato la mia partita migliore in assoluto proprio contro il Napoli, indossando la maglia dell’Arezzo in serie B, al San Paolo. Era una gara a porte chiuse, però. Il pubblico napoletano condiziona, rende tutto particolare, proprio perché sai di giocare sotto gli occhi degli amici».
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