Napoli. Il ritorno di Higuain, cuori ingrati al San Paolo

Napoli. Il ritorno di Higuain, cuori ingrati al San Paolo
di Gianluca Agata
Lunedì 27 Marzo 2017, 09:52
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Zoff, Altafini, Paolo Rossi e ancora Lavezzi, Cavani, Quagliarella, ed ora Higuain. Quanti cuori ingrati nelle palpitazioni dei napoletani. Quanti rientri subissati da fischi. Amori traditi. Ed il San Paolo ha sempre risposto allo stesso modo, con i fischi di un amante tradito che aveva dato il cuore poi spezzato.
Il 19 novembre del 1972 toccò a Zoff e Altafini beccarsi i primi fischi. Per entrambi il ritorno a Fuorigrotta da ex, ma Altafini si fece esentare preferendo la panchina: non per nulla, scrivono le cronache dell'epoca dopo «Mazzola», il suo secondo soprannome era «Coniglio», anche se lui si arrabbiava quando lo sentiva dire. Fatto sta che quando Zoff scese in campo, fu accolto da un mare di fischi e insulti vari («non li meritavo» disse «io sono un professionista ed ora gioco con la Juve». Bianconeri in vantaggio dal 42° per il gol di Capello, ma che Zoff sia un po' emozionato, si capisce dall'errore in uscita, sul cross che vale la rete del pareggio di Mariani anche se le cronache lo scagionarono attribuendo ad un tocco di Salvadori il gol del pari bianconero.

Sette anni dopo quei fischi colpirono Paolo Rossi. Nel 1979 dopo una corte spietata se ne andò al Perugia e quando coi Grifoni giocò a Napoli l'anno dopo, in un San Paolo pieno come un uovo, di sabato, 90000 spettatori vennero solo per lui. Ma non per applaudirlo come si fa con un campione. Vennero per fischiarlo. Ed ancora assordante si sente l'eco di quei fischi nelle orecchie. Il Napoli pareggiò 1-1. Rossi non si scompose più di tanto segnando il gol del momentaneo vantaggio umbro poi pareggiato da Damiani. Fu anche la partita dei candelotti lacrimogeni lanciati dalle forze dell'ordine all'esterno dello stadio ed esplosi all'interno del campo dove erano stati portati dal vento. Nel 1994 fu ovazione per Ciro Ferrara e Marcello Lippi che tornarono al San Paolo dopo tanti anni di militanza in azzurro. Fabio e Paolo Cannavaro hanno ricevuto standing ovation quando sono arrivati con il Parma ed il Sassuolo. E Di Natale solo qualche giorno fa ha svelato: «Fare gol a Napoli era come segnare a mio fratello ed è per questo che era meglio evitare». E che dire di Reja, l'allenatore più amato tra quelli esonerati. Con la Lazio tutti gli applausi furono per lui.

Ad agosto del 2014 è poi toccato a Cavani e Lavezzi tornare per la prima volta a Napoli con il Paris Saint Germain. Solo fischi per Cavani che lasciò Napoli facendosi precedere da tutta una serie di dichiarazioni dei familiari che prima lo indirizzarono verso il Real e poi ai milioni degli sceicchi del Psg. L'amore eterno giurato da Cavani (che comunque ha criticato Higuain recentemente per il suo trasferimento alla Juve) non era stato quello del Pocho Lavezzi che aveva sempre detto di poter lasciare prima o poi Napoli. E per questa serietà di dichiarazioni lo stesso argentino che aveva conquistato il cuore dei napoletani è stato sommerso dagli applausi a differenza dello stizzito compagno di squadra. E che dire di Quagliarella. Ci ha messo un po', complice l'infortunio a tornare a Napoli. Tanti fischi e poi la richiesta di scuse perché il popolo partenopeo ha capito che l'azzurro è rimasto nel suo cuore. Si scusò anche dopo aver segnato un rigore al San Paolo. Gli è costato il rapporto con la curva granata e l'ingaggio a Torino. Ma ce n'è anche per gli allenatori. Mazzarri tenne in bilico il Napoli prima di andare all'Inter. Qualcuno capì, qualcun altro no. Risultato, quella notte del dicembre 2013 il San Paolo si spaccò fischiando ed applaudendo il tecnico che comunque aveva portato il Napoli al secondo posto ed agli ottavi di Champions League.
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