Allan, il guerriero dei tatuaggi:
aggredisce, pressa e contrasta

Allan, il guerriero dei tatuaggi: aggredisce, pressa e contrasta
di Mimmo Carratelli
Domenica 22 Ottobre 2017, 10:18
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La madre, la figlia e poi la suocera di tutte le partite in un San Paolo gremito, gonfio d'entusiasmo, eccitato dall'attesa, deluso dal risultato che non è stato squillante come si sperava e com'era nei conti-scudetto.

L'Inter dei cavalieri erranti, dei solisti risolutivi, dell'allenatore Coppertone che predica difesa serrata e, poi, palla lunga e pedalare, quest'Inter cinese fa il colpo al San Paolo strappando il pareggio che però lascia in testa il Napoli.

Aglie, fravaglie, partita ca nun quaglie. L'esercito nerazzurro e cinese dell'indonesiano Erick Tohir con i generali Ren Yun, Mi Xin, Liu Jun, Yang Yang, Zhang Kangyang, Gong Zhenyu dell'Armata Suning di Nanchino attestatasi a Milano risale in ordine e con nuove speranze la penisola che aveva disceso con orgogliosa sicurezza. Il cartonato colonnello Lucky Spalletti si allontana dal San Paolo confondendosi soddisfatto nella notte di luna calante. Sono le 22,30 a Fuorigrotta. La notizia arriva a Nanchino che è già domenica, le 5,30, gli uffici della Suning sono chiusi. L'Inter ha pareggiato a Napoli, allora è pronta per lo scudetto!

È l'Inter che da vent'anni non vince a Napoli e lascia il primato alla squadra azzurra. Assalto fallito. Due anni fa fu tutta un'altra storia (30 novembre 2015) quando due gol di Higuain abbatterono l'Inter di Roberto Mancini con Handanovic, D'Ambrosio, Miranda, Nagatomo, Perisic e Icardi e il Napoli soffiò il primo posto alla formazione nerazzurra. Era avanti l'Inter di due punti. Bruciata dal Napoli al San Paolo (2-1), retrocesse al secondo posto un punto dietro. Per la prima volta, il Napoli dell'era De Laurentiis conquistò il primato in classifica.
 
 

È Allan, il guerriero tatuato, che sconvolge il centrocampo dell'Inter. Insegue, aggredisce, pressa, contrasta. L'uomo ovunque, un feroce Saladino. Toglie il respiro a Gagliardini, raddoppia su Borja Valero, pressa su Miranda. Il lato destro del Napoli è tutto suo. Conquista palla e va avanti, a testa bassa, a testa alta, sempre incisivo.

Non perde un pallone. Faceva così Tonino Girardo negli anni Sessanta, vicentino di fisico compatto e grinta contadina che non faceva toccare palla a Rivera e finì la sua carriera nell'Internapoli di Vinicio con Wilson, Chinaglia e Peppeniello Massa. Nel decennio successivo, giocando nella mediana senza macchia e senza paura completata da Zurlini e Panzanato, è stato un cane da presa il bresciano Ottavio Bianchi, paragonato a Nobby Stiles, impressionante mastino di Manchester. Nella squadra di Maradona, il cardine difensivo era Salvatore Bagni, emiliano di Correggio che Rino Marchesi convinse a lasciare l'Inter per giocare nel Napoli.

Al tempo dei mediani, questi erano i guardiani del centrocampo azzurro. Sulla loro scia è apparso il brasiliano Allan, Ringhio Star, di gioco concreto e pressante. L'irrinunciabile Allan, più simile a Dunga che al paulista Denìlson, più squalo che delfino perché addenta e non molla, non concede ghirigori e colpi per l'applauso ma spiana il tackle e porta via la palla.

Riempie lo spazio a destra dove Perisic latita e Nagatomo è frenato. Se Icardi arretra, gli fa ombra. È il ruba-palloni senza essere mai falloso. Scava profondo. Si fa spazio e calamita due avversari per fermarlo.

È una partita di danza e di pazienza, ma quando è Allan a giocare il pallone esplode la forza, brilla la grinta. Se Jorginho gioca di fioretto infilando Borja Valero, se Hamsik va a luce intermittente, Allan gioca col gladio (48' inchioda a terra Gagliardini con un pestone), di scimitarra, di durlindana (la spada di Orlando). La sua continuità è impressionante. Corre a destra e a manca, non rifiata mai. Spazza il campo, rade l'erba.

È il guerriero dei palloni recuperati e intercettati. E, palla al piede, cerca di sfondare nel match che lascia in ombra i centravanti, Icardi appena un tiro e sostituito nel finale, però Mertens due volte vicino al gol (salva Handanovic).

Quando la partita supera il 70' e il ritmo cala, Allan sembra ciondolare, cammina, ma è solo perché il gioco è lontano. Come il pallone si avvicina, accende i fari e fa rombare il motore. Ma i pistoni battono in testa. Il motore di Allan è allo stremo. E il guerriero esce lasciando il posto a Rog (75').

Uscendo dal campo, Allan si prende il «cinque» da Sarri. Se l'Inter ha fatto la squadra guerriera, il brasiliano è stato il più guerriero di tutti. Ha dato l'anima il cuore, la corsa, i muscoli. Ha dato tutto.
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