Gol a raffica e pallonetti da sogno
cancellano anche la scaramanzia

Gol a raffica e pallonetti da sogno cancellano anche la scaramanzia
di Anna Trieste
Venerdì 22 Settembre 2017, 00:00 - Ultimo agg. 11:54
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Con quel pallonetto tirato praticamente dall’isola di Ponza, mercoledì sera Dries Mertens ha travolto e spazzato via non solo le ragnatele che infestavano l’incrocio dei pali di Strakosha ma pure tutte quelle ritrosie tipicamente napoletano-scaramantiche tradizionalmente legate alla pronuncia in pubblico della parola “scudetto”. E nella stessa frase in cui è presente la parola “Napoli”, peraltro.

Con quel gollissimo non proprio uguale uguale a quello segnato da Maradona nell’85 ma sicuramente “alla Maradona” e cioè con la stessa cazzimma, follia e rapidità di esecuzione del diavulillo divino nato per sbaglio in Argentina, Mertens ha costretto i tifosi napoletani a gettare la maschera e ad ammettere una volta e per tutte che sì, quest’anno ci si crede e che se non si crede proprio proprio allo scudetto sicuramente in qualche impresa mirabile. E questo lo si capisce non solo e non tanto dal fatto che ieri a Napoli è tornata momentaneamente la monarchia e sbarazzandosi di de Magistris i napoletani hanno eletto come unico e indiscutibile proprio sovrano Dries Ciro Mertens detto “Driego” quanto dal fatto che ieri, per la prima volta, in maniera del tutto autonoma e spontanea, per celebrare il piccerillo belga sia il mondo reale che quello del web hanno osato “toccare”, sia pur scherzosamente e con rispetto massimo, il finora inattaccabile totem della corvina capigliatura maradoniana. Certo, finora avevamo visto svariati esponenti del calcio azzurro accostati a santi e beati.

Ricordiamo Benitez prima e poi Sarri in versione San Gennaro, Gabbiadini in versione Cavani, Callejon in versione Calaiò però mai, mai si era visto qualcuno dalle umane fattezze accostato a D10S. Ebbene, stavolta questo è successo e subito dopo il gol alla Lazio, dal quale è nato pure il modo di dire “Ti do un pacchero a pallonetto di Mertens” destinato a diventare nella lingua napoletana succedaneo e equivalente di “Ti do un pacchero a votamano”, sui social ha preso a circolare questa immagine votiva di Mertens con la capuzzella ricciuluta di Maradona e la scritta “Dries Armando Mertens”. Segno che qualcosa è cambiato? Chi può dirlo! Quel che è certo è che il gol di Dries ha veramente scuncicato i pensieri a tutti oltre che al portiere della Lazio attualmente ancora sotto shock. Ma l’entusiasmo oggettivo dei tifosi napoletani per le prodezze della squadra azzurra, però, non deve essere scambiato per infantile esaltazione di una popolazione che ha null’altro o poco di importante a cui pensare. Al contrario. L’entusiasmo dei tifosi napoletani, stavolta, è maturo e connotato da una chiara e precisa tensione ideologica: la presa del palazzo del calcio italiano per via e per mezzo della rivoluzione estetica. Basta con catenaccio e contropiede, basta coi pullman parcheggiati davanti alla propria area di rigore, basta con i lanci lunghi a scavalcare la Salerno - Reggio Calabria. Adesso i napoletani sanno che le partite di pallone si possono vincere pure giocando in bellezza.

Ed è per questo che da ieri sventolano in ogni dove le bandiere rosse del Sarrismo militante, con Ghoulam raffigurato nel vano tentativo di chiamare a pugno chiuso uno schema per il calcio d’angolo che sia degno di questo nome. E del resto non poteva essere altrimenti, dopo una vittoria così schiacciante contro una squadra che come simbolo identitario tiene un pennuto molto più affine ai regimi imperialistici che alle teorie della lotta di classe tanto amate dal comandante Sarri.


A “insolfare” l’animo già di per sé ardente dei tifosi partenopei, inoltre, la circostanza niente affatto secondaria della rapidità con cui la squadra azzurra ha ribaltato e rimesso in piedi dalla propria parte la partita. Cinque minuti. Un tempo brevissimo che ha ingenerato nei cinefili e negli appassionati di serie TV paralleli e paragoni con film e pellicole. Primo tra tutti “Una notte da leoni” in cui i protagonisti, invitati a un rocambolesco addio al celibato, vivono una nottata di bagordi alcolici di cui al risveglio il giorno dopo non ricordano niente. La partita con la Lazio, invece, sarà ricordata eccome e non solo dai napoletani. L’entusiasmo dei supporter azzurri, infatti, stavolta è stato ben compreso e condiviso anche da molti esponenti di altre tifoserie. E si capisce. Il bello, diceva Kant, è ciò che piace universalmente senza concetto ed è forse per questo che ieri, a ventiquattrore dal match, anche i tifosi delle altre squadre continuavano a condividere video e foto dell’impresa sarrista. E pure loro, in effetti, si sono scervellati assieme ai napoletani per cercare di capire e interpretare l’esultanza di Dries Mertens che dopo il gol capolavoro ha fatto finta di bere qualcosa da un bicchiere immaginario a favor di telecamera. Sono fioccati fotomontaggi di Ciro che beve birra, fuma spinelli, mette il collirio negli occhi o fa nuoto sincronizzato.

Quel che è certo è che la vittoria del Napoli ha messo tutti di buonumore. Oddio, tutti tutti proprio no considerando che oltre alle foto di Ciruzzo che esulta come un pazzo per il gol, su Facebook e Twitter nelle ultime ore circolano pure immagini sfottitorie dell’ex compagno di reparto e squadra, Higuain, che sconfortato per l’esclusione dalla Nazionale guarda percosso e attonito alla prodezza balistica di Mertens che quando stava a Napoli considerava più o meno il suo lacchè. Ma del resto è così, chi semina vento raccoglie tempesta mentre chi semina bellezza raccoglie gol. E Mertens lo sa. Non per niente è rimasto a Napoli. E mica è scem’!
 
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