Piccola Milano, Napoli sempre più su:
perché il Meazza non fa più paura

Piccola Milano, Napoli sempre più su: perché il Meazza non fa più paura
di Francesco De Luca
Sabato 29 Aprile 2017, 09:41
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C'è una statistica che potrebbe preoccupare Sarri alla vigilia della trasferta al Meazza, oltre alle notizie sulla grande carica che il suo collega Pioli ha cercato di trasmettere all'Inter nel lungo ritiro ad Appiano Gentile: sconfortanti sono i dati delle missioni del Napoli in casa nerazzurra, perché in novantun anni - 77 partite - vi sono state appena otto vittorie, soltanto tre nell'ultimo mezzo secolo. Maradona qui non riuscì mai a vincere, l'ultimo colpo da tre punti risale al primo ottobre 2011, quando nel giorno del suo cinquantesimo compleanno Mazzarri si regalò il 3-0 sull'Inter. Questo dicono le statistiche e possono avere un relativo significato perché vanno rapportate sempre al momento che attraversa una squadra. Ad esempio, un anno fa il Napoli fu messo ko dall'Inter perché ancora sotto choc dopo la squalifica di tre giornate inflitta a Higuain per lo scontro con l'arbitro Irrati a Udine. Si sarebbe poi ripreso e avrebbe conquistato il secondo posto, con accesso diretto in Champions League.

È questo l'obiettivo da centrare in queste ultime cinque partite, provando a colmare il distacco di 4 punti rispetto alla Roma. Il turno di domani è cruciale perché i giallorossi rischiano molto nel derby con la Lazio (che li ha appena buttati fuori dalla Coppa Italia) e il Napoli è in grado di centrare l'undicesima vittoria esterna. In attesa di perfezionare la squadra e di consentire il salto di qualità auspicato da De Laurentiis, ovvero quel contatto più ravvicinato con la Juve, c'è un altro significativo dato che riguarda i raffronti tra il Napoli e le milanesi, quel centro di potere del pallone venuto meno negli ultimi anni a causa di avvicendamenti societari e crisi tecniche, come quella dell'Inter che ha alternato quattro allenatori in pochi mesi senza riuscire ad avere la certezza di conquistare un posto in Europa, con sbandamenti a cui neanche il capitano Icardi, autore di 24 gol, è riuscito a porre rimedio. 

Negli ultimi cinque anni il Napoli - quello di Mazzarri, di Benitez e di Sarri - si è sempre classificato davanti a Inter e Milan. Accadrà anche il 28 maggio perché ci sono 13 punti in più sui rossoneri e 15 sui nerazzurri. Rispetto agli avversari di domani, anche nella stagione 2011-2012 c'è stato un distacco di 3 punti in graduatoria. Non si può spiegare tutto con i passaggi da Moratti a Thohir e da Thohir a Suning, il gruppo che ha un fatturato da 68 miliardi di dollari e ha rilevato nella scorsa estate il 68,55 delle quote, e da Berlusconi alla Rossoneri Sport Investment Lux, che alla vigilia di Pasqua ha definito l'operazione da 740 milioni; o con i balletti sulle due panchine, con avvicendamenti a dir poco umorali. In questi anni è in realtà cresciuto prepotentemente il Napoli, unico club italiano che parteciperà nella stagione 2017-2018 per l'ottava volta consecutiva alle coppe europee. Investimenti di qualità sui calciatori e sui tecnici: Mazzarri ha fatto compiere il primo salto in avanti, Benitez ha dato più appeal agli azzurri spegnendosi però nella seconda stagione e infine Sarri ha creato un gioco dovunque apprezzato. Certo, il gap rispetto alla Juve è rimasto ma qui incidono aspetti tecnici e societari, anche se bisogna ricordare che col suo fatturato (155 milioni nel 2016) il Napoli sul campo è davanti a Milan (221) e Inter (241).

È un percorso di crescita che riguarda non soltanto la squadra ma anche la società, che deve dotarsi di strutture - stadio e centro sportivo di proprietà - e sviluppare il marketing affinché gli introiti, da reinvestire sul mercato, non siano rappresentati esclusivamente da diritti televisivi e cessioni di campioni.
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