Quattro anni da presidente,
l'epopea azzurra di Roberto Fiore

Quattro anni da presidente, l'epopea azzurra di Roberto Fiore
Lunedì 27 Febbraio 2017, 17:49
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C'è una data cerchiata in rosso il 25 giugno del 1964: è il giorno in cui l'A.C. Napoli si trasformò per atto del notaio Monda in Società Sportiva Calcio Napoli, con capitale di 120 milioni, ottanta dei quali interamente versati dai nuovi soci. Achille Lauro, sempre dentro, non versò una lira, ottenendo ugualmente il quaranta per cento delle azioni per i crediti vantati. Tra i nuovi entrati suo figlio Gioacchino.

Il presidente fu Roberto Fiore eletto dopo una serie di incontri, scontri e tentativi di creare cordate alternative e, addirittura, un nuovo Napoli. Un sodalizio nuovo, in effetti, fu realmente fondato, su suggerimento di Gigino Scuotto, presidente azzurro l'anno prima, e si chiamò Napoli Football Club: come presidente ebbe Giovanni Proto. Proto era consigliere comunale monarchico, e questo rendeva verosimile che stesse agendo d'accordo con il suo amico e compagno di partito Achille Lauro. Il quale, sulle prime, si mostrò molto interessato, al punto di far preparare in Federazione dal funzionario Perlasca le carte per il passaggio della proprietà, poi prese tempo e infine disertò l'incontro risolutivo. Giovanni Proto, quasi non avesse conosciuto il carattere del Comandante, se la prese al punto di strappare la tessera dell'Unione Monarchica e di dichiararsi indipendente nel consiglio comunale. E, a ulteriore dispetto, spostò gli interessi del neonato Napoli Football Club sulla Cirio che, cambiando il nome in Internapoli, militò nel Campionato di Serie D, prendendosi il gusto di lanciare in Serie A, nella Lazio, due calibri pesanti come Giorgio Chinaglia e Pino Wilson.
 

 

Con Fiore i napoletani videro finalmente un gran bel Napoli. Grazie anche alla furbizia di Lauro, che restava presidente onorario, Fiore mise a segno due clamorosi colpi di mercato: a distanza di qualche settimana prese dalla Juventus prima Omar Sivori poi Josè Altafini. Il tasso di qualità della squadra aumentò enormemente, in formazione azzurra c'erano Totonno Juliano, Faustinho Canè, Vincenzo Montefusco, Postiglione, Panzanato, Bean, eccetera. Quel Napoli si classificò terzo, subito dopo Inter e Bologna, e prendendosi lo sfizio di rovinare la festa del decimo scudetto all'Inter. Proprio nell'ultima di campionato, infatti, gli azzurri vinsero sui nerazzurri al San Paolo per 3-1, con tripletta di Altafini. Prima di allora mai il Napoli era mai stato così vicino allo scudetto.

Fiore non si fermò, pensava a Nils Liedholm per il settore giovanile, e per rinforzare ancora di più la squadra, al granata Gigi Meroni, il cui acquisto fu ostacolato, praticamente impedito, da Lauro e dai dirigenti Tardugno e Corcione, probabilmente invidiosi dei successi di don Roberto, che aveva anche arruolato 69 mila abbonati. Fiore dovette così lasciare le redini a Gioacchino Lauro.

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