Napoli. Quel silenzio insopportabile
di Gonzalo Higuain

Napoli. Quel silenzio insopportabile di Gonzalo Higuain
di Giuseppe Montesano
Lunedì 18 Luglio 2016, 10:09 - Ultimo agg. 10:14
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L’incertezza amletica ci sfianca, e non capiamo: resterà o non resterà? Noi lo striscione del cuore per dire a Gonzalo il Barbuto «resta» lo innalziamo, ma appena sentiamo la sempre ultimissima e contortissima dichiarazione del fratello del Barbuto, quello striscione vorremmo bruciarlo su un rogo insieme con molto altro. E intanto il vero Higuain tace, sembra il muto del San Paolo, e nemmeno la sua barba parla. Ma noi così non possiamo continuare. Quando ci svegliamo la mattina, e ci stiamo sottoponendo ad una faticosa doccia dopo la calura notturna, pensiamo: Ma sì, se proprio vuole andare in quella squadra che è meglio non nominare perché forse ci porta anche sfiga, che ci vada! Vuole i soldi e il potere? E se li prenda! Troveremo di meglio con i novantacinque milioni e settecentomila euro listati a lutto bianconero, e che alla Vecchia l’affare le vada di traverso con il risultato di zero gol in un anno.

Ma non è passato nemmeno un secondo, dopo la doccia stiamo bevendo il primo caffè della giornata, e il sapore sudamericano dell’oro nero nella tazzina ci fa sobbalzare: No, no, no! E come faremo a dimenticare la rovesciata che chiudeva un campionato nonostante tutto fiabesco, e quei suoi gol che spuntavano come papaveri di stile in mezzo al grano operaio? Come faremo a dimenticare la commozione del Barbuto che sembrava innamorato di Napoli e pronto a immolarsi per noi? No, non c’è dubbio, Gonzalo deve restare e resterà. Le offerte della zebrona inchiattita di soldi sono solo fantasmi estivi suscitati dal troppo caldo, fantasie di familiari che non fanno gol e sono lacerati da oscure invidie, malvagità di napoletani trapiantati da Napoli a Torino e diventati ingrati. E mentre andiamo in macchina verso un lavoro che non si aggira intorno ai sette milioni e mezzo di euro l’anno, ripensiamo a certi gol perfetti e alle promesse di non tagliarsi la barba finché portava fortuna a Napoli, a quella voglia di trascinare tutta una squadra al di là delle sue stesse energie: e anche se l’aria climatizzata dell’auto ci irrigidisce la faccia, la distendiamo in un sorriso beato. Poi, basta un niente, e si ricomincia. Un tizio per le scale dice che ormai è sicuro perché lo dice internet che «lui» se ne va, un altro annuisce come se gli confermassero che ha due giorni di vita, e il terzo sembra sprofondato nel più desolato degli incubi.

E noi vorremmo fare finta di niente, vorremmo non aver sentito: ma è impossibile, il tarlo è tornato, e scava. Resterà o non resterà? La questione è che lui, il Barbuto, non parla. Non dice sì, non dice no, non dice. E il tarlo scava dicendo che tutto, ma proprio tutto può fare il Barbuto, ma non il gigolò con una Vecchia che da sempre gode a umiliarci: tutto ma non questo! Ma il pensiero è così insopportabile che un altro tarlo comincia a scavarci il cervello, un tarlo da tifosi semplici e ingenui. E ripensiamo alla campagna acquisti, con la quale abbiamo praticamente comprato un centinaio di calciatori eccellenti nei titoli dei giornali e poi li abbiamo persi nella realtà dei fatti, quasi che per i grandi calciatori i contratti con questa squadra fossero meduse velenose. E una vocina, la vocina immortale del tifoso che vuole sognare ed è tifoso proprio perché sogna dietro un pallone preso a calci, comincia a sussurrare che certo nessuno sforzo vero è stato fatto per rinforzare la squadra, e senza quello sforzo tutti sanno che non si cantano messe di Coppa o di Scudetto, ma al massimo dei Miserere e dei Requiem per i sogni di gloria.

E il tifoso in noi, l’innamorato della rovesciata di Higuain e del bel calcio, si chiede: non meritava forse il Barbuto due o tre costosi sotto-dèi al suo servizio per vincere in Europa e dovunque? Ma poi ci riscuotiamo perché la ferita duole, la ferita fatta di strisce bianche e nere che ci tagliano la pelle in profondità, e ci chiediamo perché mai lui taccia.
E parla, Barbuto! Dicci la verità, Higuain! Basta con i tatticismi che non ami, Gonzalo! Vuota il sacco anche sulla campagna acquisti, ma spazza via tutte le chiacchiere con tre sole, semplici parole: io resto qui. E se non puoi dire quelle parole, allora parla chiaro, come fanno i grandi campioni: ma fallo presto. A noi il traccheggiare, e tu che ami Napoli hai certo imparato che vuol dire «traccheggiare», non piace: a noi, ancora più dei gol, piacciono i campioni e gli uomini veri.
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