Napoli-Roma, non basta più la tattica
adesso aggressività e ritmo

Napoli-Roma, non basta più la tattica adesso aggressività e ritmo
di ​Francesco De Luca
Sabato 15 Ottobre 2016, 09:17
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È la sfida che designa l’anti-Juve, perché rischia di crearsi un solco dopo appena otto giornate tra la squadra capolista (ospita stasera l’Udinese) e quella che dovesse cadere al San Paolo, dove non si gioca nel consueto orario notturno da big match perché le tensioni tra le frange estreme delle tifoserie sono sempre forti.

Peccato. Lo spettacolo dovrebbe essere assicurato tra il Napoli che gioca il migliore calcio del campionato e la Roma che non ha continuità ma ha eccellenti interpreti, uno dei quali partirà ancora una volta dalla panchina per sprigionare eventualmente il suo talento nell’ennesimo finale di partita: Totti, il quarantenne campione che anche Maradona ha eletto suo idolo. 

Sarri ha chiarito, anche se in ritardo, il senso delle sue parole dopo la sconfitta a Bergamo. Dichiarare che il campionato si sarebbe riaperto soltanto in caso di «cazzate mostruose della Juve» non era una resa. Lieti che sia sempre molto motivato e creda nella - concreta - possibilità di ridurre, o eliminare, il distacco dalla capolista (adesso è di 4 punti), per la quale è stato finora tutto agevole, escludendo la caduta sul campo dell’Inter. C’è un’immediata verifica tattica da fare e riguarda la collocazione di Gabbiadini, naturale sostituto del lungodegente Milik. Non hanno le stesse caratteristiche: Manolo è uomo d’area più moderno e meno statico, dunque cambierà il tipo di supporto delle ali. Gabbiadini non è un ragazzino della Primavera, piombato per caso in questo contesto. Ha esperienza e qualità, se è stato costretto al turnover a Napoli è perché ha avuto davanti prima Higuain e poi Milik, più redditizio nel primo mese e mezzo di questa stagione. Peraltro, il gioco di Sarri resta offensivo a prescindere dagli interpreti.

Anche la Roma ha subito due forfait pesanti: a Trigoria, poco prima della partenza per Napoli, si sono fermati Bruno Peres e Strootman. Spalletti dovrà ridisegnare la squadra, riportando Florenzi sulla fascia destra, al ruolo di terzino, e piazzando Paredes al fianco di De Rossi davanti alla difesa mentre Nainggolan giocherà dietro a Dzeko. Gli azzurri dovranno tenere alto il ritmo, provando a stordire i giallorossi, che hanno dato vita a un bel confronto fisico con l’Inter prima della sosta. Il passo degli uomini di Spalletti, benché a una lunghezza dal Napoli, è stato incerto. Dopo aver sprecato la chance di partecipare alla Champions League, hanno conquistato un solo punto nelle trasferte di campionato. Difficile che il tecnico, uno che ama il gioco come il suo avversario, riproponga il tema tattico del suo predecessore Garcia nello scorso dicembre, quando la Roma in crisi fece catenaccio e portò via dal San Paolo il punto. Ci sono tuttavia equilibri da salvaguardare perché i giallorossi accusano cedimenti in difesa: l’attacco degli esterni, gli inserimenti di Hamsik e le conclusioni di Gabbiadini possono metterli in difficoltà. Sarri vuole rivedere una squadra aggressiva dopo quella impacciata (e affaticata in alcuni suoi rappresentativi uomini) battuta da una modesta Atalanta.

Anche Spalletti ha fatto un pubblico e meritato elogio del lavoro di Maurizio. Ha riconosciuto che il suo è il calcio «più completo di tutti» e ha definito il collega corregionale - Sarri è napoletano di nascita e toscano di fatto - «ingegnoso perché ha prodotto cose belle e nuove». Il Napoli ha un’identità, da quel modulo e da quella forma non si discosta, anche se l’allenatore non vorrebbe una squadra monocorde e ha confermato la variabile del “falso nueve” - Mertens più di Callejon - quando vi sarà un difesa schierata, caso che si verifica molto spesso perché più tecnici ritengono che piazzare otto uomini a protezione della porta sia la contromisura più opportuna contro il Napoli. Che andrà avanti con queste forze dopo lo choc dell’infortunio di Milik, non pescando uno svincolato, in attesa di interventi sul mercato di gennaio, spesso foriero di illusioni, ma stavolta scelta obbligata. Ne parleranno più in là Sarri e De Laurentiis, che dopo 74 giorni si è fatto vedere al fianco dell’allenatore e degli azzurri nel centro di Castel Volturno. Celebrata la festa per i 90 anni del club il 1° agosto, il presidente non aveva seguito più la squadra né al San Paolo (dove vi sono state le contestazioni di una parte della tifoseria) né in trasferta. Torna a Fuorigrotta non tanto perché glielo ha chiesto il tecnico, con cui aveva avuto un botta e risposta dopo i rigori negati a Genova, ma perché avverte la necessità di far sentire la sua presenza alla squadra nel momento in cui bisogna riprendere la corsa per afferrare la Juve, a due settimane dallo scontro diretto a Torino. Senza pensare al gap di punti e fatturati. Perché se a Fuorigrotta oggi finisse in pareggio e i bianconeri vincessero, sarebbe vera fuga.

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