Scossa Napoli, Sarri: «Tiriamoci su, è tutto nelle nostre mani»

Scossa Napoli, Sarri: «Tiriamoci su, è tutto nelle nostre mani»
Giovedì 28 Aprile 2016, 10:05
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Ai lati di Napoli e Roma ci sono le transenne. È l'ultimo tratto di rettilineo, quello dei denti stretti e delle pedalate in apnea. «Finiamo l'opera, ci siamo meritati questo secondo posto e nessuno deve pensare di potercelo togliere». Maurizio Sarri prende la parole e il suo è un monologo. La squadra, ieri pomeriggio a Castel Volturno, ascolta in silenzio. Non c'è bisogno che qualcuno dica la sua, come è avvenuto dopo il ko di Udine. Questa volta basta l'allenatore. «Faccio fatica a spiegarmi come abbiamo perso la partita di Roma. Però se uno ha gli avversari in pugno, deve colpirli e affondarli». Già. Due giorni dopo la ferita brucia ancora. Eccome. Perdere significa mantenere la ruota avanti ma con gli avversari ancora incollati. Perdere, come il Napoli ha fatto con la Roma, produce tossine velenose complicate da mandar via.

«Ora non pensiamoci più, abbiamo tre partite da vincere. Se non lo faremo, vuol dire che non meritiamo di andare in Champions».Dà la carica a modo suo, il tecnico toscano. Poi mette su i dvd preparati dallo staff in cui mostra tre fasi in cui la squadra azzurra è andata in difficoltà all'Olimpico, concentrandosi in particolare sull'azione del gol di Nainggolan e gli errori dei centrocampisti. Gioca con la testa dei suoi ragazzi, Sarri. Non è il caso di spremere il gruppo né sotto l'aspetto psichico né quello atletico: la stagione è stata logorante e quello che conta è arrivare alla gara con l'Atalanta con le pedine importanti al top. Sarri vuole che la sua creatura ritrovi l'euforia dell'impresa a portata di mano, cosa che renderebbe la testa leggera e le gambe forti. Sarri ha in mano una squadra compatta e allineata, con modesti e normalissimi bruciorini di stomaco, al contrario di Spalletti che ha sempre il Maalox in tasca, per sé, per Totti, De Rossi o per il presidente. Le prossime due partite, gli ultimi chilometri di corsa, sono un mondo nuovo per Sarri che per un obiettivo così importante non è mai stato in lotta nella sua carriera. L'impaccio, che è la paura di perdere tutto in un istante, dopo tanta fatica, lo accompagna in punta di piedi. Il Napoli giocherà lunedì sera conoscendo già il risultato della Roma a Marassi: qualunque cosa facciano i giallorossi con il Genoa, il Napoli dovrà avere il braccio molto fermo. Anche se dovesse capitare di servire per il match-point.

Sarri, grazie al suo eccellente lavoro, è in condizione invidiabile: è già certo di avere fatto una grande stagione, ha la piena fiducia di base e vertice. Ma se che il giudizio finale dipenderà da questi ultimi 18 giorni. Al suo intervento, che dura davvero una manciata di minuti, assiste il vicepresidente Eduardo De Laurentiis: «Siamo padroni del nostro destino, è nelle nostre mani», conclude. Aggiungendo che non deve più capitare di non sbloccare o chiudere partite dominate. Soprattutto ora che la tensione cresce. Il presidente azzurro probabilmente passerà a fare un saluto alla squadra a fine settimana. Nell'ultimo tratto di strada, il patron incrocerà due vecchie sue conoscenze: Reja e Ventura. Sarri fa affidamento sulle carte migliori del Napoli: l'euforia atletica, le motivazioni feroci, la compattezza dell'ambiente, la qualità tecnica, il talento dei solisti. «Finiamo l'opera». Non vuole più errori. Papà Reina, Miguel, a Radio Crc, ha riportato le frasi del figlio Pepe che danno il senso del clima che si respira nello spoglitoio del Napoli: «Sì, mi ha detto di non essere preoccupato, perché hanno già superato la sconfitta di Roma, sono sicuri di avere tutte le qualità per vincere le ultime tre partite. Loro ci credono». 
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