Il ritorno al gol del bomber Milik
per decollare dopo l’infortunio

Il ritorno al gol del bomber Milik per decollare dopo l’infortunio
di Marco Ciriello
Lunedì 24 Aprile 2017, 08:29
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Sette mesi, una manciata di partite e quattro minuti: il tempo di Arek Milik per tornare al gol, liberarsi dall’angoscia e smettere di guardare con insofferenza le partite di Dries Mertens. È un inizio. Per ricominciare e smettere di essere «il sospeso» tra campo e panchina o quello che viene gettato nella confusione degli ultimi minuti e deve inventarsi di tutto per dire: sono tornato, sono ancora io, che avevo segnato e convinto, quando il livido della botta Higuain era grande come l’ombra del Vesuvio. 

Poi è caduto, ed è uscito di scena, è caduto ed è finito nella degenza, è caduto ed ha faticato per riprendersi la maglia al più presto possibile. Ma il vero ritorno per un attaccante è il gol, e su azione (per questo bentornato anche a Domenico Berardi), solo il gol sancisce la ripresa, e canta la rinascita. Ma Milik è uno abituato al dolore, sa che la vita non è facile per nessuno, e la sua non è stata un pic-nic, per questo non si è abbattuto: a sei anni ha perso suo padre, a 11 rischiava una carriera da ragazzino di Charles Dickens, a 17 era pronto per la Disney. Almeno stando alle gazzette, a vederlo, serio e sfuggente, smarcarsi dai difensori e dalle copertine, si capisce che c’è dell’altro. 
Una scorza da lottatore, senza urla e strepiti, annunci e vendette, piuttosto silenzioso, e soprattutto concretezza. E dopo vari tentativi, dove era evidente il suo stare sul confine tra la voglia di tornare e il fisico che chiedeva di aspettare, in quattro minuti ha sanato il debito col dolore, ed ha segnato. Regalando un pareggio prezioso al Napoli – che meritava più gol, contro un Sassuolo molto fortunato, ha un palo e una traversa che ancora trillano come allarmi di banca – che lo tiene in scia della Roma. Un gol doppio, quindi, prezioso e speciale, che serve a risalire sull’onda, a rimettersi nell’area di rigore con un po’ di convinzione in più. Di nuovo concentrato sul suo calcio, non più in disparte, niente più verbi al futuro, ma al presente: come compete agli attaccanti, trapezisti dai piedi per terra, pragmatici pure quando prevedono spazi e palloni, pure quando agganciano cross impossibili prodotti da carambole e rimandi. E un calcio d’angolo di Callejon diventa un annuncio alla Bob Dylan: è cambiata l’aria, all’improvviso, la degenza è finita, si torna a segnare e quindi ad essere normali, la tocca Albiol, e Milik percepisce il messaggio, stoppa di destro e in mezza rovesciata – senza che il pallone tocchi terra – la mette di sinistro alle spalle di Consigli. Come uno Sputnik. 

Il ragazzo polacco torna a viaggiare per i campi. Oplà. Con uno sforzo e l’occasione giusta, si completa il percorso di guarigione, e tutto il dolore che l’ha portato lì a ricevere quel pallone spizzato da Albiol: non esiste più, esiste solo di ripiegarlo e metterlo in porta, per ribadire priorità. Così se Insigne è Saverio del Nord Ovest il protagonista del romanzo di Giuseppe Ferrandino citato da Aurelio De Laurentiis in conferenza stampa, Milik diventa Siddharta – bravo centravanti di manovra tra l’altro – che scopre il dolore, contempla chi l’ha preceduto nella sofferenza e poi rinasce, ancora una volta in provincia. Tutta l’azione che porta al suo gol è un momento di surplace che comincia quando lui la stoppa di petto – e non sta amministrando solo un pallone, ma la sua ripresa – la lascia scendere sul destro e poi liberandola a mezz’aria la schiaccia in porta, è una rete da cartone animato, perché Milik ha gli aguzzi segni tra naso e pettinatura, spalle e altezza, d’un attaccante disegnato, affilato come una spada, col corpo che riflette la funzione, basta vederlo in giacca – come qualche giorno fa all’Amsterdam Arena, ospite dell’Ajax, sua ex squadra, che non dimentica i campioni che crea – apparire in tutta la sua spigolosità. 
Adesso che ha misurato l’ennesima evoluzione possibile della debolezza, e che è tornato in piedi ad esibire la sua forza e i il suo talento, e con gli occhi a fare la panoramica da bambino in giostra e vedere l’effetto che fa, può finalmente sorridere e aggiungere con i suoi gol un’altra possibilità alla corsa del Napoli. 
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