Ciro Ferrara: «Questo nuovo Napoli low profile può sorprendere in campionato»

Ciro Ferrara: «Questo nuovo Napoli low profile può sorprendere in campionato»
di ​Francesco De Luca
Mercoledì 5 Agosto 2015, 09:05 - Ultimo agg. 09:06
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Vacanze nel Golfo di Napoli, casa sua. Ciro Ferrara, ex campione pluriscudettato (sette titoli tra Napoli e Juve, oltre a quello bianconero del 2005 revocato), 48 anni, è opinionista televisivo (ma nella prossima stagione cambierà squadra e non sarà sugli schermi di Sky Sport e Cielo Tv) e allenatore in attesa di panchina. «Ma non parlate di progetti: in quelli credo relativamente e infatti ho lasciato cadere alcune proposte perché mi sono apparse incasinate».



Non allena dal dicembre 2012, il mese delle ultime partite alla Samp. Cosa è successo in questi mesi?

«C’erano state un po’ di idee, anche all’estero, ma non si sono concretizzate».



Perché fermo da tanto tempo?

«Il nostro è un ambiente difficile, legato a luoghi comuni: si punta su tecnici che hanno maggiore esperienza. Eppure, quando ero alla Juve l’obiettivo era lo scudetto e io a metà campionato ero al terzo posto, alle spalle dell’Inter del Triplete; all’Under 21 ho fatto bene; l’obiettivo della Samp era la salvezza e io non mi sono mai trovato tra le ultime tre in classifica, andai via per una questioni politiche, diciamo così, perché c’erano contrasti tra i vertici dirigenziali. In Italia si pensa che gli obiettivi si possano raggiungere in mezza stagione: servono pazienza e lucidità nei momenti difficili».



A proposito di allenatori esperti, il Napoli si è affidato al 56enne Sarri dopo Benitez: che ne pensa?

«C’è stato iniziale scetticismo nei suoi confronti, ora mi sembra che ci sia entusiasmo. Un anno fa la situazione era differente: a Napoli in estate si parlava di scudetto e il discorso venne rilanciato dopo la vittoria sulla Roma a inizio novembre. Sappiamo come è andata a finire».

E l’obiettivo del Napoli, quest’anno, qual è?

«Mi sembra che non sia stato indicato e questo low profile potrebbe agevolare la squadra, consentendole di essere protagonista nella prossima stagione».



Da scudetto?

«Calma, la favorita resta la Juventus anche se ha perso calciatori di qualità e personalità come Tevez, Pirlo e Vidal, peraltro autori di tanti gol negli anni scorsi. Sono stati presi elementi di valore, assolutamente non seconde scelte. Un nome per tutti: Mandzukic. Questi avvicendamenti nella Juve rappresentano uno stimolo e anche una forma di pressione per le altre squadre, quelle che si sono mosse per rafforzarsi nella speranza di raggiungere il livello dei campioni d’Italia. Questo può essere l’anno cruciale per chi ha certe ambizioni. Mi auguro che si possa riproporre la situazione di qualche anno fa».



Quale?

«Si diceva che nel campionato italiano c’erano sette sorelle, sette squadre talmente forti da giocarsela alla pari per scudetto e Champions League. Negli ultimi anni c’è stato l’assoluto predominio della Juve, magari nel prossimo torneo non assisteremo a uno scudetto già assegnato a metà percorso».



Il Napoli ha operato sul mercato, però resta indefinito: ha bisogno di rinforzi in difesa.

«Al momento, la squadra non ha un organico super attrezzato: sarà fondamentale l’opera di Sarri, può rappresentare lui il valore aggiunto per il Napoli. A Empoli si è fatto apprezzare per il suo lavoro logico ed essenziale: poche giocate ma fatte bene».



Quali sono stati gli acquisti più importanti?

«Dico Reina, che ha carisma, personalità, leadership. Anima dello spogliatoio, aspetto che conta in un gruppo. E poi Allan, centrocampista che ho visto spesso nell’Udinese: ha qualità e temperamento, meritava questo salto di qualità».



Sarri ha voluto due pupilli, Valdifiori e Hysaj.

«Hanno fatto bene a Empoli, però la pressione è differente a Napoli: chi ha indossato questa maglia, lo sa».



Da tecnico dell’Under 21, ha lanciato Insigne: come lo giudica da trequartista?

«Nel mio 4-4-2 era esterno, vedo che si è convinto a giocare in questo ruolo. Le partite d’estate non fanno testo, bisogna rivederlo in campionato, che è tutt’altra realtà. Lorenzo è bravo nell’ultimo passaggio, vediamo come andrà adesso l’attacco con le due punte. L’attacco è tra i migliori d’Italia, lo dicono le qualità dei giocatori e i numeri. Dietro, Benitez non ha variato il modulo pur non avendo giocatori rapidi, adesso la presenza di un centrocampista davanti alla linea aiuterà il reparto e la fase difensiva. Vedremo se è un problema di modulo o uomini. Ma non si possono discutere calciatori di alto livello come Albiol, un campione del mondo e d’Europa».



Secondo un esperto come si migliora la difesa del Napoli?

«Non è facile acquistare calciatori italiani o calciatori che giocano già in Italia: costano tanto. E quelli stranieri hanno bisogno dei tempi di ambientamento. È certo che il Napoli ha avuto difficoltà nella zona centrale e che l’ossatura di una squadra, dalla difesa all’attacco, è là, al centro: bisogna lavorare bene, dunque».



Per Romagnoli la Roma vuole trenta milioni. Si è mai chiesto quanto costerebbe, oggi, Ferrara?

«Lui è un ottimo difensore, ma ai miei tempi valutazioni alte erano attribuibili soltanto a calciatori reduci da sei o sette campionati in un top club. Romagnoli ha un anno di serie A alle spalle, e con la Samp. Ma il discorso delle cifre eccessive non riguarda soltanto lui: lo farei anche per i 100 milioni pagati a suo tempo dal Real Madrid per Bale. È un discorso di proporzioni che francamente non tornano».



Sa quale garanzia De Laurentiis ha dato ai tifosi? «Ha indicato l’obiettivo per la stagione?».



Ha detto che quest’anno le maglie azzurre saranno sudate.

«Parole che fanno riflettere: evidentemente un anno fa le cose sono andate in un altro modo».
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