Finisce il ritiro del Napoli a Dimaro: tre settimane per la riscossa fra droni, selfie, sudore e umiltà

Finisce il ritiro del Napoli a Dimaro: tre settimane per la riscossa fra droni, selfie, sudore e umiltà
di Pino Taormina
Giovedì 30 Luglio 2015, 08:30 - Ultimo agg. 08:42
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Dimaro. Quante cose sono accadute in questi giorni a Dimaro, che dall’11 luglio è stato il quartiere generale del Napoli. Nel vero senso del termine: strategie di mercato, briefing sullo stadio, riunioni tecniche. Ed è filato tutto liscio, tra curiosità, tormentoni, novità e frasi spot. Con trentottomila tifosi presenti nelle tre settimane, dato comunicato ieri dagli organizzatori trentini. Drone A un certo punto, quando hanno provato a riprenderlo non autorizzati, è spuntato persino il copyright dei diritti d’immagine. Qualcuno ha provato persino ad appellarsi all’Enac, alla libertà delle riprese degli spazi aerei. Inutilmente: il drone (o meglio, il Napoli ne ha acquistati quattro) registra la fase difensiva, con maggiore profondità e precisione rispetto alla telecamera fissa. Due sono andati ko. Ma entrambi subito riparati.



Selfie Persino i preti della curia di Napoli non sono riusciti a resistere e quando si sono trovati a tu per tu con Higuain a bordo campo lo hanno circondato per scattarsi la foto da soli. Prima e dopo la messa del cardinale Sepe. Non c’è stata tregua per i giocatori del Napoli: la passione non ha risparmiato neppure quelli dello staff.



Riscossa Il gruppo è lo stesso uscito malconcio dall’ultima stagione. Quinto posto e una semifinale persa col Dnipro. Una squadra che ha rincorso fino alla fine la zona Champions e la conquista dell’Europa League che non è stata smantellata. E allora i vari leader dello spogliatoio non fanno che caricarsi parlando di riscossa. Il sorriso sgarciante di Callejon è un po’ il simbolo di questa aria nuova che si respira in casa Napoli.



Umiltà È un po’ la fissa del nuovo allenatore toscano. In allenamento non ha mai urlato. Neppure una volta. Dicono che non gli piaccia farlo e nel caso lo lasci fare a qualche collaboratore. Racconta lui stesso che quando ha dovuto fare un’osservazione ad Albiol si è messo a ridere: «Io che devo dire a un campione del mondo cosa fare?». La squadra ha capito che sotto le sembianze gradevoli, l’uomo è fatto però di ferro e fuoco.



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