Napoli. Ira Benitez, il rinnovo è più lontano: lo spagnolo aspetta un'offerta del Liverpool

Napoli. Ira Benitez, il rinnovo è più lontano: lo spagnolo aspetta un'offerta del Liverpool
di Pino Taormina
Martedì 3 Marzo 2015, 12:02 - Ultimo agg. 12:03
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Nella costruzione della frase e nella scelta delle parole, comprese quelle che finiscono dopo un poco con un punto, Rafa è un maestro. Ma l'enorme passo indietro del Napoli a Torino lo obbliga alla recita: la conferma, forse, che siamo davanti a un addio travestito da attesa.



La tragicommedia si intitola Benitez, la interpreta un attore chiamato Benitez e narra di un personaggio di nome Benitez. Del contratto non vuol sentirne parlare. E questo dà il senso che ne ha già parlato. Ha detto di no al rinnovo. Perché lui del progetto-Napoli non si fida: non accetta che a Castelvolturno siano stati fatti solo piccoli lavori, che non ci sia un vero e proprio piano di sviluppo del settore giovanile, che il mercato sia legato solo all'ingresso in Champions o alla vendita di un big. Ecco: Rafa vuole delle rassicurazioni su tutti questi punti. Che non ha ancora avuto. E poiché sa bene che molte delle riserve che De Laurentiis ha accumulato con saggezza in bilancio in questi anni sono destinate al restyling del San Paolo, teme che in estate il Napoli non possa fare un ulteriore passo in avanti. Soprattutto se dovesse di nuovo affrontare il preliminare Champions.



E la situazione, forse, comincia a essere un peso per la squadra. O almeno lui comincia a pensare che possa esserlo. Era certo del contrario: ma comincia a capire che questa incertezza potrebbe essere alla base dei rendimenti singhiozzanti del suo Napoli. E di qualcuno dei suoi fedelissimi, come Higuain e Callejon per esempio. Il no a De Laurentiis non è un rifiuto legato ai soldi: potrebbe tranquillamente strappare un ingaggio superiore a quello attuale (che lo rende comunque uno dei più pagati della serie A).



Il punto è che ogni volta che perde è come se il coltello tornasse a rigirare nella piaga: quante volte aveva detto che aveva bisogno di almeno un altro difensore? E quante di un centrocampista all'altezza del suo gioco? E quante di un altro leader che potesse prendere in pugno i momenti chiave dell'incontro? Ecco: l'entrata in scena a Torino del gemello cattivo del Rafa buono non è un caso. Perdere contro i granata, d'altronde, è assai meno grave che scivolare a Palermo.



Eppure, domenica il sorriso era perso: Benitez ha risposto sottovoce (e sempre alla stessa maniera) a ogni domanda quasi sbuffando e quasi ce l'avesse più con gli interlocutori che con i giocatori (in particolare qualche big) o l'arbitro. È apparso un po' più solo, un po' più opaco. Lui e De Laurentiis ieri si sono sentiti come sempre. Si sono parlati, confrontati: il presidente si è fatto spiegare il senso della chiacchierata alla squadra, ha voluto capire cosa non ha funzionato all'Olimpico. Ma in realtà De Laurentiis quando fa le domande a Benitez conosce già le risposte. Così come sa bene del perché non ha messo ancora la firma al nuovo contratto: Rafa continua a sognare il Liverpool.



E il fatto che la sua ex squadra abbia fallito anche il traguardo in Europa League (resta in corsa solo per la FA Cup che in Inghilterra ha lo stesso valore del campionato, se non di più) potrebbe averlo avvicinato al ritorno a casa.
Ecco, forse quel muso lungo è l'inizio di un piano che potrebbe portare all'addio. Il vecchio Rafa è come se avesse convocato tutta una serie di fantasmi, come se fossero giocatori: provocazione, antipatia, sfida e piagnisteo. Ce l'ha coi suoi fedelissimi, il buon Benitez: e con tutti quelli che - a suo avviso - non comprendono la sua grandezza, motivo per cui non vede l'ora di sbattere la porta in faccia a tutti.
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