Benitez: «Lascio il Napoli, ma voglio il terzo posto». De Laurentiis: «Qui i politici non ci hanno aiutato»

Benitez: «Lascio il Napoli, ma voglio il terzo posto». De Laurentiis: «Qui i politici non ci hanno aiutato»
Giovedì 28 Maggio 2015, 10:33 - Ultimo agg. 29 Maggio, 08:25
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NAPOLI - Un lungo addio che era nell'aria. Rafa Benitez lascia il Napoli dopo due anni e due trofei, senza rancori ma con qualche rimpianto. L'annuncio oggi, durante l'attesa conferenza stampa trasmessa in diretta sul nostro sito, in collaborazione con Canale 21 dal centro tecnico di Castelvolturno, alla vigilia della decisiva sfida di domenica prossima contro la Lazio.

Benitez e il suo addio: «Come tutti sapete avevo due anni di contratto col Napoli - ha esordito il tecnico spagnolo - che finiranno dopo la partita importantissima con la Lazio. Ringrazio il Napoli, però il mio ciclo finisce qui. Voglio finire bene e lasciare il Napoli in Champions, lì dove merita. Ho fiducia che sarà così. E' sempre triste - ha proseguito - lasciare un posto dove sono stato trattato bene. Ma sono stato due anni lontano dalla mia famiglia. Ho provato a convincere mia moglie, ma non è stato facile. Così ho detto tutto ad Aurelio. E' stata un'esperienza di crescita in questi due anni, ma la famiglia è sempre più importante di tutto. Abbiamo vinto due trofei, uno contro la Juve. Fare due semifinali ed essere fuori per qualche gol irregolare non è da poco. Possiamo ancora lottare per il terzo posto: mi sembra un bilancio molto positivo.

In Spagna si dice che 'i tori si vedono sempre meglio dalla barriera'. Siamo arrivati in fondo a tre competizioni con una squadra che è andata dai 14 ai 18 giocatori. La base per far meglio in futuro c'è. Quest'anno abbiamo sbagliato molti rigori e potevamo essere più in alto. Ogni maestro ha la sua maniera di fare le cose: questo è il Napoli che ha vinto di più negli ultimi 26 anni».

De Laurentiis, lo stadio e il futuro: «Ringrazio Rafa - ha subito detto il patron azzurro -. Mi conquistò subito per questo suo senso di internazionalizzazione che avrebbe potuto dare a Napoli. Ci sono stati giocatori stranieri e un coach che ha saputo valutarli in questi anni. Ho letto informazioni sballate negli ultimi tempi: molti non avevano idea di cosa fosse un'opzione, quella per il secondo anno. Rafa mi fece già capire tempo fa che la moglie e le figlie lo reclamavano in una postazione più vicina. Me ne sono fatta una ragione e mi sono mosso mesi prima per cercare un altro allenatore. Rifondare è un verbo che non è adeguato al futuro - ha proseguito -. Io continuo a seminare. Non è detto che per internazionalizzare si debba vincere lo scudetto. Ho sbagliato a parlare di vittoria del titolo quest'anno. Ho disatteso le promesse. Ma per il sesto anno consecutivo siamo l'unica squadra italiana in Europa. Quest'anno perderò una ventina di milioni, poiché non abbiamo il fatturato di Juve, Milan o Borussia. Il 31 maggio presento in Comune il progetto di fattibilità per il nuovo stadio che si può realizzare il 16-18 mesi. Voglio costruire un centro per la 'cantera' sulla base dei grossi club europei. Il problema stadio non si può più derogare: è un 'minus' che ci siamo portati appresso per troppo tempo. I primi 10 anni sono a Napoli stati di costruzione: qui però gli amministratori politici non sempre ci hanno aiutato. Non dimentichiamo che nei primi anni ci siamo trovati in mezzo a monnezza e terra dei fuochi. Chissà, forse altrove avrei già vinto una Champions o un titolo. Nel ranking siamo davanti a Siviglia, Inter, Liverpool. Qui, quando sono arrivato, vedevo i bambini giocare con le maglie della Juve o del Milan. Oggi non accade più: il Napoli è rinato. Poi ho visto giornalisti che tifavano Juve o altri club e che ci remavano contro. E che ci remano tuttora contro. Ma noi abbiamo le spalle forti. Essere napoletani è una condizione dello spirito. Speriamo che questo periodo di inquisizione spagnola qui a Napoli sia finito. Sapete, fino al 1859 questo era il regno più ricco d'Italia, poi arrivò quel gran parac... del conte Camillo Benso di Cavour e rubò tutto. Sono stato contento di aver avuto qui il 'cavaliere' ispanico Benitez che ha creato un clima molto disteso. Il calcio? E' dominato da signori del passato che non sanno innovare. Platini si comporta come un monarca, non si è reso conto che con l'Isis i modelli di sicurezza negli stadi devono cambiare. Cosa mi ha diviso da Benitez? L'amore per il mare, a lui non piace e a me sì. Il nuovo allenatore? Lunedì è presto, lasciatemi lavorare. Farò con i media due cene a settimana e insieme parleremo di ciò che sembra giusto o no e confronteremo le nostre ragioni senza falsi pudori. Sarò un libro aperto e se funziona vedremo. Ci servono innesti giusti: sappiamo che dobbiamo rafforzare il centrocampo e la fascia destra. Poi dipenderà da come giocherà il futuro allenatore: se vorrà più mediani o un fantasista. Lo accontenteremo. Il nuovo direttore sportivo? E' una figura che ha fatto un po' il suo tempo. Voglio verificare se quella figura è sufficiente per gestire un certo 'dominio' di una società calcistica e per far diventare il calcio un po' più normale. Bigon? Vuole l'aria del nord».

Nel frattempo occhi puntati sulla Champions: si va verso il tutto esaurito al San Paolo, con 25mila biglietti venduti in poco più di 24 ore, e probabile nuovo record d'incasso.

a cura di Marco Perillo. Video di Roberto Ventre