Insigne e il gol al Verona: «Orgoglioso di essere terrone, una vittoria per la mia Napoli»

Insigne e il gol al Verona: «Orgoglioso di essere terrone, una vittoria per la mia Napoli»
di Pino Taormina
Lunedì 23 Novembre 2015, 10:53 - Ultimo agg. 15:56
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Verona. Il tiro al piccione. Ogni volta che viene da queste parti si comincia con gli insulti e si finisce con lui che fa festa per un gol. Evviva Lorenzo Insigne, il terrone doc del Napoli che chiude la sfida dell'odio alla sua maniera: con un colpo di biliardo e un assist al platino. «Sì, è ancora più bello qui perché me ne hanno dette davvero di ogni genere». Al Bentegodi va di scena «l'Insigne day» - gol numero 100 nell'anno solare 2015, poi l'assist per Higuain - per una gara che per Lorenzo è sempre particolare fin dai tempi con il Pescara.



Ogni volta che affronta l'Hellas non è mai come la volta prima. È un odio che si alza fin dal momento in cui fa il suo ingresso in campo per il riscaldamento, trequarti d'ora prima della partita, e scivola in ogni istante del match, a ogni palla toccata - bene o male, non importa - e infine rimbalza qua e là sull'erba e nelle orecchie. Sgradevole, continuo, ripetitivo. È tutto più stupido che razzista, e all'inizio neanche troppo ossessivo. «Insigne terrone di m...», con il canto che si spegne e si ridesta ogni tanto, come uno spot tra un'azione e l'altra. Come se la curva dell'Hellas, ma anche la tribuna e i distinti arrabbiati, non riuscissero a fare le due cose insieme: insultare il ragazzo e capire cosa sta accadendo davvero al loro povero Verona che è sempre più indietro in classifica. Cose brutte, comunque. «Non mi importa, non sentivo nulla, pensavo solo a giocare. Dedico questo gol alla mia città che tanto ci teneva a questa partita».



Un guerriero, non c'è che dire. Perché non deve essere facile giocare circondato da questa pattumiera di livori che sta lì, tra Napoli e Verona, da tanto tempo. Eppure non è vero che è rimasto indifferente a tutto ciò. È un ragazzo ed è normale che abbia avvertito il peso di quello che gli sta intorno. A lungo resta quasi imbozzolato in campo, cercando di sparire il più possibile. Quando calcia, furioso, la palla che non è riuscito a raggiungere verso la Curva Sud, commette il reato più grave. Il Bentegodi non lo perdona e si inferocisce, scagliandosi, con veemenza, contro Lorenzo, con i soliti cori beceri contro la mamma e tutto il resto. A quel punto Sarri ha la sensazione che deve farlo uscire: Damato lo ha ammonito, lui è nervosissimo e non ne indovina più una. Neppure per sbaglio. El Kaddouri toglie la tuta e Sarri pensa di far alzare il tabellone con il suo numero per la sostituzione. Anche per poterlo proteggere meglio, perché no. Poi, un lampo di genio: no, Lorenzo resta in campo. La gente capisce, gli insulti diventano più intensi, i cori beceri tornano a colpire anche la giovane moglie del campione di Frattamaggiore. Stesso ritornello. Infine arriva il colpo di magia: lo slalom e il gol dopo aver accarezzato quel palo. È il 22' della ripresa, Insigne esce così dal bozzolo e finisce in un oceano di fischi nella corsa felice verso la panchina, con quella maglia baciata a ripetizione. «Non so perché sono andato da Sarri ad abbracciarlo: io ho un buon rapporto con lui, mi ha dato fiducia e credo di ricambiarla ogni volta».



È un giorno speciale, questo: anche perché per un po' indossa anche la fascia da capitano. Napoletano e capitano, che fa gol al Verona. Difficile pretendere di più in una domenica del genere. È un momento magico. Andrea Mandorlini, l'allenatore ultrà del Verona, è atterrito dal gesto di Insigne. Sa che se la sua panchina era in bilico, adesso lo è ancora di più. Insigne si scatena subito dopo, altra serpentina e assist per Higuain. È l'anno d'oro, per Lorenzo: sette gol in campionato non li aveva mai segnati in serie A. Un record, certo. Ma quello che conta è quella classifica sempre più bella. «Era importante vincere qui, questa era una squadra tosta che ha pensato sempre e solo a difendersi. Noi siamo stati bravi ad avere pazienza e a continuare a fare il nostro calcio». Sa che la sua settima meraviglia sarà vista anche da Conte. Il ct azzurro che farà bene a farsi passare alla svelta l'arrabbiatura con Lorenzo. «Gli farò cambiare idea. Ma quello che conta per me è fare tanti gol per raggiungere gli obiettivi che abbiamo in questa stagione con il Napoli». La sua stagione è già quella della completa rinascita, dopo gli anni con Benitez a recitare la parte del terzino. «Guardiamo una partita alla volta, ma siamo consapevoli che possiamo davvero guardare in alto».

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