Sarri non cambia il Napoli:
​avanti con Milik e Mertens

Sarri non cambia il Napoli: avanti con Milik e Mertens
di Pino Taormina
Mercoledì 7 Settembre 2016, 12:38 - Ultimo agg. 20:09
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Non solo Mertens-Insigne. Da quest'anno il duello è anche là davanti per il ruolo di faro, ora che la luce di Higuain si è spenta e illumina altrove. Arkadiusz e Manolo, ovvero l'attacco del Napoli. Re e viceré, due diversi modi di guardare la porta, sia pure con lo stesso piede preferito: il sinistro. Due nord, quello d'Europa e quello di Italia: il primo di Tychy, Polonia, il secondo di Carcinate, Lombardia. Età differente: 22 anni Milik, quasi 25 anni Gabbiadini. Eccoli gli eredi designati di Higuain, anche se Gonzalo al momento non ha lasciato nomi nel suo testamento.
Una rivalità sul filo del gol, quella tra Milik e Gabbiadini: difficilmente Sarri li metterà uno al fianco dell'altro dal primo minuto, magari capiterà con la partita in corso, in casi estremi. Dunque meglio farci l'abitudine alla staffetta in attacco, tra i due. Ieri a Castel Volturno c'era solo il polacco, reduce dalla gara con la nazionale e le critiche dei tifosi e della stampa del suo Paese per due gol divorati nel corso della gara col Kazakistan. Gabbiadini è arrivato a Napoli solamente in tarda serata e quindi si aggregherà alla squadra a partire da oggi.

Ventura lo ha portato con sé nella nuova Italia, ma al momento nelle gerarchie azzurre è l'ultimo della lista dietro Pellé, Eder e Immobile. Ecco il primo dilemma di Sarri: a Palermo chi giocherà dei due? E poi a Kiev? Un tormentone, c'è da giurarci. L'anno scorso non c'era mai un dubbio: in campo andava sempre Higuain, a meno che il Pipita non decideva di mettersi da parte. Da solo. Manolo ha fatto il titolare in serie A solo a Empoli e Pescara e poi quando l'argentino è stato squalificato. Condannato al ruolo di scudiero. Ma al momento se c'è un Napoli 1 di questo fanno parte Milik e Mertens.

Povero Gabbiadini: zitto e corri è il suo destino. E dentro un rumore sordo, quello dell'amarezza per un ruolo di gregario che a Manolo ha fatto perdere la Nazionale e l'Europeo. Milik, invece, è un furbacchione: con l'Ajax, in Eredivisie, ha giocato da prima punta e ha segnato 21 gol; con la Polonia, da seconda punta, perché al centro dell'attacco c'è un tal Robert Lewandowski e lui non è tipo da puntare i piedi pur di fare il titolare. Difficile che, visto il clima di rivalità, i due vadano sottobraccio, anche perché al momento Milik sembra avanti a Gabbiadini nelle gerarchie d'attacco del tecnico napoletano.

Milik ha già fatto due gol, alla prima occasione, con il Milan. Gabbiadini a Pescara non è riuscito a costruirsi il pezzo di gloria dopo i gol nelle gare amichevoli di agosto: non perché non voglia farsi avanti ma proprio perché non ce la fa a inventarsi uno spazio, un corridoio dove trascinare la bandiera. Sarri lo sta costringendo a lavori straordinari pur di riuscire ad ottenere da lui quello che vuole: un lavoro da prima punta vera. Doveva e (forse) voleva andare via. È rimasto e ora non c'è più tempo per tutto il resto. Milik ha un altro tipo di sfrontatezza e quell'audacia che a pelle contagia e fa sembrare tutto a portata di mano. Ed è per questo che piace già alla gente di Napoli. Più di Gabbiadini.

Sarri non ha problemi a gestire le rivalità: è convinto che da questa situazione possano guadagnarci entrambi. E che soprattutto possa guadagnarci il Napoli. Così come tra Mertens e Insigne, sapendo bene che al momento è il belga quello che sta meglio. Anche nello spirito. Lorenzo fa fatica a mandare giù la staffetta. Soprattutto quando è lui a dover ricevere il testimone: tra i due poco affetto e pochissime smancerie. Anzi, quasi nessuna. Il belga ha iniziato meglio la stagione ed è evidente che a Palermo parta lui in vantaggio rispetto a Insigne. Così come per la gara in Ucraina, esordio in Champions della stagione.

Eccole, dunque, le sottili gerarchie sul filo del gol di questa stagione con Mertens e Milik in vantaggio rispetto ai due italiani. Insigne, come sempre, è costretto agli straordinari, a dover dimostrare di meritare il Napoli e il ruolo da protagonista: da sempre divide, reagisce, sorride, bacia la maglia e qualche volta, manda tutti a quel paese perché è quello che fa più fatica a mandar giù le critiche.

Lorenzo e Dries. Arkadiusz e Manolo. Diverse generazioni, ma tutti di fenomeni. Oggi tutti e 4 saranno finalmente di nuovo assieme, perché anche il belga rientra da Cipro dopo l'ultima gara del Belgio giocata per le qualificazioni a Russia 2018. Ecco, cosa hanno in comune: la voglia di prendere parte al Mondiale tra due anni. Con Insigne, che come sempre, ha la strada in salita per colpa di quel 3-5-2 di Ventura che non sembra essere congeniale alle sue caratteristiche.
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