Sarri vuol prendersi il Bernabeu
ecco la notte dell’ex signor nessuno

Sarri vuol prendersi il Bernabeu ecco la notte dell’ex signor nessuno
di Pino Taormina
Mercoledì 15 Febbraio 2017, 10:33 - Ultimo agg. 10:34
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Così sta arrivando anche la notte del Santiago Bernabeu per Maurizio Sarri, sbertucciato con sospetto anticipo da un po’ troppa gente: «Nemmeno alla fine del girone di andata dovevo arrivare», ammise al giro di boa di Frosinone a gennaio del 2016, quando virò da campione d’inverno. Oggi c’è il Real, oggi c’è la sfida a Zinedine Zidane. Il 13 luglio del 1998, quando Zizou segnava a Saint Denis una doppietta al Brasile e alzava al cielo la Coppa del Mondo, Sarri era ostaggio di un dubbio: continuare il ciclo all’Antella o passare al Valdema? Scelse la seconda via, altra provincia in attesa della svolta vera e propria. 

A Sarri non lo offendi mica se gli dice che è un tipo da provincia. Gli dà fastidio però se lo tratti come se avesse bisogno di un accompagnatore per muoversi tra i grattacieli della Champions: «Dormivo la notte persino quando dovevo muovere miliardi e miliardi di lire nelle operazioni finanziarie che controllavo e dormo la notte anche adesso». 

Legge molto, Sarri cercando di darsi una regola. Un libro di Dante, poi tutti i libri di Dante. Uno di Bukowski e poi tutti gli altri. Difficilmente avrebbe tifato per il Real se fosse nato in Spagna: lui, figlio di operaio, comunista che si prese la briga persino ammettere che «avrebbe votato Landini se si fosse candidato», mai avrebbe fatto il tifo per la squadra per tutti simbolo del potere franchista (nelle cui formazioni affiliate aveva militato deliberatamente Santiago Bernabeu in gioventù). Al Real hanno vinto in tanti italiani sulla panchina, come Capello e Ancelotti. Solo Sacchi, il suo maestro, da direttore tecnico, ha fatto flop. 

Sarri è divertente, e lo è anche nei giorni che hanno preceduto la gara di questa sera. Ha superato la paura del volo, ma non ha certo paura di volare visto dove è arrivato in meno di due anni di lavoro al Napoli. Gli piace molto la musica, ma è stonato e non sa ballare. E non sa cantare. Ma sa far cantare, però. E, riuscito a far cantare il Napoli con il suo gioco non all’italiana. Lui, anche contro il Real, intende far capire cosa significa questo concetto: non è un riferimento al modulo tattico, piuttosto all’impostazione mentale. Lui vuole sempre far giocare il Napoli come se il fattore-campo non esistesse. I discorsi di Sarri sullo spettacolo, sul possesso palla, sulla sicurezza nei propri mezzi e l’elogio del lavoro che paga sono alla base di tutto il suo mondo. Non ama i paragoni, se gli ricordate da dove è partito rischiate la solita parolaccia che tanto direbbe a prescindere, anche se è di buon’umore. 

In panchina, ha atteggiamenti da raptus agonistico, sembra seduto sui carboni ardenti. Gli occhi, che sono piccoli e vivaci, mobilissimi, hanno convinto De Laurentiis che conveniva scommettere su questo signor nessuno. E non fa nulla la tuta, e non importa quel carattere musone che impedisce un dialogo costante. Sarri anche contro il Real giocherà come se lui fosse ancora al Pescara e davanti non ci fossero i campioni d’Europa. 

Per il tecnico azzurro l’avversario non esiste, non è da prendere in considerazione. Nel senso che vanno studiate le situazioni di pericolo su calcio piazzato, ma nessun rivale merita il cambio di impostazione tattica. Chi impone il suo gioco non deve preoccuparsi di quello altrui, è il suo motto. E chi si diverte giocando diverte chi guarda, chi si diverte giocando non soffre lo stress, chi gioca meglio vince. Questi i pensieri di Sarri sul calcio. Ed è questo che vuole dimostrare stasera nel punto più alto della sua carriera: gli ottavi della Champions League. 

La sua famiglia resterà a casa in Toscana ad assistere alla partita: stasera sugli spalti ci sarà solo il suo agente, Alessandro Pellegrini che per nulla al mondo lascerebbe il suo tecnico-amico da solo in una serata del genere. Quelli del fan club di Figline, invece, si sono dati appuntamento nel bar della piazza dove Sarri è solo Mizio. Anche nella notte più magica che c’è.
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