La grande delusione di Insigne:
«Avrei giocato in porta per l'Italia»

La grande delusione di Insigne: «Avrei giocato in porta per l'Italia»
di Francesco De Luca
Giovedì 16 Novembre 2017, 08:30 - Ultimo agg. 16:07
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L'abbraccio di Sarri e dei compagni del Napoli lo ha confortato dopo giorni di sofferenza e dubbi. Perché soltanto quel quarto d'ora a Solna al posto di Verratti, il regista della Nazionale? Perché quella panchina a Milano mentre la barca affondava e si allontanava dalla Russia? Insigne si è fatto tante domande. Ma ha trovato la risposta? «Mi dispiace per non essere andato al Mondiale, adesso penso al Napoli». Il discorso non può esaurirsi qui, con parole diplomatiche. Perché la panchina di Lorenzo al Meazza è stata una scelta sbagliata e irritante.

Insigne, quale risposta ha dato alle sue domande e a quella scelta di Ventura, che la riteneva così «determinante» da utilizzarla per un quarto d'ora in due partite?
«Il mio sincero dispiacere è non partecipare ai Mondiali, soltanto e fortemente quello. Perché io dal primo giorno so quali sono le regole della Nazionale: non è importante chi gioca e le decisioni vanno sempre accettate. L'ho fatto anche quando sono stato utilizzato per un minuto».
Ma quel ct confuso ha messo il migliore calciatore italiano a giocare da regista nel primo spareggio.
«Io per la Nazionale avrei fatto anche il portiere perché questa è una maglia che deve essere rispettata senza discussioni. L'allenatore ha fatto altre scelte, riteneva che fossero quelli i giocatori giusti per portarci ai Mondiali. Nessuna polemica: questa maglia è un simbolo e io voglio indossarla ancora a lungo».

I suoi compagni più anziani, però, sono rimasti sbalorditi dalle decisioni del ct: gli juventini avevano suggerito di far giocare Insigne, De Rossi ha alzato la voce per chiedere il suo ingresso in campo.
«Ho ringraziato Daniele perché ha fatto un grande gesto, da vero leader che vuole aiutare la squadra. Sarei stato orgoglioso di andare in campo. Meritavamo il posto al Mondiale perché sono convinto che in Russia avremmo fatto una buona figura».

 
Non è molto fortunato con i Mondiali: eliminazione dopo tre partite in Brasile nel 2014 e quelli in Russia li vedrà in tv.
«Guardiamo avanti. Lavoreremo per due anni molto duramente per conquistare l'Europeo e giocarlo alla grande. Pensiamo al prossimo obiettivo».

Con un nuovo ct: la Federazione prova a convincere Ancelotti.
«Grande uomo di calcio, vincente da giocatore e da allenatore. Sa come si raggiungono risultati importanti. Ma è un discorso su cui un giocatore non deve pronunciarsi. Le scelte spettano ai dirigenti, noi dobbiamo impegnarci affinché vi sia un grande gruppo di lavoro».

Lo era quello che ha allenato Ventura?
«Sì, era lo stesso guidato da Conte agli Europei, con qualche innesto. Una rosa di spessore in cui ognuno ha la fiducia del compagno. Ci sono grandi calciatori che hanno annunciato a Milano il loro addio, a cominciare dal capitano Buffon. Noi più giovani ma da tempo nel giro della Nazionale dovremo continuare a portare avanti il discorso».

Cosa rappresenta, dopo questa ferita umana e non solo professionale, il ritorno al San Paolo?
«Meno male che ci sono le due partite con Milan e Shakhtar: saranno d'aiuto per tornare forte mentalmente e fisicamente. Giochiamo due volte a distanza di pochi giorni, la gente ci darà la spinta così come ha fatto in altre gare importanti, quelle contro l'Inter e il Manchester City».

Tra due giorni c'è il Milan, l'unica grande che ha finora deluso dopo quel mercato da 230 milioni.
«Ma attenzione nelle valutazioni dopo poche settimane. Il Milan ha acquistato tanti stranieri ed è necessario un periodo di adattamento in un campionato impegnativo. Abbiamo giocato 12 partite, poche per farsi un'idea chiara su quanto può accadere in questa stagione».

Poi ci sarà lo Shakhtar, sfida chiave per la qualificazione agli ottavi di Champions: ci credete anche dopo tre sconfitte in quattro partite?
«Eravamo un po' giù dopo quella col City, ora abbiamo voglia di riscattarci e di battere lo Shakhtar. Il passaggio del turno dipenderà anche da quanto riusciranno a fare gli inglesi nell'ultimo match in Ucraina. Se non vi riuscissimo, non sarebbe colpa del City ma solo nostra. Ora, però, testa al Milan e al campionato».

Il Napoli primo, la Juve a un punto: cosa fare per evitare ulteriori avvicinamenti?
«La massima attenzione perché altrimenti potrebbero verificarsi risultati come quello di Verona. E se perdiamo altri punti c'è il rischio che ci scavalchino».

Ecco, la differenza tra questo Napoli e quello anche del recente passato è nella valutazione del pareggio col Chievo: c'è rammarico per il risultato che ha portato la Juve a meno uno.
«Sono queste le partite da vincere. La situazione al vertice resterà grosso modo questa finché le squadre più piccole non daranno fastidio alle più grandi. È in quel momento che potrebbe esserci una svolta e noi dovremo essere pronti. Abbiamo voglia di altri risultati importanti perché stiamo lottando per un grande obiettivo».

Gioca da titolare nel Napoli da oltre un anno e sabato sarà la cinquantasettesima consecutiva partita: come fa ad essere sempre così brillante?
«Abbiamo scelto questo mestiere, un calciatore deve farsi trovare sempre in piena efficienza fisica per giocare e divertirsi. L'aspetto più delicato è quello mentale. Ma dobbiamo stringere i denti nei momenti di difficoltà per avere questo passo fino alla fine».

Forse servirebbe un po' di respiro anche per gli attaccanti: Ounas e Giaccherini hanno giocato poco.
«Sa Sarri come gestire gli uomini, lui studia gli allenamenti e ha l'opinione più corretta su ognuno di noi».

Le manca Ghoulam, sua spalla sulla fascia sinistra?
«Un grande giocatore, però Hysaj e Mario Rui possono dare un ottimo contributo. Non dobbiamo piangerci addosso, andiamo avanti e aspettiamo il momento del rientro di Ghoulam. Che tornerà alla grande».

Suo fratello Roberto è diventato protagonista a Parma.
«È un anno importante per lui. Si è svegliato e si sta mettendo in mostra. Sarebbe bello un giorno giocare insieme a Napoli».

Lorenzo è stato svegliato da Sarri?
«Io ho fatto tanti sacrifici fin da piccolo, ho giocato in C e in B prima del Napoli. Ho avuto tanti allenatori e da tutti ho ricevuto qualcosa di utile per la mia crescita. In questi ultimi anni sono migliorato sotto l'aspetto della continuità di rendimento e adesso sento di poter davvero regalare qualcosa di importante alla mia squadra, alla mia città, alla mia gente».
 
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