«Vesuvio lavali col fuoco»,
una vergogna da 10mila euro

«Vesuvio lavali col fuoco», una vergogna da 10mila euro
di Pino Taormina
Giovedì 9 Marzo 2017, 09:05
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È da un bel po' di tempo che urlare Vesuvio lavali con il fuoco non costituisce più comportamento discriminatorio: è da un po' di tempo che non si arriva alla chiusura dei settori dello stadio per insulti o denigrazioni di origine territoriale. I cori beceri contro Napoli e i napoletani, sentiti in questa stagione al Dall'Ara di Bologna, allo Juventus Stadium di Torino (sia in campionato che in Coppa Italia) e all'Olimpico di Roma, ormai valgono una semplice multa, quasi mai eccessiva. De Laurentiis, l'altra sera, al termine della gara con il Real, ha sottolineato come forse il limite sia stato superato. «Una volta ci ridevo sopra, ma adesso no. Lo trovo disgustoso augurare a un popolo di essere lavato dal Vesuvio, io non mi sono mai sognato di augurarlo a nessuno».

E proprio così: per la Figc dare del «coleroso» o augurare «l'eruzione del Vesuvio» a un napoletano è diventato al massimo un'offesa, non certo razzismo. Le norme del 2013 (che portarono a numerose chiusure di settori: Bologna, Inter, Juventus, Milan e altri) erano effettivamente un pasticcio, mai chiarite davvero neppure all'Uefa che colpivano alla rinfusa. Ma adesso è peggio: invece di correggerle e migliorarle si è pensato bene di abolirle. Se non ufficialmente, almeno nella sostanza. 10mila euro vale quel coro dell'odio contro i napoletani, che si sente ormai ovunque negli stadi d'Italia. In pratica, oggi le multe per denigrazione territoriale, in serie A, sono inferiori a quelle pagate se un raccattapalle fa sparire un pallone. Un reato letteralmente depenalizzato, nella pratica. Spiega uno degli esperti di giustizia sportiva, Eduardo Chiacchio. «Il punto non è che queste norme sia state cancellate, il punto è che il giudice sportivo oramai sta dando maggiore importanza al comportamento del resto dello stadio e al ruolo del club: così come previsto dallo stesso codice di giustizia sportiva, la società che risponde a titolo di responsabilità oggettiva dell'operato dei proprio tifosi, gode dell'attenuazione della pena sia quando una parte del pubblico si dissocia da questi cori o quando gli speaker dello stadio avvertono dei rischi di sospensione».

A quel punto la sanzione diventa un'ammenda. Come è successo negli ultimi tempi. La formula magica adottata del giudice sportivo per liberare tutti e cancellare la tolleranza zero sbandierata ai quattro venti appena quattro anni fa è la seguente: «Per avere la Società concretamente operato con le Forze dell'Ordine a fini preventivi e di vigilanza». Semplice. E così il pugno duro diventa un ricordo e spunta la carezza. E i razzisti da stadio tornano a essere giudicati non come violenti (certi cori sono fucilate), ma come simpatici giocarelloni che si divertono con degli sfottò.


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