Giudicatemi con «benevolenza». Stavolta a richiedere una certa indulgenza nei giudizi su quanto finora fatto sul Trono di Pietro è Papa Francesco in una insolita intenzione di preghiera, anticipata dal Vaticano, come sempre viene fatto, all'inizio di ogni mese per essere diffusa tra tutte le comunità cattoliche del mondo. Solitamente le intenzioni di preghiera si concentrano su temi piuttosto attinenti alla predicazione fatta, con una attenzione particolare al mondo circostante, alle guerre o alla violenza diffusa e al conseguente bisogno di pace, armonia e fratellanza. In passato ci sono state esortazioni a pregare per la pace, per i “fratelli che periscono in mare”, per l'equilibrio del pianeta, per l'infanzia o chi soffre di malattie. Stavolta, invece, Francesco si è messo al centro con parole molto toccanti.
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«Chiedete al Signore che mi benedica.
«Essere Papa - osserva - non significa perdere la propria umanità. Al contrario, la mia umanità cresce ogni giorno di più con il popolo santo e fedele di Dio. Perché essere Papa è anche un processo. Si prende coscienza di ciò che significa essere un pastore. E in questo processo si impara ad essere più caritatevoli, più misericordiosi e, soprattutto, più pazienti, come il nostro padre Dio, che è così paziente». E ancora: «Posso immaginare che tutti i Papi, all'inizio del loro pontificato, abbiano avuto quella sensazione di paura, di vertigine, di chi sa che sarà giudicato duramente. Perché il Signore chiederà a noi Vescovi di rendere seriamente conto del nostro operato. Per favore, vi chiedo di giudicare con benevolenza». Quindi la richiesta «di pregare perché il Papa - chiunque sia, oggi è il mio turno - riceva l'aiuto dello Spirito Santo, sia docile a questo aiuto. Preghiamo per il Papa, perché nell'esercizio della sua missione continui ad accompagnare nella fede il gregge a lui affidato da Gesù, sempre con l'aiuto dello Spirito Santo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me. E pregate per me! A favore!»