Berlusconi deluso: calo colpa astensione
Pd: gli italiani hanno capito e reagito

Di Pietro con la figlia Anna e De Magistris (Alessandro Di Meo-Ansa)
Di Pietro con la figlia Anna e De Magistris (Alessandro Di Meo-Ansa)
Domenica 7 Giugno 2009, 22:28 - Ultimo agg. 8 Giugno, 12:32
7 Minuti di Lettura
ROMA (7 giugno) - Lontano dal 40-45% nel quale aveva sperato, il premier ad Arcore ha seguito il voto sorpreso e deluso. Per il Pd invece gli italiani hanno capito e reagito e Di Pietro fa sapere che l'Idv non sar pi l'opposizione, ma l'alternativa a Berlusconi. La Lega esulta e Casini si dice soddisfatto: siamo stati premiati.



Quando lo scrutinio ha superato ormai i due terzi la nuova geografia dei partiti in corsa prende forma: il Pdl frena e sfiora il 35%, il Pd arretra al 26,5% sulle politiche (dove aveva il 33%) ma non crolla. Soprattutto crescono la Lega che sfonda e supera quota 10%, arrivando a quasi l'11% e diventando così una forza a due cifre percentuali, e l'Idv di Antonio Di Pietro che vola a oltre il 7,5%. Premiata anche l'Udc che si attesta quasi al 6,5%.



Il Pdl manca l'obiettivo del 40%. Il Pd perde sei punti. Il Pdl cala di due punti e mezzo rispetto alle politiche di un anno fa, mentre sono circa sei i punti persi dal Pd rispetto alle politiche. Sempre nel campo del centrosinistra, l'Italia dei Valori per poco non raddoppia il 4,4% conquistato un anno fa.



Berlusconi sorpreso e deluso. A quel 35% ha contribuito la forsennata campagna contro di me che ha portato i suoi effetti, è stato il primo commento del premier con i più vicini. Deluso e sorpreso, ma confortato dalla considerazione che tra i partiti al governo in Europa, il centrodestra italiano è stato tra quelli che hanno tenuto meglio.



L'astensionismo è stata la vera sorpresa per il premier che si è detto certo che una affluenza alle urne vicina all'80%, come quella del 2008, gli avrebbe fatto superare il tetto del 40% in queste europee.



I big del partito la pensano tutti allo stesso modo: ce la maggioranza (compresa la Lega) è cresciuta rispetto alle ultime europee e ha registrato solo una lieve flessione rispetto alle politiche. È vero che si sale rispetto al 32,5% dato alle europee del 2004 dalla somma dei voti di Fi e An e che si cala di poco rispetto al 37,5% delle ultime politiche, ma nessuno riesce a dissimulare più di tanto la delusione per quello che doveva essere il primo banco di prova elettorale del nuovo partito del centrodestra.



«È evidente che su di noi pesa l'astensionismo, soprattutto al Sud - afferma il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - ma si dimostra che l'area di governo si consolida, con l'avanzamento dell'alleato della Lega, mentre è il Pd a crollare, perdendo 6-7 punti percentuali e venendo cannibalizzato dall'IdV. L'offensiva delle sinistre si è rivelata un boomerang».



«La somma dei voti di Pdl e Lega dimostra che la coalizione di governo è ampliamente maggioritaria - vede il bicchiere mezzo pieno Maurizio Lupi - Il dato preoccupante è invece che il Pd recupera consensi solo attaccando il presidente del Consiglio e cavalcando l'antiberlusconismo».



«Emerge un complessivo e deciso voto di fiducia degli elettori rispetto al governo. È invece a dir poco surreale che il Pd festeggi per aver perso il 6% rispetto a un anno fa...» commenta Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.



Sulla «catastrofe totale del centrosinistra» punta l'indice il presidente dei senatori Maurizio Gasparri, che si spinge a chiedere, di fronte a dati definitivi «che qualcuno lasci il suo incarico questa sera». Gasparri a una giornalista dell'Unità che gli chiedeva se si aspettasse di più ha risposto: «Ma stai zitta, vai a fare il funerale a Franceschini».



Per il ministro della Difesa, Ignazio La Russa il risultato attuale «rafforza il governo, perché aumenta la distanza con il Pd». E aggiunge: «Sono scontento rispetto alle previsioni, molto contento rispetto ai dati reali». «Il calo dell'affluenza - ha detto - costa al Pdl due punti percentuali».



Malan: anche se Pdl fosse solo al 39%, mai nessuno come noi. «Anche prendendo per buona l'improbabile parte bassa della forchetta degli instant poll - aveva detto dopo le prime proiezioni Lucio Malan, senatore del Pdl e segretario di presidenza di Palazzo Madama - il risultato del Pdl è il migliore degli ultimi 50 anni per qualsiasi partito. Solo la Dc degli anni 40 e 50 superò il 40%. Dopo il 1958 nessuno ci è più riuscito. Un risultato comunque storico, dunque, per il partito di Silvio Berlusconi».



Il Pd riprende fiato: gli italiani hanno capito e reagito. Timori per l'astensionismo, tanto che Franceschini prima ancora della fine delle votazioni aveva invitato i big del partito a restare compatti fino al ballottaggio. Poi sorpresa non tanto per il proprio risultato, giudicato di tenuta, ma perché «gli italiani hanno capito e punito lo spettacolo sconcertante offerto da Berlusconi». Per il Pd le europee erano un test dopo le sconfitte in Abruzzo e in Sardegna, ele dimissioni di Walter Veltroni. La meta attesa era il 27%.



Il congresso. Si fa strada l'ipotesi di un rinvio del congresso dopo le elezioni regionali del 2010 visto che la «cura» Franceschini, fatta di opposizione più dura, sembra piacere agli elettori.



Fassino. «Si dava per certa - è l'analisi dell'ex segretario Ds - una rotta del Pd che non c'è stata così come non c'è stato lo sfondamento di Berlusconi che ai quattro venti indicava la cifra del 45 per cento».



«Siamo interessati ad una convergenza con Udc e Idv per una solida opposizione - ha aggiunto Fassino - e man mano vogliamo lavorare per trasformarla in un'alleanza per il governo del paese».



Bindi: «Il consenso dell'area di governo arretra», mentre il Pd tiene. Rosy Bindi ricorda che «il Pdl doveva essere sopra il 40% ed è invece al 35%, e arretra».



Di Pietro: saremo alternativa a Berlusconi. «Da domani non saremo più parte dell'opposizione ma della alternativa al governo Berlusconi che per noi resta fascista, piduista e razzista». L'ex pm si dice sicuro «che ci sono le condizioni per costruire l'alternativa: vedremo con quale partito e con quali uomini. Sentiamo -conclude- la responsabilità di non perdere tempo per essere i cofondatori di una nuova coalizione».



«Il confronto ora è tra Idv e Udc»
ha detto Di Pietro. «Il Pd dovrà decidere con chi allearsi. Abbiamo ascoltato con molta attenzione Pier Ferdinando Casini in questi giorni e ci siamo resi conto che lui ha posto un aut-aut al Pd: o con me o con l'Idv. E quindi ora il confronto sarà tra Idv e Udc». L'Idv, comunque, ricorda Di Pietro, «è l'unico partito del centrosinistra che ha migliorato la sua performance del 2008...». Di Pietro, spera però che l'alleanza con il Pd si mantenga inalterata, anzi, addirittura si rafforzi: «Pd e Idv possono costruire una vera alternativa». Per quanto riguarda, invece, l'Udc, Di Pietro esprime qualche perplessità: «Prima di tutto - spiega ai cronisti - bisogna vedere di quale Udc si parla, perché se parla Tabacci, io lo ascolto volentieri. Se parla Cuffaro, invece, io mi giro dall'altra parte».



Di Pietro al Majestic con una bella ragazza: «Guardate che io sono un papi vero, questa è mia figlia». Terrazza illuminata, ricco buffet, numerosi ospiti: l'Italia dei valori ha deciso di attendere l'esito delle elezioni europee all'hotel Majestic di via Veneto, a Roma. Antonio Di Pietro è arrivato accompagnato da una giovane bella ragazza: «Guardate - scherza con i cronisti - che questa è mia figlia e io sono un papi vero...».



Casini: siamo stati premiati. «L'Udc è stato premiato e siamo soddisfatti mentre il bipartitismo ha avuto una dura lezione» dice Pier Ferdinando Casini. Il leader dell'Udc commenta i dati ottenuti anche dagli altri partiti: «La politica dell'Idv demagogica ha portato i suoi frutti mentre la Lega si è trovata nella condizione ideale di alleato privilegiato. Noi siamo sereni e intendiamo onorare questi voti in Parlamento parlando dei problemi degli italiani che fanno fatica a superare la crisi economica».



«I primi exit poll hanno messo a dura prova le nostre coronarie - ha aggiunto Casini - ma tutto è bene quel che finisce bene».



«Il bipartitismo è stato bocciato da queste elezioni - ha commentato il leader dell'Udc - il 15 % dei votanti non è rappresentato. Lo abbiamo liquidato in una campagna elettorale in cui abbiamo parlato agli italiani senza cercare scandali. Non parlare di gossip è stata una scelta rischiosa ma è stata premiata».



Riguardo a un possibile riavvicinamento a Berlusconi Casini ha risposto: «Per correttezza devo dire che Berlusconi non ci ha mai dato nessun segnale di nessun tipo. Noi sediamo come il Pdl nel Partito popolare europeo, di cui siamo fondatori ma siamo all'opposizione nel Parlamento italiano e con molta serenità seguiamo il governo quando fa la cosa giusta. È importante - ha concluso - essere seri nelle intenzioni».



La Lega esulta. Un ottimismo «sempre meno cauto» alla sede della Lega a Via Bellerio con le proiezioni che collocano il partito appena sotto il tetto del 10% contro il 5% delle europee del 2004 e l'8,3% delle politiche dell'anno scorso. Da Roberto Cota a Mario Borghezio, da Roberto Castelli a Giancarlo Giorgetti: «Il risultato è un premio per l'azione di governo della Lega - dicono - È stata premiata la nostra serietà e questo voto è anche una spinta per portare in Europa le battaglie che la Lega ha condotto fino ad oggi in Italia». A cominciare da quella contro l'immigrazione clandestina.



Parisi: se il premier non prende 4,5 milioni di voti ha perso. Se Berlusconi non prenderà almeno 4,5 milioni di preferenze avrà perso la sua sfida per la leadership "morale" dell'intero Pdl e del Paese: è quanto sostiene l'ulivista Arturo Parisi. Berlusconi avrebbe cercato «un successo personale e il riconoscimento della sua pretesa di sottrarsi alla legge imposta col lodo Alfano» e se non riuscirà a raccogliere «sul suo nome almeno 4 milioni e 500 mila voti di preferenza, cioè l'equivalente del 34,4% di preferenze raccolto tra i voti di Forza Italia, avrà sbagliato il suo calcolo, perso la sua scommessa».