Il Collare d'Oro del Coni a Marsili,
top player della pallanuoto napoletana

Elios - Sante - Mario Marsili
Elios - Sante - Mario Marsili
di Diego Scarpitti
Giovedì 13 Settembre 2018, 20:34
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Incarna e compendia appieno le 3 S: sport, successo, sociale. Considerato un mito da Manel Estiarte, occupa un intero capitolo nel libro del giornalista Franco Esposito «Nel nome del padre del figlio e dello sport» (Absolutely Free Editore). Stile inconfondibile, signore d’altri tempi. Indubbio protagonista in «un secolo di grand’Italia», riceverà il 19 dicembre nella Sala delle Armi, al Foro Italico, in diretta Rai, la più alta onorificenza conferita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Motivazione scontata per aver dato lustro allo sport italiano. Gli verrà consegnata, infatti, una stella con raggi dal valore inestimabile, il più ambito e prezioso riconoscimento che vale una vera e propria «canonizzazione».

Molto più di un Oscar per un attore. Nella tanto attesa cerimonia di fine anno Sante Marsili ritirerà il Collare d’Oro al Merito Sportivo direttamente dalle mani del presidente del CONI Giovanni Malagò.

Alfiere della pallanuoto napoletana per quasi 15 anni in Nazionale, il suo esordio in calottina azzurra avvenne nel 1969. Un arco temporale intenso, scandito dal bronzo iridato a Calì, in Colombia, nel ’75, impreziosito dall’argento alle Olimpiadi di Montreal nel ’76, rafforzato dal terzo posto all’Europeo di Jonkoping, in Svezia nel ’77, suggellato dall’oro al Mondiale di Berlino nel ’78, coronamento radioso di un talento fantasioso. Appese definitivamente la cuffia nel 1983, scosso dalla tragedia del Melarancio, nella quale persero drammaticamente la vita 11 bambini della scuola media statale vomerese Nicolardi. Dall’incidente autostradale ne uscì illeso suo figlio Elios.
 
 

Brillante giocatore della Rari Nantes Napoli, classe ‘50, Marsili avrebbe partecipato sicuramente ai Giochi di Los Angeles ’84, dopo le edizioni di Monaco ’72, Montreal ’76 e Mosca ’80, se non fosse stato per quell’episodio segnante e così devastante. Precoce il suo debutto a 14 anni in serie A, lanciato in acqua alla Mostra d’Oltremare, in un derby infuocato davanti a cinquemila tifosi contro la sua futura squadra, la Canottieri, con la quale vinse poi lo scudetto e la Coppa Italia. Trofeo che alzò al cielo anche con il Pescara, insieme ai suoi due rampolli Elios e Mario nel 1985.

Fortemente legato a Napoli, sposato da oltre 40 anni con Olimpia, figlia del celebre esponente della canzone partenopea Mario Abbate,  amorevole pater familias e papà-giocatore-allenatore-dirigente, Sante ha trasmesso la sconfinata passione per la pallanuoto e il Napoli ai suoi ragazzi, riversando il suo know-how nel sociale, con la gestione, non agevole, delle piscine a Poggioreale e a Casal di Principe. Al riconoscimento, seppur tardivo, di Palazzo San Giacomo nel luglio del 2016, seguirà la Stella, formata da cinque parti assemblate, del Coni. Della waterpolo napoletana e nazionale Sante Marsili si riconferma vera star, intramontabile mito dell’acqua clorata.
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