Carraturo, la «signora degli abissi»
racconta i suoi primati al Panathlon

Mariafelicia Carraturo
Mariafelicia Carraturo
di Diego Scarpitti
Venerdì 16 Novembre 2018, 20:13
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In fondo al mar, oltre le colonne d’Ercole dei propri limiti, sfidando e superando sé stessa. «Una donna non comune». Rispecchia bene il valore umano ed agonistico di Mariafelicia Carraturo il titolo scelto per l’incontro organizzato dal Panathlon Club Napoli. Invitata dal professore Francesco Schillirò, alla presenza del comandante di vascello Andrea Di Raimondo, presidente del Circolo Ufficiali Marina Militare, la «regina degli abissi» ha raccontato di come ha realizzato il suo record del mondo di apnea in assetto variabile con la monopinna. Dalle sfogliatelle della pasticceria di famiglia alle acque di Sharm el Sheikh con un passato da commercialista. Incredibile discesa a 115 metri di profondità in 3’04”. «Dedizione, sacrifici, sforzi», questa la ricetta per battere la turca Derya Can, fermatasi a 112 metri.

Tesserata per la Lega Navale di Pozzuoli e atleta ospite del Circolo Nautico Posillipo, la 48enne campionessa napoletana «a tempo pieno», sei volte primatista italiana, detiene un primato senza precedenti. Si allena cinque ore al giorno, alternandosi tra palestra, piscina a Mergellina e atletica, esercizi specifici (mirati alla respirazione, alla elasticità della gabbia toracica, alla compensazione), non sottraendosi ai doveri di madre premurosa nei confronti dei due figli Guido e Davide. «Irrinunciabile l’amore e il rispetto per il mare: mi sento a mio agio». Step seguiti meticolosamente nella fase di concentrazione e della vestizione prima di tuffarsi. «Apnea sport estremo, che mette in comunicazione la mente con il corpo: ne stimola il dialogo e ne favorisce l’incontro. Non ho paura di immergermi in profondità quanto piuttosto di sbagliare e fallire l’obiettivo», ammette sincera Mariafelicia, destando, ancora oggi, qualche preoccupazione nella madre.
 
 

«Mi fa venire il batticuore», commenta la genitrice, che, però, apprezza le sue evidenti doti di coraggio e di sfrontatezza rispetto ai pericoli e alle avversità delle imprese compiute. «Perdo papà all’età di 13 anni. Tutto è nato per caso. Chiude l’impianto della Carlo Poerio e mio fratello Alessandro, pescatore subacqueo, mi invita ad un corso di apnea». Da quel 19 marzo 2006 nella fredda Nisida (8 metri per iniziare e quegli avvertimenti inascoltati a non allontanarsi) al 25 agosto 2018 in Egitto, appuntato nella memoria, è un crescendo di trionfi e di emozioni. Nel giorno indimenticabile di Santa Patrizia, compatrona di Napoli. Una predestinata alla vittoria, costruendo un percorso di successi internazionali (anche alle Bahamas), inanellando risultati significativi e cimentandosi, inoltre, nel cammino di Santiago. Mix perfetto il binomio sport e fede. Evidenti e innegabili le criticità, «difficoltà ad affrontare gli esorbitanti costi, proibitivo muoversi senza sponsor», ad incidenti archiviati. Rischiava di perdere l’occhio destro, poi la camera iperbarica di otto ore nella patria dei faraoni e delle piramidi, infine l’emiparesi: ormai lontani e sbiaditi ricordi. Per fortuna e per grazia di Dio. E quel Rosario recitato in pullman dalla Puglia a Napoli prima di calarsi nell’ultima straordinaria avventura. «Vai sarai protetta. Non aver paura», le raccomandazioni di due signore di Pompei incontrate casualmente durante il viaggio.

Incanala e impacchetta l’aria. Parallela al cavo guida, occhialini speciali, una pressione di 13 atmosfere. E giù, dove l’acqua è più blu. Vibrano le guance. «Tocco il piattello: è il momento più bello. Inizia la risalita, sempre ad occhi chiusi». Qualche secondo di suspense, attimi di silenzio. I giudici internazionali convalidano. La sirena partenopea riceve i complimenti del primatista mondiale Andrea Zuccari, tra gli applausi scroscianti dello staff. Adrenalina allo stato puro. E’ fatta. No limits. «Il mio personal best 133 metri in allenamento», rivela Carraturo, pronta ad altre impensabili prove. «Tutto è nato dai miei limiti. Non ho mai tirato il freno. Anche il timpano si adegua». Per rinascere bisogna toccare il fondo. Ad impossibilia nemo tenetur. Fatta eccezione naturalmente per Mariafelicia Carraturo, vera eccellenza napoletana, incontrastata signora degli abissi.
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