Continental Open, medaglia d'oro
al napoletano Domenico Di Guida

Domenico Di Guida
Domenico Di Guida
di Diego Scarpitti
Lunedì 18 Febbraio 2019, 15:40 - Ultimo agg. 16:02
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Sguardo in alto, quasi commosso. Mani a stringere la cintura nera sul bianco judogi. Dita fasciate e tricolore sul petto. È questa l’immagine evocativa che Domenico Di Guida si porta da Ostia. «Pensavo a mio nonno Giuseppe e a Dio, che mi deve dare sempre la forza di andare avanti». Una furia sul tatami, un leone sulla materassina. L’agente scelto della Polizia Penitenziaria, categoria 90 kg, ne aveva di motivazioni per vincere l’oro al Continental Open. Un risultato prestigioso che mancava dal 2005, quando Francesco Bruyere, oggi coach azzurro, centrò il primo posto nei 73 kg.
 

«Sono contento dei sacrifici che compio, nonostante i tanti dolori fisici che ogni giorno mi tormentano e che mi costringono a fare allenamenti alternativi non come vorrei», ammette l’atleta delle Fiamme Azzurre, classe’92. Vincitore della pool B, il roccioso napoletano si è fatto valere, dominando, senza sbavature, i cinque incontri. Di Guida ha superato nell’ordine il francese Ibrahim Keita, l’ungherese Apor Toth, ai quarti il cinese Xunzhao Cheng, bronzo alle Olimpiadi di Rio 2016, in semifinale l’israeliano Itay Golan e nel derby italico in finale il siciliano Lorenzo Rigano, battuto al golden score e poi consolato. «Sono davvero contento. Spero in un futuro ricco di medaglie. Mi sento ancora di dare qualcosa». Naturalmente il pensiero volge a Tokyo 2020. In debito con la fortuna, Di Guida mira a qualificarsi ai prossimi Giochi. «Dedico la vittoria a mio nonno che purtroppo è venuto a mancare pochi mesi fa, un amante di questo sport! Ringrazio il Gruppo Sportivo delle Fiamme Azzurre, il team di allenamento che siamo riusciti a creare, la mia famiglia e la mia ragazza». Soddisfatto il tecnico Francesco Faraldo. Suona l’inno di Mameli e svetta sul gradino più alto del podio Di Guida, premiato dall’onorevole Felice Mariani, componente della VII Commissione parlamentare cultura, scienza e istruzione, nonchè primo italiano a conquistare una medaglia olimpica (bronzo a Montréal 1976), già Direttore Tecnico della Nazionale italiana di judo e Direttore Tecnico delle Fiamme Gialle (nelle foto di Emanuele Di Feliciantonio). 
 
 


Prossimo impegno in agenda il 10 marzo al Grand Prix di Marrakech. «Mi alleno due volte a settimana con la Nippon Club presso la palestra dell’istituto comprensivo Bordiga-Porchiano, considerata la chiusura del PalaVesuvio per i lavori di riqualificazione in vista delle Universiadi di luglio. Gli altri giorni, invece, nella sede delle Fiamme Azzurre di Pomigliano», afferma l’argento iridato in Sudafrica (Città del Capo 2011) e l’oro europeo under 23 in Polonia (Wroclaw 2014). «Sono davvero felice che sia ritornato un oro in campo maschile a Roma, che mancava da troppo tempo. Doppiamente contento, se penso che arriva da un ragazzo tanto talentuoso quanto sfortunato, che in questi anni è incappato in una serie infinita di infortuni, riuscendo a rialzarsi ogni volta. Complimenti di cuore a Domenico», argomenta Bruyere. L’ottimismo della volontà supera nuovamente il pessimismo della ragione. Di Guida docet.

 
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