Esce il libro di Maurizia Cacciatori:
«Io a Napoli in giro senza paura»

Esce il libro di Maurizia Cacciatori: «Io a Napoli in giro senza paura»
di Maurizia Cacciatori
Mercoledì 10 Ottobre 2018, 09:12 - Ultimo agg. 09:28
4 Minuti di Lettura
A me Maradona è sempre piaciuto. Non ho mai avuto idoli nello sport, ma per Diego devo fare un’eccezione. Forse è un moto di solidarietà perchè come me sapeva usare anche le mani, ma più che altro adoravo la sua totale e assoluta imprevedibilità. Al netto di quello che era fuori dal rettangolo, Diego rappresentava il genio assoluto, l’artista che dal nulla crea spettacolo. Un cervello in grado di decidere la giocata micidiale in una frazione di secondo.

Insomma, quando arrivo a Napoli mi sento proprio tra mura amiche. Prendo casa a San Giorgio a Cremano e incontro quella che è destinata a diventare la mia nuova complice. Romina Llamas, argentina e alzatrice pure lei. È più giovane di qualche anno e ha iniziato la stagione da titolare mentre io ancora smaltivo le fatiche del mondiale. Napoli è una tappa fondamentale della mia vita, non tanto della mia carriera perchè, a dispetto di una squadra allestita per spaccare il mondo, vinciamo una coppa Cev ma in campionato toppiamo. E come me ci sono la Leggeri e la Bertini, arrivata da Bergamo pure lei, oltre alla forte olandese Weersing. 
Anche il tecnico è un olandese che non smette mai di parlare, Gido Wermeulen. Ha un approccio moderno: si presenta il primo giorno con una grande lavagna a fogli di carta e scrive per venti minuti una serie di regole da rispettare sul campo. Indicazioni, strategie, suggerimenti. Alla fine di quell’esercizio si volta verso di noi, afferra il foglio e lo straccia in mille pezzi. Serve a spiegarci che una cosa sono le regole, un’altra le situazioni che si devono affrontare in campo, problemi che richiedono improvvisazione e creatività. Regolatezza e genio. Accattivante. Peccato che ripeta lo stesso teatrale esercizio ogni giorno. Sempre la stessa pantomima. Una noia mortale.

Ma Napoli funziona bene con il mio bisogno di essere solo una pallavolista, di non scivolare troppo nei panni della celebrità. Napoli è sufficientemente grande per farti sparire e abbastanza disincantata per non farti sentire troppo importante. E poi, se hai avuto Maradona, tutti gli altri sportivi, per quanto successo, sono solo figuranti.

L’impatto con la città però è traumatico. Faccio il mio ingresso a bordo di una Mini nuova di pacca. Me la rubano il giorno stesso. Disperata chiedo a Romina di farmi visita. Non chiedetemi che cosa successe in seguito perchè non saprei raccontarvelo. So solo che il giorno dopo si presenta da me un tizio, la tipica faccia da scugnizzo strafottente, per comunicarmi dove sta la macchina. La ritrovo lavata, profumata e con un fiore per me sul cruscotto.

Da allora con Romina puntiamo decise sul suo mezzo di trasporto, una Fiat Punto Fire con ammaccature sparse. A prova di ladro. Alla fine di ogni allenamento, ignare dei divieti societari, partiamo all’avventura. La parola d’ordine tra noi: «Fire», appunto. Fuoco e fiamme. Racconta bene quelle giornate napoletane. 

A Posillipo ho eletto il luogo segreto dove andare a misurarmi con le mie perturbazioni emozionali, ma è sempre nei quartieri peggiori che trovo la me stessa che amo di più. E in questo Romina, argentina di Villa del Parque, barrio popolare della capitale, è la spalla perfetta.

Il mio mercatino preferito sorge a Secondigliano, non troppo lontano da Le Vele di Scampia. Arriviamo senza paura, qualcuno si avvicina per metterci in guardia, ma nessuno azzarda a farci nulla. Non siamo così celebri in certi ambienti.

Nei Quartieri Spagnoli ci andiamo di sera e sono tempi in cui può trasformarsi in una scelta davvero scellerata. Ma Romina ha trovato le contromisure. Conserva dentro la Fire due riviste con la mia foto in copertina. Quando la Polizia ci ferma insospettita, lei le mostra all’agente.

«Ah, voi siete la Cacciatori... E allora che problema c’è...».

Puoi anche andartene da Napoli - l’anno dopo, per tornare a Bergamo - ma è Napoli che non ti abbandona mai. Letteralmente. Mi ritrovo in ritiro a Ravenna, preparando l’Europeo di Roma, quando vedo arrivare un tifoso di quelli accaniti, sempre presenti e molto vicini alle giocatrici. A volte troppo. Si chiama Pino, per l’occasione ha affittato una Ferrari e si è fatto di volata quei 700 chilometri con la speranza di trafiggermi il cuore. Porta in regalo un anello di brillanti che ha sottratto all’ignara nonna. Non soddisfatto si è tirato addosso una boccetta intera di profumo al punto da contaminare per tutta la giornata la palestra di allenamento. Sorvolo sui commenti delle mie compagne.
© RIPRODUZIONE RISERVATA