L'allenatore D'Onghia: «Benny è capace di tutto, ma niente paragoni con la Pellegrini»

Benedetta Pilato
Benedetta Pilato
di Gianluca Cordella
Lunedì 29 Luglio 2019, 09:30 - Ultimo agg. 30 Luglio, 10:26
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«Non scherziamo. La Pellegrini a Gwangju ha scritto un altro capitolo di una carriera leggendaria. Ci teniamo il record di precocità e i paragoni lusinghieri, ma per Benedetta questa medaglia è ininfluente». Vito D’Onghia, allenatore di sempre della Pilato, ha già cominciato a fare il coach psicologo. 
Scusi, in che senso la medaglia è ininfluente?
«Nel senso che se fosse uscita nelle batterie sarei stato orgoglioso di lei lo stesso. Benedetta non era lì per vincere una medaglia. In primavera ancora avevamo i dubbi sulla partecipazione iridata».
E poi?
«Ci siamo confrontati con il ct Butini e abbiamo deciso di provarci. Ma con l’unico obiettivo di farle fare un’esperienza importante, a fianco a grandi campioni».
Quindi a questa medaglia lei ci credeva o no?
«Se sta serena lei può fare qualsiasi cosa. Da come è andata la gara si vede che si stava divertendo».
I critici dicono già che con un po’ di esperienza in più il tocco poteva essere d’oro...
«Avete idea della pressione che aveva addosso? Primo mondiale, in una bolgia di tifo, senza i genitori e senza di me. Sempre senza dimenticare che è una bambina».
Qual è la maggiore qualità di Benedetta?
«È un vulcano. In vasca e nella vita. Come nella rana spara tutto quello che ha in 50 metri, così nella vita è un’istintiva, una che dà tutto quello che ha sempre, nella scuola come nelle amicizie».
Peccato che i 50 non siano gara olimpica. 
«La prova sprint è casa sua. Ma lei ha anche un ottimo 100. Dobbiamo ancora lavorarci su perché è una velocista pura mentre sulla distanza doppia deve amministrare un po’. Tokyo? Chi ci pensa. Noi dobbiamo lavorare e basta. Per i Giochi avremo lo stesso approccio di questi mondiali. Se succede bene, altrimenti è così giovane...».
E quando tornerà con i capelli bicolore?
«Il problema è che a lei piacciono davvero. A me basta che infili la cuffia così non li vedo».
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