Una nazionale che è uno spot per la pallavolo e che piace molto agli italiani: «Il nostro sport non è mai stata così tanto a portata di tutti, il mondiale in casa è una grande occasione e stiamo cercando di farci conoscere e di promuovere il nostro sport», dice il capitano azzurro, «La pallavolo piace, è bello sentire il supporto e l'attenzione da parte del pubblico perché vuol dire che stai facendo qualcosa di bello e che trasmetti emozioni.
Sentiamo il calore, ci danno una bella spinta». Se Zaytsev è finito in campo è anche per il padre, il pallavolista russo Vjaceslav, che gli ha quasi imposto lo sport che praticava: «Io ho idee radicalmente diverse, non voglio forzare la mano con mio figlio Sasha, che ha 4 anni, come ha fatto mio padre con me. Se la deve sentire, certo, il tutto è contaminato, perché è vicino alla pallavolo fin da piccolo. Se vorrà fare pallavolo, farà pallavolo, se vorrà fare qualsiasi altra cosa va bene. Se calcia o palleggia? Ha un collo destro da paura! Ma io sono due metri e quattro, mia moglie 1,88, forse avrà un baricentro un pò alto per il calcio». Figlio di un russo, Zaytsev giudica Putin «una persona con le contropalle. Per riuscire a gestire un paese del genere e tenere tutto sotto controllo ci vuole pelo sullo stomaco e lui ne ha da vendere». Ma quando c'è da scegliere non ha dubbi: «Meglio l'Italia della Russia, non c'è neanche da scegliere. Conosco la cultura italiana e russa nel minimo dettaglio, mi sento italianissimo al 100%». Il pallavolista, nato a Spoleto, ha potuto chiedere la cittadinanza dopo dieci anni di residenza continua, ma si dice favorevole allo ius soli: «Aveva e continua ad avere un senso. I giovani sono la forza del nostro paese. Io sono nato in Italia ma non ho avuto la fortuna di fare il percorso delle nazionali giovanili che mi avrebbe aiutato molto, magari a crescere più rapidamente. Negli altri paesi c'è una diversità etnica che aiuta tutti a crescere».