Brancaccio e il Posillipo tricolore:
«Vittoria di un gruppo fantastico»

Posillipo
Posillipo
di Diego Scarpitti
Martedì 18 Giugno 2019, 06:30 - Ultimo agg. 07:22
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«Dopo l’ottima Final Six sono soddisfatto dello scudetto vinto con pieno merito dai ragazzi dell’under 20. Due anni di crescita esponenziale e la stagione non è ancora finita: in gioco ancora l’under 15 e 13. Ringrazio di cuore chi ha creduto in me». Sorride Roberto Brancaccio sul piano vasca e si complimenta con i protagonisti di una cavalcata trionfale, conclusasi a Viterbo in maniera eccezionale. Entusiasmo alle stelle per il tecnico rossoverde, che nel 1996 aveva già conquistato il titolo nazionale juniores (all’epoca si chiamava così) contro il Bogliasco (5-3). «Impagabile e indescrivibile rivincere lo scudetto a distanza di 23 anni da allenatore: sono felice di far parte della Storia del Posillipo e di aver contribuito a questo significativo successo».

Prototipo del coach che lavora in silenzio, lontano dai riflettori, cresciuto con il «professore della pallanuoto», il compianto Paolo De Crescenzo, che dosa le dichiarazioni e mette in primo piano la forza del collettivo, Brancaccio riserva speciali ringraziamenti. «Dedico il trionfo a mia madre Giovanna, che da lassù mi segue costantemente, a papà Ernesto, a mia moglie Rossella, alle piccole Roberta e Anna. E naturalmente al fantastico team». Tra i tanti meriti di Brancaccio quello in particolare di aver ricreato, con l’intero staff sportivo, il senso di appetenza e una vera e propria identificazione al Circolo. Vivaio valorizzato a dovere. Non a caso Giampiero Di Martire ha totalizzato una cinquina in finale contro la Roma Nuoto (battuta ai tiri di rigore 12-9), premiato come miglior marcatore (insieme al giallorosso Francesco Faraglia: 7 gol a testa) e miglior giocatore del torneo («già lo sapevamo», urlano dagli spalti).
 
 

«I premi individuali ricevuti sono merito dello straordinario lavoro di gruppo, opera dei miei compagni e della dirigenza, che ci ha messo nelle migliori condizioni. Strepitoso il nostro portiere Mykhaylo Sudomlyak (premiato quale miglior numero 1), per le parate ripetute e i tre tiri neutralizzati dai cinque metri», osserva l’attaccante napoletano e figlio d’arte classe 2001, fratello minore di Massimo. Presente in tribuna papà Fulvio, una gloria del Sodalizio posillipino, vincitore di sei tricolori, una Coppa dei Campioni e due Coppe delle Coppe. A insignire l’enfant prodige l’oro olimpico a Barcellona’92 e Hall of Fame Carlo Silipo. «Un ringraziamento speciale a Tommaso Negri, Andrea Scalzone e Luca Marziali, che sono venuti a sostenere gli under 20 a Viterbo. Si è creato un bellissimo e profondo legame tra i giocatori della prima squadra e i ragazzi del settore giovanile: è questa la vittoria più bella per il Posillipo. Si è ristabilita quell’atmosfera di unione, che ha contraddistinto il Posillipo per diversi anni», spiega Silipo, che elogia l’encomiabile lavoro profuso in questo biennio.

«Doveroso ringraziare Roberto Brancaccio, Luigi Massimo Esposito, tassello fondamentale e prezioso, il dirigente Gianni Grieco e il vicepresidente Vincenzo Triunfo, artefice del rilancio e della rinascita sportiva, che, di concerto con il consiglio direttivo, ha riprodotto le condizioni ottimali per riproporre e rimettere al centro lo sport nella sua pluralità», conclude l’intramontabile campione del Settebello. Insomma che c’è un Posillipo che vince sul campo, si sacrifica, lotta, non polemizza, bada all’essenziale e al concreto, riportando in auge il Circolo Nautico e ponendo Napoli sul tetto d’Italia e sul gradino più alto del podio. Serve aggiungere altro?
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