La corsa di Sirine verso il titolo:
«Basta, lascio la boxe: anzi no»

La corsa di Sirine verso il titolo: «Basta, lascio la boxe: anzi no»
di Erminia Voccia
Sabato 16 Novembre 2019, 17:16 - Ultimo agg. 19 Marzo, 19:09
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«La palestra non mi dà più quello che mi dava prima. Io stessa non riesco più a dare quello che davo prima». Sirine Charaabi, 20 anni, promessa del pugilato, sembra aver mollato la presa, dopo anni di lotta nella vita e sul ring per conquistare la maglia azzurra. La pugile, nata in Tunisia ma residente in provincia di Caserta, aspetta ancora la cittadinanza italiana, l'unico modo per poter accedere ai tornei internazionali. Si allena duro da sempre, sul ring ci è salita quando non aveva ancora 6 anni, due anni dopo essere arrivata in Italia. Al telefono con il padre parla in italiano con accento casertano. «Ormai non ci credo più, penso sia inutile anche un altro appello al Presidente della Repubblica Mattarella per chiedere la cittadinanza», spiega del tutto disillusa. 



Sirine ha vinto i tornei nazionali per due volte. A dicembre 2018 è arrivata seconda ai campionati italiani di boxe. Nel corso della finale dell'anno scorso a Pescara, un po' per responsabilità dell'avversaria e un po' per un suo stesso errore, aveva subito un colpo che l'aveva messa a tappeto, un colpo giudicato «scorretto» anche dal suo maestro. Poi c'è stato il fermo, gli esami di controllo che hanno tenuto la ragazza fuori dai giochi fino a marzo 2019, quando Sirine è tornata idonea. Ma anche dopo il recupero, non è stata convocata in nazionale. «Di solito, chi arriva prima ai campionati italiani viene convocata, lo stesso vale per chi arriva seconda. Mi aspettavo una convocazione, ma non è mai arrivata», racconta. Come spiega il maestro Giuseppe Perugino, l'ostacolo è sempre quello della cittadinanza, senza non può esserci la convocazione e nemmeno la sognata maglia azzurra. La sola via è vincere il titolo di campionessa.

Ecco che in autunno Sirine decide di abbandonare la boxe, per un mese intero non si presentata in palestra, quella dei Perugino del piccolo comune di San Prisco, palestra dove sono nati e cresciuti grandi campioni. Il padre, la madre e il maestro ne soffrono, Sirine non sembra più lei. Il padre prova a convincerla a non lasciar andare. Come può, tenta di darle la determinazione che serve a prepararsi ai campionati italiani di pugilato di dicembre 2019. «Datti ancora due mesi», le consiglia una sera che sono soli e parlano a cuore aperto. Ma Sirine non è una ragazza dalla testa calda, ci aveva pensato bene e aveva deciso, esausta dei tanti sacrifici. Si mette a studiare, si iscrive all'Università e la mattina alle 7 prende il pullman per andare a lezione di arabo, lei che a casa è già abituata al dialetto tunisino. La sera lavora fino a tardi per poter gravare meno sulla famiglia. «Devo pensare al mio futuro», dice rassegnata, ma intanto sembra pensarci su. E infatti, dopo un mese di stop, un giorno qualsiasi torna dai suoi compagni in palestra. Scherzando, commenta: «Se non mi presento ai campionati di dicembre faccio un favore alle altre». Il tempo per prepararsi è poco, mancano solo 20 giorni e la motivazione non è la stessa di prima. «Ai campionati vorrei andare per me, vorrei fare il mio - prosegue - in palestra ci sono tornata perché la boxe mi mancava, non perché sto ancora inseguendo qualcosa». 
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