Un anno fa la morte di Michele Scarponi: da Liegi a Filottrano il ricordo del campione

Un anno fa la morte di Michele Scarponi: da Liegi a Filottrano il ricordo del campione
di Francesca Monzone
Domenica 22 Aprile 2018, 12:20
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Un anno fa moriva Michele Scarponi. L’Aquila di Filottrano, come veniva chiamato da tutti, era appena tornato dal Tour of the Alps dove aveva vinto una tappa e quella mattina del 22 aprile di dodici mesi fa, intorno alle 8 era uscito per allenarsi in bicicletta. A maggio sarebbe stato il capitano dell’Astana al Giro d’Italia. Quella mattina però Michele ha incontrato il suo destino, e a pochi chilometri da casa, un camion lo ha investito mettendo fine alla sua vita di uomo, di atleta e di padre. Era la vigilia della Liegi-Bastogne-Liegi e la notizia della morte di Michele Scarponi in poco tempo fece il giro del mondo. Gli organizzatori della Doyenne si riunirono subito e decisero che tutto il montepremi della loro corsa sarebbe andato alla famiglia Scarponi, perché nello sport e nel ciclismo esistono regole non scritte e quando uno del gruppo muore la sua famiglia va aiutata. 
Quella sera stessa Alejandro Valverde, grande campione e amico di Scarpa, durante la conferenza stampa prima della corsa,disse che più di ogni altra cosa voleva vincere per dedicare la vittoria al suo amico. Quella mattina a Liegi non c’era la solita festa, nessuna musica ma solo silenzio e applausi mentre sui monitor alla partenza venivano mostrate le immagini più belle di Michele. La sua squadra, l’Astana , era in prima fila con i volti trasfigurati dal dolore e dalle lacrime. Valverde corse per il suo amico e vinse. Sul traguardo di Ans  Valverde da solo tagliò il traguardo, alzò le braccia e per un attimo guardò il cielo. Aveva mantenuto la sua promessa. 

È passato un anno da quel tragico incidente e il ricordo dell’Aquila di Filottrano è ancora vivo nel cuore e nella mente della gente. La sua famiglia non è mai stata lasciata sola e sono stati tanti i modi con i quali questo  atleta è stato ricordato. Anche oggi Liegi ricorderà prima della partenza il suo corridore così come fece lo scorso anno. Michele vinse la sua ultima corsa durante il Tours of the Alps a Innsbruck e quest’anno nella città austriaca durante la corsa è stato presentato il premio Up Award – Souvenir Michele Scarponi, che celebra la generosità e lo spirito di squadra. In marzo la Tirreno-Adriatico ha fatto tappa a Filottrano, la città di Michele, e il Giro d’Italia il 16 maggio lo omaggerà ancora passando di nuovo sulle sue strade.

Oggi a Filottrano si corre la prima granfondo Michele Scarponi e la partenza sarà vicino al cimitero, così i 2000 partecipanti potranno salutare l’amico scomparso. Tanti corridori nelle loro vittorie hanno pensato a Scarponi. Lo ha fatto Landa al Giro d’Italia, Vincenzo Nibali al Giro di Croazia e un mese dopo quando la corsa rosa è arrivata sullo Stelvio. Peter Sagan all’Aquila di Filottrano ha voluto dedicare il suo terzo mondiale.Fabio Aru ai campionati italiani ha corso con una maglia di Scarponi e ha vinto per lui. 

Michele non è stato il corridore più vittorioso nella storia di questo sport. Ha vinto tanto, certo, e lo ha fatto con l’umiltà e la forza che contraddistinguono i campioni. Lui il Giro lo aveva conquistato  nel 2011 quando la vittoria venne tolta a Contador per doping. Però Scarponi non aveva mai pienamente accettato quel successo  e diceva che le corse non si vincono a tavolino. Nessuno dimenticherà l’amicizia tra lui e Vincenzo Nibali e il Giro del 2016 quando si mise a disposizione del siciliano per conquistare la maglia rosa. Quell’anno Michele andava forte nonostante i suoi 36 anni e avrebbe potuto prendersi qualche soddisfazione, ma decise che la cosa più  importante era la vittoria finale di Nibali e per il suo capitano si sacrificò.

 Michele Scarponi oggi è diventato un simbolo. È il simbolo dello sport bello e appassionante, della fatica e del sorriso, ma è anche diventato il simbolo delle morti sulla strada, perché lui la vita l’ha persa mentre andava in bicicletta. Da un anno l’Aquila di Filottrano è diventata anche un progetto che guarda al futuro affinché non ci siano più vittime sulla strada perché, purtroppo, il nostro Paese, è uno di quelli con il maggior numero di morti proprio tra i ciclisti. 
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