Avellino, arrestato Festa, quando il sindaco rispondeva: «Non mi occupo di appalti, non hanno trovato niente»

Diceva: «Non permetto a nessuno di mettere in discussione, neanche alla magistratura».

L'ex sindaco Festa
L'ex sindaco Festa
di Rossella Fierro
Sabato 20 Aprile 2024, 09:48
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Dalle prime perquisizioni nella notte tra il 5 e il 6 marzo fino all'arresto all'alba di giovedì, passando per le dimissioni dallo scranno più alto di Palazzo di Città. Sono questi i quarantacinque giorni più lunghi e più bui della carriera politica dell'ex sindaco, Gianluca Festa. Nel mezzo pochissime apparizioni pubbliche. Due quelle più significative e più stridenti tra di loro per toni utilizzati e contenuti comunicati.

La prima quella del 6 marzo quando, intorno alle 14, di ritorno dal Comando provinciale dei Carabinieri dove, insieme al suo legale, il penalista Luigi Petrillo, aveva firmato i verbali a margine delle perquisizioni domiciliari subite durante la notte, Festa incontrò la stampa a Palazzo di Città. Fu l'occasione per sferrare un attacco durissimo contro la minoranza consiliare, rea a suo dire di aver tentato di sconfiggerlo a colpi di esposti, e per difendere la sua onorabilità che, diceva, «Non permetto a nessuno di mettere in discussione, neanche alla magistratura».

La seconda apparizione venti giorni dopo, il 26 marzo, quando attraverso un video pubblicato sui suoi canali social, dunque in assenza di cronisti, il sindaco con toni molto più pacati annunciava le sue dimissioni dalla carica di primo cittadino, le stesse che solo venti giorni prima aveva escluso tout court rispondendo, in alcuni casi anche in maniera stizzita, ai giornalisti che gli chiedevano se l'inchiesta avviata a suo carico potesse spingerlo ad un passo indietro. Addirittura, a chi gli domandava se avesse intenzione di ricandidarsi comunque, lui replicava: «E perché non dovrei?».

Riavvolgendo il nastro, va specificato che le perquisizioni di inizio marzo e le accuse mossegli in quel momento dalla magistratura, corruzione, associazione a delinquere, turbativa d'asta e falso in atto pubblico, erano legate a presunti appalti pilotati al Comune di Avellino in cambio di sponsorizzazioni alla DelFes, squadra di basket da lui fondata.

Quelle che hanno portato giovedì all'adozione della misura cautelare degli arresti domiciliari, invece, vanno dalla tentata induzione indebita alla corruzione per l'esercizio della funzione, dalla rivelazione di segreto d'ufficio aggravata al falso in atto pubblico, fino al peculato e al depistaggio per aver sottratto, questa la tesi degli inquirenti, un computer del Comune in uso al suo ufficio nel giorno precedente le perquisizioni e la conferenza stampa.

Sotto la lente di ingrandimento della Procura ci sono anche gli affidamenti ad un network radiofonico nazionale dell'attività di promozione dell'Eurochocolate e le sponsorizzazioni dell'evento da parte di alcune società legate all'ente da rapporti contrattuali frutto, secondo i magistrati, di numerose sollecitazioni illecite promosse dall'ex sindaco.

Lo stesso Festa, nella celeberrima conferenza stampa del 6 marzo, a chi gli chiedeva lumi in merito alle sponsorizzazioni della fiera del cioccolato da parte di imprese concessionarie di servizi fondamentali per l'ente, su cui le opposizioni avevano sollevato dubbi, diceva di non trovare nulla di inopportuno: «Quando ci sono realtà imprenditoriali che operano in un territorio e fanno utili, se hanno voglia di sostenere qualche iniziativa attraverso operazioni chiare, trasparenti e ufficiali, non ci trovo nulla di strano». E sempre in materia di sovvenzioni finanziarie, questa volta le domande erano riferite a quelle arrivate alla DelFes e già oggetto di indagine, rispondeva: «Da tifoso sostenitore non mi occupo di questo, da sindaco non mi occupo di affidamenti».

Affermazioni che, verosimilmente, ripeterà nel corso della sua difesa rispetto alle accuse mossegli dalla Procura che, invece, gli contesta di aver utilizzato proprio la sua posizione di primo cittadino per sollecitare alcune sponsorizzazioni a privati in maniera illecita. In quella stessa sede Festa avvertì i suoi avversari politici: «Chi si aspettava la bomba ha fatto cilecca, questa non è neanche una miccetta». Perché, questa era la tesi dell'allora sindaco, «Chi era deputato a cercare prove (durante la prima perquisizione ndr) non le ha trovate, basta questo a fugare ogni dubbio».

Video

Presunte prove che, evidentemente, oggi la Procura gli contesta di aver tentato di sviare facendo sparire il pc comunale dal suo ufficio. Una congettura, quella degli inquirenti, «indimostrata e indimostrabile» secondo la difesa dell'ex fascia tricolore.

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