Dike Napoli Basket, esilio a Fuorigrotta ma non c'è il parquet

Dike Napoli Basket, esilio a Fuorigrotta ma non c'è il parquet
di Stefano Prestisimone
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00
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Tempi duri per la Dike. Il club partenopeo di A1 femminile che fino a un mesetto fa poteva puntare legittimamente allo scudetto, oggi si ritrova con un grave emergenza da fronteggiare: il Palavesuvio tra qualche giorno potrebbe diventare off limits per i lavori delle Universiadi. Ad inizio settimana ci sarà un sopralluogo dei vigili del fuoco e un summit con l'impresa che ha avuto assegnati i lavori. Si sperava di scongiurare il pericolo ma le avvisaglie oggi non sembrano delle più favorevoli. A questo si aggiunge il problema degli stipendi non pagati che ha fatto incrociare le braccia alle due americane Isabelle Harrison e Courtney Williams, assenti nelle ultime due partite. Ma oggi tutto ciò appare un'inezia rispetto alla chiusura dell'impianto di via Argine.
 
Tra qualche giorno l'impianto chiuderà per riaprire tra marzo e aprile. I lavori previsti riguardano il palasport principale e le palestre collaterali che fungeranno da campi di allenamento e riscaldamento. Nella palestra B del basket saranno effettuati solo lavori di messa in sicurezza e antincendio, niente che riguardi il campo da gara. E quindi la Dike in cuor suo sperava che l'attività non sarebbe stata bloccata. Ma il Palavesuvio è considerato zona cantierabile nella sua totalità. Ora c'è la sosta del campionato per gli impegni della nazionale e la squadra è stata messa a riposo per qualche giorno. Ma da lunedì tutto dovrebbe riprendere regolarmente in vista del match di domenica 25 novembre a Vigarano. Ma il club non sa davvero come procedere perché il nodo palasport rende tutto incerto. Difficile programmare qualsiasi tipo di iniziativa se poi tra pochi giorni ci si ritrova senza casa.

Dall'assessorato allo Sport di Ciro Borriello arriva una possibile soluzione, anche se quella immaginata non è praticabile. «In questo momento è difficile dire cosa sarà deciso nel summit che avverrà all'inizio della prossima settimana - dice Borriello - Non è facile supporre che sarà dato via libera alla società napoletana perché l'attività che svolgono è incessante, senza pause, e andrebbe gestita all'interno di un cantiere. Ma c'è comunque il piano B, perché abbiamo la disponibilità della palestra di via Terracina che ha anche spalti con buona capienza». Il problema è che la bella struttura di Fuorigrotta, con tetto in legno e molto accogliente, non ha il parquet che invece è obbligatorio per le partite di campionato, oltre ad essere priva di qualsiasi attrezzatura elettronica e delle strutture regolamentari. Al momento della progettazione è ovvio che non si supponeva che oltre all'utilizzo scolastico, potesse servire per una squadra di serie A. E dunque è stato montato un fondo non idoneo per il basket di vertice. Per le partite ci sarebbero al momento disponibili il Palacaravita di Cercola (ma per un tempo limitato perché anche questo soggetto ai lavori), oppure il palasport di Casalnuovo, ma per gli allenamenti la squadra dovrebbe peregrinare in cerca di accoglienza. «Il nostro grido di allarme di alcuni mesi fa è rimasto inascoltato - spiega il vicepresidente della Dike, Pino Zimbardi - ora ci ritroviamo in una situazione impossibile da fronteggiare, perché se, come pare, non ci sarà data la possibilità di utilizzare il Palavesuvio, non abbiamo una alternativa reale. A Casalnuovo non c'è l'illuminazione adatta per la ripresa televisiva delle partite che è obbligatoria, la palestra di via Terracina è una barzelletta perché non ha il parquet. Dunque saremo costretti a fare una conferenza stampa la prossima settimana in cui spiegheremo come stanno le cose, e poi consegneremo il nostro titolo al presidente della Federbasket, Gianni Petrucci, che tanto ha fatto per noi esponendosi in prima persona. Il problema dello stop delle due americane è la diretta conseguenza di questa situazione perché i procuratori sono in allarme per la drammatica storia del Palavesuvio e si sono messi di traverso. Gli sponsor ci tempestano di telefonate per sapere cosa accadrà e noi non abbiamo una risposta».
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