Universiadi, torna il grande basket:
gli Usa debuttano al Palabarbuto

Universiadi, torna il grande basket: gli Usa debuttano al Palabarbuto
di Stefano Prestisimone
Giovedì 4 Luglio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:15
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Wayne Rollins, più conosciuto come Tree Rollins, ovvero l'albero per la sua mole (2,16), il re degli stoppatori. Horace Grant, 4 volte campione Nba, prima accanto a Michael Jordan nei mitici Chicago Bulls, poi con i Lakers di Shaquille O Neal. Larry Nance, l'uomo volante, uno dei più incredibili schiacciatori del pianeta dei pro. Nomi che rasentano il mito, giocatori che hanno fatto la storia della Nba e che sono passati dalla Clemson University, il college scelto per rappresentare gli Stati Uniti nel torneo di basket maschile delle Universiadi.
 
E che fanno sognare il pubblico partenopeo: abbastanza cospicuo il numero dei biglietti acquistati in prevendita per le partite degli Usa,del resto qui il fascino a stelle e strisce ha sempre avuto un effetto speciale. Si prevede già un buon pubblico stasera, per il match d'esordio al Palabarbuto alle 20 contro la Finlandia.

Del resto gli americani ingaggiati dalle squadre napoletane sono diventati tutti figli adottivi della città, da Gowan, il primo pivot della storia di un club azzurro, nerissimo e enorme, che secondo la leggenda fu notato per la sua mole appena sbarcato da una nave statunitense e trascinato alla palestra dei Cavalli di bronzo. Era la fine degli anni '50 e si giocava nella storica struttura che una volta era la scuderia reale dei Borbone.

E poi l'icona Jim Williams, eroe della Fides Partenope che vinse la Coppa delle Coppe nel 1970, più tardi Lee Johnson, la cavalletta nera, Mark Smith, talento e vita sregolata, tragicamente scomparso a 41 anni. E ancora il funambolo Walter Berry, the truth, immarcabile, un giocatore che arrivava dalla Nba ma dalla quale fu espulso per motivi comportamentali: dopo un litigio aveva messo un coltello al collo di un compagno di squadra. Del resto veniva dal Bronx, dove era cresciuto fin da bambino con l'amico del cuore di Mike Tyson, tra scorribande e risse. Due scugnizzi salvati dallo sport. Quindi il monumento Nba Alex English, arrivato qui a fine carriera, ma sempre elegantissimo, dentro e fuori dal campo, il «professore» Mike Mitchell, anche lui morto troppo presto, in campo a Napoli nel 1991, capace di giocare in serie A italiana fino a 43 anni senza sfigurare. E Lynn Greer, l'ultimo fidanzato della città cestistica, capace di trascinare Napoli alla vittoria della Coppa Italia nel 2006 e alla qualificazione in Eurolega. Storie antiche così come quella dei «Tigers» di Clemson, che comincia nel 1911 e dunque è ben oltre il secolo di vita. Tra i fondatori della prestigiosa Atlantic Coast Conference, l'ateneo della South Carolina ha vinto un titolo in epoca lontana (nel 1939) ma da anni è stabilmente nel gruppo delle big della Ncaa con l'ultimo l'ingresso nelle «sweet sixteen», l'elite del campionato universitario, nel 2018. Arriva qui con una squadra rinnovata, ha perso la star Marquise Reed, la guardia che ha chances di entrare nel roster dei Detroit Pistons in Nba (ha chiuso la stagione Ncaa a quasi 20 punti di media) e che sarebbe stata un'attrazione vera. Ma resta una delle favorite, se non la favorita numero 1. Ha inserito giocatori nuovi come Nick Honor, ex Fordham University (che ieri non ha giocato nell'amichevole contro l'Italia alla Nato di Gricignano), guardia di grande talento, ha un lungo super affidabile come Simms, energia e forza, uno dei probabili mvp della manifestazione. Altri nuovi arrivati sono Dowes, da Seton Hall, e Scott da Tulsa. Squadra dunque forte ma con poca chimica di gruppo perché si conoscono appena. Vedremo se basterà. Dopo il match con la Finlandia di oggi, domani gara-bis a Fuorigrotta alle 13 contro l'Ucraina, mentre la terza gara è ad Aversa il 6 luglio contro la Cina.
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