Rivoluzione Figc, la verità di Sibilia:
«Non ho tradito Tavecchio»

Rivoluzione Figc, la verità di Sibilia: «Non ho tradito Tavecchio»
di Pino Taormina
Giovedì 23 Novembre 2017, 10:33
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Cosimo Sibilia, avellinese, 57 anni, è stato l'ago della bilancia nel decretare la caduta di Carlo Tavecchio. Il potentissimo capo della Lega Nazionale Dilettanti, senatore di Forza Italia, vicinissimo al presidente del Coni Malagò, è ancora ora considerato uno dei possibili candidati al vertice della Figc.

Sibilia, il presidente del Coni insiste, però: dice che il calcio va riformato e l'unica strada è il commissariamento.
«Noi dobbiamo mostrare un grande senso di responsabilità. È un nostro dovere: è chiaro che se la Lega di serie A non elegge alla svelta la sua governance questo comporterà inevitabilmente a nuovi momenti di riflessione. Ma spero che già il 27 novembre qualche casella venga sistemata con grande senso di responsabilità da parte dei presidenti dei club».

Malagò ritiene necessario mettere mano allo statuto.
«Va rivisitato, ma dobbiamo essere capaci di farlo dall'interno. Facendo ogni sforzo per evitare che ci venga corretto dall'esterno. Ed è questa la maturità che tutti noi dobbiamo dimostrare».

Cosa metterebbe al centro del modello Italia?
«È un momento molto difficile a causa della fiducia dell'opinione pubblica messa a dura prova dopo la mancata qualificazione ai Mondiali. Però ripartirei proprio dal recupero della centralità del calcio giocato e dalla riconquista dell'unità fra tutte le componenti federali, così da ricominciare insieme con la giusta collaborazione».

Come ha vissuto nei giorni successivi all'eliminazione? A suo avviso qual è la colpa principale di Tavecchio?
«Con dispiacere, delusione e amarezza: gli stessi sentimenti che hanno provato tutti gli italiani per la fallita qualificazione ai Mondiali. E Tavecchio, che ha sofferto e sta soffrendo tantissimo, ha pagato anche per colpe non sue il prezzo più alto».

Le parole di Tavecchio e l'idea di farla passare come un traditore l'hanno ferita?
«Se negassi di esserci rimasto male, sarei un ipocrita. Voglio ribadire che con Carlo Tavecchio sono stato sempre estremamente chiaro e leale, anche di fronte a testimoni. Più volte gli ho detto che, se si fosse tirata indietro la Lega Pro e pur a fronte del sostegno della Lnd mai venuto meno, non ci sarebbero state comunque le condizioni e i numeri necessari per andare avanti. Su questa linea, il Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti mi aveva dato mandato per comunicare a Tavecchio e al Consiglio Federale le decisioni della nostra Lega. Le accuse che mi sono piovute addosso oltre che essere ingiuste sono assolutamente infondate».

Suo padre Antonio, lo storico proprietario dell'Avellino negli anni della serie A, cosa le avrebbe detto?
«Sarebbe stato orgoglioso del lavoro che sto portando avanti alla guida della Lega Nazionale Dilettanti per la crescita del calcio di base e per le società dilettantistiche. Ma di sicuro si sarebbe congratulato per come ho gestito questa fase critica».

Ma di quell'Avellino che ricordi ha?
«Nel mio cuore c'è una squadra: quella che vinse il campionato di serie C nella stagione 72/73. Ricordo ogni nome di quella formazione...».

Lei ha giocato al calcio. Perché ha smesso?
«Purtroppo per via di un infortunio al ginocchio, non ero male come difensore. In realtà anche il terremoto dell'80 mi spinse a pensare ad altre cose».

Andiamo al sodo: si candida alla presidenza della Figc?
«Mi sono sempre definito una persona che unisce e che non divide. Sono da sempre un uomo di sport, soprattutto per tradizione familiare, e ho sempre messo la politica al servizio dello sport e mai viceversa. Con Giovanni Malagò, che ringrazio per le parole di apprezzamento rivolte al mondo dilettantistico, mi lega un antico rapporto di amicizia e stima. Ogni discorso su ipotetiche candidature mi sembra prematuro e inopportuno. Prima è necessario portare avanti un confronto sui grandi temi per far ripartire il calcio italiano. Occorrono progetti concreti che abbiano la più ampia e responsabile condivisione fra tutti i soggetti interessati».

Ha sentito Tavecchio dopo il suo addio?
«Non subito! Dopo la sua reazione in conferenza stampa, ho preferito evitare commenti a caldo. Ci siamo sentiti il giorno successivo».

Cosa vi siete detti?
«Ci siamo consultati sulla data di convocazione della prossima assemblea e mi ha chiesto un parere».

Sarà il 22 gennaio?
«E una delle date sul tavolo. Ma magari si può fare anche prima».

La «sua» Lega Dilettanti resta compatta?
«La nostra è una squadra che lavora in sinergia e così continuerà ad essere. Anche nel momento più delicato, quello di lunedì scorso, ho visto la giusta compattezza e ciò mi ha reso orgoglioso. Non è facile trovare coesione in momenti del genere, ma ha prevalso il senso di responsabilità di dirigenti che individuano sempre come priorità il bene della Lega».
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