Quando Emery si fece remuntare
dopo il 4-0 del suo Psg al Barça

Quando Emery si fece remuntare dopo il 4-0 del suo Psg al Barça
di Bruno Majorano
Mercoledì 17 Aprile 2019, 12:00
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La parola Remuntada, i catalani l'avevano utilizzata nel 2010 dopo la sconfitta in semifinale di Champions contro l'Inter. Quella volta non portò benissimo al Barcellona, ma con tempo hanno saputo riprendersi la loro rivincita. Non era mai capitato nella storia delle coppe europee che una squadra sconfitta 4-0 all'andata riuscisse a ribaltare nel ritorno, qualificandosi. Non era mai accaduto. E il modo in cui il Barcellona ha strappato dalle mani del Psg i quarti di finale della Champions 2017 è qualcosa che si avvicina più al soprannaturale che alla semplice impresa sportiva.

Era difficile progettarla dopo il primo round a Parigi dominato dal Psg. Ed era impossibile anche solo immaginarla una volta incassato da Cavani il gol del 3-1 a mezz'ora dal fischio finale, con davanti uno scampolo di partita e l'Everest di tre gol da scalare per dare concretezza al sogno della rimonta che si è materializzata solo negli ultimi 420 secondi. Quelli che hanno riscritto la storia del calcio europeo: da 3-1 a 6-1, Barcellona in paradiso e Psg all'inferno. Di ribaltoni clamorosi è piena la storia del football, ma quella del Barcellona pesa ancora di più. Perché per portarla a compimento i catalani sono dovuti tornare in vita almeno tre volte. Erano da ricostruire psicologicamente per cancellare lo tsunami dell'andata, impresa che Luis Enrique ha compiuto lungo tre settimane ridando dignità a una squadra che al Parco dei Principi praticamente non era esistita. Poi la resurrezione dopo il gol di Cavani, che chiudeva i giochi, e quella degli ultimi 420 secondi quando nessuno più ci credeva. O forse no, visto come è andata a finire.
 
Le lacrime finali di Unai Emery dicono tutto della delusione dei francesi. Il ribaltone subito segna un punto di non ritorno nel rapporto tra l'allenatore spagnolo e gli emiri che mal digeriscono il ko di Barcellona dopo aver investito tanto per entrare nel salotto che conta dell'Europa. Le colpe di una squadra ricca di talento, ma che si è squagliata emotivamente, ricadono sull'allenatore, che resta in sella per un'altra stagione, ma poi chiude la sua parentesi parigina per approdare proprio sulla panchina dell'Arsenal.
 
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