Sepe salva il Parma ridotto in 10
contro il Frosinone: al Tardini è 0-0

Sepe salva il Parma ridotto in 10 contro il Frosinone: al Tardini è 0-0
di Vanni Zagnoli
Domenica 4 Novembre 2018, 17:11 - Ultimo agg. 17:58
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Parma-Frosinone sei mesi dopo è meno interessante e finisce 0-0. A primavera, al Tardini, i crociati si aggiudicarono rapidamente il confronto diretto, alimentando la rincorsa dopo l’unica vittoria in 8 gare invernali. Esultarono a 3’ dalla fine dell’ultima giornata, grazie al 2-2 di Floriano, allo stadio Benito Stirpe, e per i ciociari fu la terza volata promozione perduta, dopo le due della stagione precedente, regolare e playoff.

Da allora, il ds Daniele Faggiano ha rifatto il Parma due volte, in estate, con un mercato di basso livello, perchè c’era il rischio di serie B o penalizzazione, e poi dopo l’eliminazione in coppa Italia, complice l’accantonamento del presidente cinese. I 7 di Nuovo Inizio rilanciano, Roberto D’Aversa conferma i limiti di due biennio ducale, quando deve fare la partita raramente convince, nelle gare di attesa è spesso premiato.

Moreno Longo si stabilizza dopo il cattivo inizio di campionato, il 3-0 di Ferrara dà fiducia, dopo un mercato da provinciale, in un territorio infinitamente meno ricco rispetto alla piccola Parigi.

Nel primo tempo, solo un tiro in porta, del mancino Siligardi, ribattuto da Sportiello. Alla ripresa una buona chance per Beghetto, sinistro alto di poco.

La partita è gradevole, la manovra di Deiola e compagni discreta, l’opposizione giallazzurra è intensa, ad affollare la trequarti. La circolazione palla del Frosinone è magari più veloce ma non così precisa. Servirebbe anche più coraggio, come chiedono i 100 tifosi partiti dalla Ciociaria alle 8. Gervinho non è in giornata, mentre in genere ha il turbo ed è l’unico fuoriclasse delle squadre di seconda fascia. Il presidente Maurizio Stirpe è tranquillo, in tribuna, meno lo stato maggiore parmigiano. Tantopiù quando Stulac entra con il destro alto, rischiando di fare male a Chibsah. Lo sloveno è un regista dal tiro eccellente, sbaglia il tempo dell’entrata. I fischi che accompagnano il rientro dell’interno ghanese sono di chi non ha visto il replay: uscirà per Gori. 

Piove, si scalda comunque il pubblico di casa, l’occhio va sulle panchine, con un totale di 25 uomini a disposizione, una moltitudine suggerita da Pietro Leonardi, quando era dg del Parma pre fallimentare. Arrivò in Europa, persa per un debito di 265mila euro, e poi avviò al fallimento, adesso la solidità economica è da Europa, si punterà al settimo posto, ma con pazienza. L’hanno i laziali, negli attacchi, Sepe esce, Bruno Alves anticipa Daniel Ciofani. D’Aversa leva Ceravolo, trascinante in B, a Benevento, ma non in A, per l’interista Bastoni.

Il match resta teso come una partita salvezza vera, il Parma è a +8, non dovrebbe avere problemi, mentre il Frosinone resta sottacqua. Esce Campbell, lontano dal folletto che con la Costa Rica eliminò l’Italia di Prandelli, al mondiale del 2014, portando l’Olanda ai rigori. Allo scadere, angolo di Gori, bel tiro dell’olandese Vloet e Sepe leva la palla dall’incrocio. Qui si capisce perchè sta a guardare Frattali, portiere di due delle tre promozioni.

D’Aversa e Longo sono fra i tecnici meno esperti della serie A, sono pragmatici e umili. I giallazzurri non possono fare di più, i crociati dovrebbero, invece. Peraltro il montestipendi è simile, 23 milioni contro 22, e lì si vede l’abilità di Faggiano, nel motivare i giocatori a venire a Parma. 
 
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