Se lo strappo di Sarri può fare bene al Napoli

di Francesco De Luca
Martedì 18 Giugno 2019, 08:00
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Sarri è riuscito a fare qualcosa d'importante per il napoli anche in questi giorni. I giorni in cui ha ricevuto dal popolo azzurro l'accusa di alto tradimento per avere accettato la panchina della Juve. È infatti riuscito a ricompattare una tifoseria che si era progressivamente sfilacciata nei mesi scorsi, come testimoniato dal calo di spettatori al San Paolo e dal relativo interesse che si coglie rispetto alle prime manovre di mercato del club in queste settimane.

La reazione è stata molto dura, anche se non si sono viste tute buttate nei cassonetti dell'immondizia, come accadde in un sabato di luglio di tre anni fa, quando la Juve ufficializzò l'acquisto di Higuain. Più che mai convergente è la posizione del tifo su Sarri e diventa lui, l'allenatore che più di tutti si era avvicinato all'obiettivo scudetto nel dopo-Maradona, il nemico da battere. Lui, il napoletano che aveva fatto sognare i napoletani. Si deve tuttavia andare oltre questi aspetti emotivi e far sì che il fronte unico non sia contro Maurizio e la Juve, ma a sostegno del Napoli. Che il San Paolo si accenda già nelle prime settimane del nuovo campionato, non soltanto quando arriveranno qui i campioni d'Italia con il loro allenatore in tuta (non possiamo pensare che tradisca anche il look).

Napoli si alimenta di passione e, secondo affrettate valutazioni, questo sarebbe un limite. È invece uno stimolo fortissimo per chi indossa la maglia azzurra, soprattutto negli anni in cui è stata ritrovata la più alta dimensione calcistica, dopo profondi travagli. Questa passione sembrava essere sopita perché nella scorsa stagione, considerando la netta distanza dalla Juve, i tifosi si sarebbero aspettati migliori risultati nelle altre competizioni, magari una finale di Coppa Italia o Europa League, dove Sarri con il suo Chelsea sarebbe stato considerato un avversario, non un nemico. Questa passione - per ora alimentata dall'anti-juventinismo - sta riaffiorando e va indirizzata nel modo corretto. In favore del Napoli. A cosa servirebbe continuare a riversare veleno sull'ex allenatore? Meglio utilizzare le energie a sostegno degli azzurri che nel prossimo campionato dovranno battersi contro la Juve e respingere l'assalto dell'Inter, rafforzata dalla presenza di Conte e da acquisti con cui l'ex commissario tecnico della Nazionale vorrà tentare di vincere lo scudetto al primo colpo, come accadde a Torino nel 2012, beffando altri due maestri di calcio, Sarri e Ancelotti.

Affinché questa saldatura sia reale e intaccabile, andando oltre le contestazioni e le brutte scene viste negli ultimi mesi della prima stagione di Carlo (inaccettabile il gesto della maglia rilanciata a Callejon a Frosinone, ad esempio), sono necessari interventi della società su due fronti.

1) Il primo fronte è il mercato, su cui potrà incidere l'allenatore, come ha sottolineato De Laurentiis, ancora sorprendendosi per l'assenza di Sarri al tavolo dei meeting dirigenziali in tre anni. E Ancelotti sa che servono interventi di spessore. È stato acquistato un esterno di ottime prospettive come Di Lorenzo e le notizie su possibili operazioni da effettuare nelle prossime settimane sono confortanti: James Rodriguez, Lozano e Manolas testimonierebbero l'intenzione di investire per ridurre il distacco dalla Juve. Certo, peserà l'addio di un difensore di qualità ed esperienza come Albiol, la cui assenza si avvertì nel girone di ritorno dello scorso campionato: serve un centrale di alto livello per sostituirlo (e la soluzione non è in casa). Certo, queste operazioni in entrata - avviate con il supporto di Ancelotti che sa muovere le giuste leve con giocatori e procuratori - devono essere poi perfezionate in tempi ragionevolmente brevi affinché il tecnico possa fare gli opportuni collaudi durante il ritiro e le prestigiose amichevoli con i campioni d'Europa del Liverpool e il Barcellona.

2) Il secondo fronte è il rapporto con la tifoseria, da non confondere e assimilare con chi mette nel mirino, a prescindere, De Laurentiis. Nella scorsa stagione, per la prima volta nella storia, il Napoli non ha messo abbonamenti in vendita per i lavori di restyling in vista delle Universiadi, iniziati invece a primavera inoltrata. La tifoseria si aspetta che la campagna di tesseramento vi sia quest'anno e nel corso della stagione sarebbero opportune iniziative affinché il coinvolgimento sia totale. È una spinta che non incide quanto la presenza di campioni in squadra, ma conta. Lasciamo che altrove si sfilacci il rapporto tra una città e una squadra: emblematico quello che sta accadendo nella Capitale dopo l'abdicazione di Francesco, l'ottavo re di Roma, uscito con tanta rabbia dal suo impero.
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