«La Prefettura perde i documenti»
Rajesh non riesce a rivedere i figli

«La Prefettura perde i documenti» Rajesh non riesce a rivedere i figli
di Mary Liguori
Sabato 31 Marzo 2018, 08:00 - Ultimo agg. 08:13
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Due anni di attesa per sentirsi dire, ogni volta, che le carte non si trovano. Che si sono smarrite le chiavi dell’armadietto. Che bisogna rifare tutto l’incartamento. E pagare, di nuovo, i bolli. Odissea per un padre indiano con regolare permesso di soggiorno in Italia che da due anni attende invano di ricongiungersi ai suoi figli. Cristo, per Rajesh Panwar (nella foto in basso), si è fermato allo Sportello Unico dell’Immigrazione della Prefettura di Caserta. Sebbene lavori regolarmente da anni come aiuto cuoco e, sin dall’arrivo in Italia, si sia posto un solo obiettivo: dare un futuro ai suoi due figli. 
 

Due anni fa ha presentato istanza di ricongiungimento per fare in modo che i due ragazzi possano lasciare l’India e arrivare in Italia. Entrambi sognano di diventare cuochi e Rajesh ha già organizzato tutto: andranno a studiare in una scuola di cucina. 

Quei due ragazzi sarebbero dovuti arrivare a Caserta già due anni fa perché il loro padre ha un lavoro regolare e una casa che per il Comune di Caserta presenta i parametri igienico-sanitari adeguati. Due anni fa, quindi Rajeish Panwar inizia una trafila che ancora oggi non si è conclusa. Perché? Rajesh racconta che in un caso gli è stato risposto che «i suoi documenti e le sue istanze non si trovavano più». Quindi le ha ripresentate. Ma successivamente gli è stato riferito che «non si trovavano le chiavi dell’armadietto dove solo custoditi i documenti». E, ancora, che «mancava uno dei documenti». Puntualmente Panwar ha portato di nuovo quanto richiesto, sborsando altri soldi per le marche da bollo. Ma non è servito a niente, come non è servita la lettera-diffida che il suo avvocato, Roberto Ricciardi, ha inviato lo scorso 22 giugno al Prefetto di Caserta e alla dirigente dello Sportello per l’Immigrazione. Ad oggi, anche l’istanza presentata dal suo avvocato resta lettera morta. Intanto, i figli di Rajesh, in India, aspettano ancora di poter riabbracciare il padre. Un immigrato lavoratore regolare che da due anni vede calpestati i suoi diritti. Per i pasticci burocratici dell’ufficio immigrazioni della prefettura di  Caserta peraltro di recente al centro di una bufera giudiziaria.

L’ex responsabile, Alfonso Moscia, è finito nei guai per aver messo su, con due pakistani, una compravendita di documenti per il ricongiungimento e permessi di soggiorno. Secondo l’accusa metteva le «carte a posto» per chi non aveva i requisiti per ottenere di essere raggiunto in Italia dai suoi familiari. In cambio di mazzette da 4mila euro. Per Panwar, che invece le carte in regola le ha, niente da fare. Oggi i suoi figli hanno sedici e diciassette anni. E sperano un giorno che dalla giungla burocratica della Prefettura gente fuori il permesso che spetta loro di diritto. 
«I miei diritti sono calpestati: mi rivolgo al Prefetto di Caserta perché mi consenta di riunirmi ai miei due figli», l’appello di Rajesh. 
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