Mamadou agli Oscar con «Io capitano», il sindaco: «Per noi è motivo d'orgoglio»

Marino invita Kouassi: «Discuteremo di inclusione»

Mamadou agli Oscar con "Io capitano"
Mamadou agli Oscar con "Io capitano"
di Nadia Verdile
Giovedì 25 Gennaio 2024, 09:20 - Ultimo agg. 14:57
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Io Capitano” nella short list dei film candidati all'Oscar, come migliore pellicola internazionale. L'esperienza tragica dell'attraversamento di Mamadou Kouassi, poi diventata approdo e rinascita a Caserta, è il motore di un film che Matteo Garrone ha reso magnetico. Eppure, sembra in città non esserci spazio per nuove accoglienze visto che da settembre non si riunisce la commissione che deve valutare le offerte pervenute in Comune per il nuovo Sai che, quando era Sprar era stato attraversato anche da Mamadou. Ma il primo cittadino rassicura: «Questo risultato - dice Carlo Marino - rappresenta un motivo d'orgoglio per la città di Caserta che, già dal 2016, ha attivato il più grande progetto Sprar, oggi Sai, d'Italia. Al momento è in corso la procedura di evidenza pubblica e verrà individuato il concessionario per continuare il servizio di accoglienza ai rifugiati, ai richiedenti asilo e ai titolari di protezione umanitaria e per costruire sempre di più un modello di inclusione sociale. Non solo sul Sai che riguarda gli adulti, ma anche per quel che concerne i minori non accompagnati ormai la nostra città è un riferimento nazionale. A Caserta si è partiti con la gestione di un servizio di accoglienza per i rifugiati nel 2016, proprio grazie a questa Amministrazione. Infine, stamattina (ieri ndr) ho provveduto ad invitare personalmente in Comune Mamadou, con il quale sarò felice di discutere dei temi dell'inclusione e dell'integrazione, partendo dalla sua esperienza personale per poi concentrarsi sulle prospettive future». 

Era da tempo che Mamadou aspettava di essere ricevuto. «Questa candidatura - dicono gli attivisti del Centro Sociale ex Canapificio - è qualcosa che va molto oltre le scene già forti che trasmette. È la vera storia dell'immigrazione di Mamadou.

La candidatura agli Oscar emoziona tantissimo anche noi del Centro Sociale e del Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta. Per noi è come raccontare la genesi dell'esperienza dell'ex Canapificio, del significato che abbiamo impresso a tutte le nostre attività che, a Caserta e non solo, abbiamo cercato di mettere in piedi». Rappresenta la storia di Mamadou, che è la storia dei tantissimi dannati della terra che scappano verso un futuro migliore ma non solo. 

«È - continuano - la storia della lotta del Movimento dei Migranti e Rifugiati di Caserta che ha sempre camminato insieme a quella dei percettori del reddito di cittadinanza, umiliati e criminalizzati per le loro difficoltà socio-economiche. Ci parla dei bambini e delle famiglie che hanno scommesso sul Piedibus, dei residenti di Via Trento, del Rione Volturno, del Quartiere Acquaviva e di Parco degli Aranci, e di tutte le altre periferie che si mettono in gioco per contrastare il degrado». 

L'altro ieri gli attivisti del Centro Sociale avevano lamentato in una nota stampa la mancata risposta da parte del sindaco alla richiesta di incontro di Mamadou, formulata da oltre due mesi. «Il sindaco in questi mesi ha incontrato, premiato e si è congratulato con tantissimi cittadini casertani degni di stima, ma non con Mamadou e il Centro Sociale, grazie ai quali Caserta arriverà sul tappeto rosso di Hollywood. Questo tappeto ci deve far riflettere anche su come, da dopo la chiusura dell'Ex Canapificio, che è stato Casa dei diritti, dove casertani e rifugiati costruivano battaglie comuni, la città sia ancora in attesa di un nuovo spazio sociale presso l'Ex Onmi, dopo quasi 5 anni».

La storia di Mamadou, oggi sotto i riflettori a mietere successi per il coraggio anche di un regista che ha voluto raccontarla al mondo, «ci parla dei casertani concludono i compagni di lotta di Mamadou - che, con Caserta Solidale, aiutarono gli anziani, gli immunodepressi, i fragili, portando loro la spesa a casa durante la pandemia. Ci parla di quanti, senza pregiudizi di religione, nazionalità e colore della pelle costruiscono la comunità senza lasciare indietro nessuno. “Io Capitano” non ci parla solo di cose belle. Anzi. Mostrando le enormi sofferenze di tante persone, denuncia anche le gravi mancanze di questa società e della nostra politica a vari livelli. Denuncia la deriva razzista che porta tanti a girare la faccia di fronte al Mediterraneo trasformato in un grande cimitero, a causa dell'assenza di canali di ingresso regolari». 

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Il progetto Sprar è stato attivo a Caserta dal 2007 al 2021. Il Comune di Caserta dal 2017 ne è stato capofila, lo hanno gestito il Comitato per il Centro Sociale e Casa Rut in partenariato con la Caritas diocesana, il Comitato “Città Viva”, il Dipartimento Scienze Politiche della Vanvitelli, il Comune di Casagiove, l'Ambito Territorio C1, l'Asd Stella del Sud, il Dipartimento Salute Mentale e Fisica e Medicina preventiva della Vanvitelli. 

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