Il sogno Afro-Napoli United:
«Noi la seconda squadra della città»

Il sogno Afro-Napoli United: «Noi la seconda squadra della città»
di Gianluca Agata
Venerdì 16 Marzo 2018, 10:48
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Un bar nelle vicinanze di piazza Garibaldi; il lavoro con Gesco, gruppo di imprese che operano nel sociale, e la conoscenza di ragazzi che arrivano da ogni angolo del continente africano. Chi scappa da una guerra, chi da una carestia, chi è in cerca di una vita migliore. Lingue diverse, che spesso non si capiscono ma che riescono a comprendersi attorno ad un pallone che rotola. La storia dell'Afro-Napoli United nasce nel 2009 in quel baretto nei pressi della stazione. E sì che quei ragazzi radunati da Antonio Gargiulo, al pallone davano del tu se è vero che in pochi anni hanno vinto il campionato Nazionale Aics, e poi sempre alla prima partecipazione terza, seconda, prima categoria, e alla seconda opportunità il Torneo di Promozione. Domani manca l'ultima vittoria. A sbarrare la strada verso il paradiso ci proverà la Neapolis. Si gioca alle 15 al Vallefuoco di Mugnano, bastano tre punti per la promozione in eccellenza con quattro giornate di anticipo.

«La mia vittoria più importante è stata vedere un tunisino e un capoverdiano che uscivano insieme la sera» il racconto di Gargiulo. «Razzismo? In linea di massima no, ci hanno accolto dovunque con simpatia. Ma quando si vince tanto se ti beccano dagli spalti è più per invidia che non per razzismo». Gambiani, ghanesi, algerini, capoverdiani, brasiliani e napoletani. Un melting pot che ha prodotto anche ragazzi interessanti per il mondo del professionismo. La Juve Stabia si è interessata a Omar, la Spal verrà presto. A fare la squadra assieme a Gargiulo, ecco Guido Boldoni, ventisettenne figlio di Dario Boldoni, già dirigente del Napoli di Ferlaino. Dal 2017 a oggi almeno duecento provini, «girando tutti i centri di prima accoglienza, parlando con mediatori culturali e con i ragazzi racconta Boldoni jr - Il 95% arriva con i barconi della speranza. Kebba Jatta è un family man e arriva dal Gambia. Vale a dire che le 4-5 famiglie cui fa riferimento hanno deciso che lui poteva essere l'uomo da mandare in Europa perché quello che ce l'avrebbe potuta fare. Poi c'è un ragazzo della Sierra Leone scappato dal suo paese perché ricercato da una setta animista che voleva impadronirsi della sorella che lui ha messo in salvo».
 
Ognuno ha una storia diversa. In campo si gioca con il 4-3-3, alla Sarri. «Cerchiamo di applicare un gioco propositivo - spiega il tecnico Salvatore Ambrosino già Montediprocida, con il quale ha vinto il campionato lo scorso anno, e Savoia nelle cui fila ha militato da giocatore in serie B- siamo una società giovane. Miglior attacco, miglior difesa, tredici vittorie consecutive. Numeri che parlano da soli». Babu è un brasiliano ex Lecce e Salernitana, Dodò un capoverdiano lusso per il campionato. In squadra anche Diego Maradona jr. «Cos'ha di diverso questo spogliatoio rispetto agli altri? Che noi napoletani abbiamo provato a far capire a tutti questi stupidi che questi ragazzi non sono un problema ma una risorsa. Sono persone fantastiche andate via dalle loro case per motivi che noi occidentali neanche immaginiamo. Quanto alla squadra stiamo costruendo qualcosa di straordinario e incrociamo le dita per domani». Un tuffo nel passato anche per Dieguito che tra le fila dell'Afro Napoli ha trovato un dirigente che lo conosce bene. «È stata una bellissima scoperta, un ragazzo d'oro» racconta Dario Boldoni. «Con lui vorrei realizzare un progetto che leghi Maradona padre alla città di Napoli. Ci lavoreremo».

E grazie alla professionalità di ingegnere Boldoni sta preparando per l'Afro-Napoli un progetto avveniristico: un database che analizzi tutti i dati di ogni singolo giocatore, dal modo di colpire di testa ai chilometri percorsi. Il tutto darà origine a un algoritmo che servirà a valutare in anticipo le caratteristiche di un calciatore. Il sogno? Quello dell'Eccellenza è dietro l'angolo, quello della seconda squadra cittadina è realtà. Per giocare dove? «Al Collana» dice convinto Gargiulo. Un sogno, appunto. Ma nel 2009 anche questa allegra brigata era soltanto un sogno.
 
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