Il divino Cr7 esce in lacrime

di Mimmo Carratelli
Lunedì 11 Luglio 2016, 11:22 - Ultimo agg. 10 Giugno, 07:29
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Allo stadio di Saint Denis, nella notte parigina, volano falene fastidiose e cala la maledizione degli dei invidiosi. È la notte della finale europea di calcio tra Francia e Portogallo. Dopo appena sei minuti di gioco, crolla sul prato l'eroe più atteso, il più bello e il più palestrato con gli addominali più celebri del mondo, il più bel fiore di Funchal, dove è nato tra i bellissimi fiori tropicali dell'isola di Madeira, il più famoso del pallone in tutto il pianeta, 112 milioni di fan sulla sua pagina Facebook, il più grande collezionista di donne affascinanti (il gossip mondiale ha conteggiato 31 fidanzate ufficiali di un giorno, un mese, un anno), il più pagato degli stadi, 74 milioni a stagione, il più veloce sull'erba a 33,6 chilometri orari e il più volante degli attaccanti della Terra, capace di innalzarsi, con uno stacco dal suolo di 79 centimetri, fino a due metri e 65, ventuno centimetri più in alto della traversa delle porte di calcio che arrivano a 2,44 e più in alto dei colossi della pallacanestro americana: rimanendo sospeso nell'aria per sette secondi, un prodigio di levitazione, colpisce inesorabilmente la palla con la sua bella testa di latin lover variamente acconciata da artisti pettine, forbici e colori.

Un'entrata di Dimitri Payet, il francese nato in un'isola dell'Oceano Indiano, mette fuori uso il ginocchio sinistro di Cristiano Ronaldo, l'eroe atteso. Cristiano è a terra. Si rialza. Riprende a giocare, ma trascina la gamba colpita, vistosamente fasciata all'altezza del ginocchio ferito. Vuole esserci, vuole restare per aiutare il suo Portogallo che sta spegnendo la grande bellezza della Francia. Otto minuti dopo, a centrocampo, subisce lurto di Koscielny. Di nuovo a terra, di nuovo si rialza. Ma, due minuti dopo, si lascia andare disteso sull'erba. La sua partita finisce al minuto 24. Ma era praticamente finita al 6'. Piange, sconfitto dalla sfortuna. Arrivano messaggi di solidarietà su Twitter, tra i primi quello del compagno Bale, sconfitto nella semifinale col Galles. Cristiano Ronaldo, un eroe di quelli cantati dall'inno portoghese, heròis do mar, esce così di scena a Parigi, sfrattato dall'ultima gloria possibile da un infortunio pesante, doloroso. A questo immenso atleta, ripetutamente Pallone d'oro, vincitore di campionati in Inghilterra e in Spagna, goleador di grande grazia, con tutti i record immaginabili nel suo carnet di gloria, è stato negato l'unico traguardo mancante della sua splendida carriera. Non ha mai vinto un Mondiale né un Europeo con la sua nazionale e ha dovuto abbandonare l'Europeo di Francia che, a 31 anni, è stato forse l'ultima occasione.

È la notte triste di Ronaldo, alfiere luminoso del Real Madrid ed eroe bendato del Portogallo che sfuggì alla Juventus nel 2001 perché il cileno Marcelo Salas non gli volle cedere il posto. Nello stadio parigino di Saint Denis, il purosangue portoghese è caduto sull'ostacolo imprevisto, l'entrata maledettamente fallosa che lo ha tolto dalla partita. Didier Deschamps, faccino di pietra, gli aveva schierato contro una nidiata di difensori africani, il giovane camerunese Samuel Umtiti e i senegalesi Patrice Evra e Bacary Sagna, il polacco d'origine Laurent Koscielny e il portiere nizzardo Hugo Lloris di ceppo catalano, l'unico più alto del fiore di Funchal. Cristiano restava un po' defilato, in attesa del colpo magico, di una di quelle sue punizione quando fa cinque passi all'indietro e il sesto a sinistra, divaricando le gambe, e poi colpisce il pallone all'altezza della valvola e così la sfera magica si impenna e poi scende con una traiettoria imprevedibile che i portieri non prevedono mai.

Rientra l'eroe ferito nell'esclusivo quartiere madrileno di Pozuel de Alarcòn, nella sua villa con sette stanze da letto, due piscine, una cantina, un giardino infinito, una spettacolare Jacuzzi per cinque persone preferibilmente femminili e il garage con le dieci auto più belle del mondo, da una Aston Martin a una Porsche Cayenne, da una Rolls Royce alla Ferrari rossa e alla McLaren arancione, una Bugatti e via così. Gli dei invidiosi e Payet gli hanno negato l'ultima favola.
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