Hayden morto in bici, la famiglia
chiede 6 milioni all'automobilista

Hayden morto in bici, la famiglia chiede 6 milioni all'automobilista
Martedì 28 Agosto 2018, 11:35 - Ultimo agg. 31 Agosto, 08:37
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Sei milioni di euro, ossia il massimo di copertura della polizza assicurativa: è la richiesta di risarcimento della famiglia di Nicky Hayden, il pilota statunitense deceduto il 22 maggio 2017 all'ospedale Bufalini di Cesena. Morì in seguito ad un incidente stradale, avvenuto cinque giorni prima, a Misano Adriatico, mentre era in bici.

La richiesta di risarcimento dei familiari del campione di Superbike è pervenuta ai legali Pierluigi Autunno e Francesco Pisciotti, avvocati del 31enne di Morciano che guidava l'auto contro la quale si scontrò il pilota, ad un incrocio. La richiesta di sei milioni, cifra totale per la quale l'automobilista era assicurato (oltre la quale avrebbe dovuto pagare di tasca propria), comprenderebbe, secondo la nota della famiglia del pilota, anche le spese per il rimpatrio della salma e un monumento da edificare negli Usa in memoria di Hayden, morto a 36 anni.



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Da una parte, quindi, c'è la richiesta di risarcimento che la famiglia, solo nel caso in cui l'assicurazione dell'automobilista dovesse respingerla, dovrà far valere in una eventuale causa civile; dall'altra il processo penale per omicidio stradale a carico del 31enne che inizierà il 10 ottobre in Tribunale a Rimini. Il giorno prima, invece, il prossimo 9 settembre, durante la MotoGp di Misano, sarà inaugurata una stele in memoria di Hayden nel luogo dell'impatto, tra via Tovoleto e Cà Raffaeli. Il giudizio sarà celebrato con rito abbreviato. Un processo dunque 'allo stato degli attì, in cui fondamentali sono le tre consulenze tecniche già depositate: quella della Procura, quella dei difensori e quella della famiglia Hayden, appunto, che non sarà presente in giudizio, avendo rinunciato a parteciparvi vista la scelta dell'indagato di rito abbreviato. Non prendendo parte al processo penale si eviterà che la sentenza penale possa costituire una pregiudiziale in sede civile. Nel caso, cioè, di un'assoluzione dell'automobilista tale sentenza non varrà in una causa per il risarcimento del danno.

 

​Resta però agli atti del tribunale penale la perizia del consulente degli Hayden, che con quella della Procura fa una ricostruzione diversa da quella fatta dal perito della difesa. Ad esempio, secondo la ricostruzione del consulente della Procura, il giovane che ha investito Hayden all'incrocio, al momento dell'impatto viaggiava a 72,8 km all'ora anziché ai 50, limite consentito in quel tratto. E stando alla ricostruzione della Procura, se avesse viaggiato ai 50 all'ora «sia continuando a velocità costante, sia reagendo e frenando, l'incidente sarebbe stato evitato». Insomma se l'auto avesse rispettato i limiti, Hayden «sarebbe transitato appena davanti al veicolo» evitando l'impatto. Diversa invece la posizione del perito della difesa che punta sulla responsabilità piena di Hayden, sostenendo che, se anche l'automobilista avesse rispettato il limite, Hayden, non fermandosi allo stop, sarebbe comunque finito contro l'auto.
 
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