Giulio Giaccio ucciso dal clan per errore: svolta a 24 anni dal delitto, preso killer e due complici

Delitto maturato per vendicare "l'onore" di un affiliato al clan Polverino

Giulio Giaccio
Giulio Giaccio
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 28 Marzo 2024, 09:41
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Lo sequestrarono fingendosi poliziotti, gli spararono un colpo alla nuca e poi sciolsero il corpo nell'acido. Ci sono voluti ventiquattro anni per chiudere il cerchio sulla morte di Giulio Giaccio, il ragazzo scomparso misteriosamente ai Camaldoli la sera del 30 luglio 2000. A riaprire il cold case sono state le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra i quali l'ex boss di Quarto: un atto di accusa che ricostruisce la crudeltà del clan Polverino di Marano, che mise a disposizione una "batteria di morte" la cui missione era quella di eliminare un giovane che avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale con la sorella di un affiliato. Ma il commando sbagliò persona, ammazzando un innocente.

Secondo capitolo e tre nuovi arresti, che si aggiungono così ad altrettanti precedenti provvedimenti cautelari in una prima tranche d'indagine: si tratta di Raffaele D'Alterio, che avrebbe premuto il grilletto uccidendo Giulio, e di Luigi De Cristofaro e Salvatore Simioli, che avrebbero preso parte al sequestro e alla successiva distruzione del cadavere. Tutto per uno "sgarro d'onore", di quelli che la camorra non tollera: le attenzioni di un ragazzo (la cui identità non è stata mai svelata) nei confronti della sorella di un pezzo da novanta della cosca più potente di Marano.

L'esecuzione

Univoche le ricostruzioni dei collaboratori di giustizia: il mandante dell'atroce omicidio fu Salvatore Cammarota (per il quale si procede in altro giudizio), mentre D'Alterio fu il killer. Agghiaccianti le ricostruzioni emerse grazie alle indagini dei carabinieri: "Mi dissero che questo ragazzo doveva essere punito, e io immaginai si trattasse di un pestaggio - ha riferito ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia l'ex boss di Quarto, Roberto Perrone - e dopo la segnalazione di un altro affiliato giungemmo in auto nella piazzetta dei Romani, dove trovammo Giaccio con un amico. Gli chiedemmo se fosse lui Salvatore, e il ragazzo negò. Io e Simioli, che indossavamo le false pettorine della Polizia, lo caricammo in macchina: ci allontanammo dalla zona e D'Alterio, all'improvviso, gli abbassò la testa tra le ginocchia sparandogli a bruciapelo alla testa. Quando giungemmo alle "Vaccarelle" (un podere agricolo in una località isolata tra Marano e Pianura, ndr) trovammo Salvatore Cammarota, il mandante del delitto, che tirò fuori il corpo senza vita di Giulio e gli sferrò un calcio, con insulti pesanti, sebbene fosse già morto". Subito dop oun altro affiliato, Carlo Nappi, sciolse il cadavere nell'acido, disperdendo poi quel che ne rimaneva lungo un canalone.

Sempre ieri, i carabinieri del Nucleo investigativo di Torre del Greco hanno arrestato altre tre persone - tra i quali il boss dell'area vesuviana Francesco Rea, che un anno fa eliminò Pasquale Manna per imporre la sua egemonia all'interno del clan Veneruso-Rea di Ponticelli. In manette anche l'imprenditore Luigi Romano e il suo dipendente Giorgio Bilangia, accusati di favoreggiamento. Fondamentali per la risoluzione del caso, anche le riprese della videosorveglianza che hanno consentito al Ris di svolgere rilievi antropometrici e somatici del presunto killer e l'intera dinamica del delitto.
 

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