Napoli, lite sullo stadio San Paolo:
il retroscena della convenzione

Napoli, lite sullo stadio San Paolo: il retroscena della convenzione
Venerdì 13 Settembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 18:45
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IL RETROSCENA
Luigi Roano
La domanda è: tutta questa chiassosa polemica a colpi di dichiarazioni capziose dopo lo stupore legittimo di Carlo Ancelotti nel vedere lo spogliatoio del Napoli - cioè casa sua - non ancora pronto a poche ore dalla gara con la Sampdoria, serve per nascondere qualche magagna sui tempi dei lavori? Oppure Carletto suo malgrado è finito nel tritacarne dei retroscena della politica? La sostanza è che al Comune temono che patron Aurelio De Laurentiis non voglia firmare la convenzione per la gestione del San Paolo e per questo motivo è stata fatta esplodere la bomba spogliatoio. Francamente la statura di Ancelotti è tale che la tesi sembra fuori da ogni realtà. Ma l'assessore allo Sport Ciro Borriello invece tanti dubbi al riguardo non sembra averne. «Quelle mostrate dal Napoli sono immagine vecchie, noi oggi lo spogliatoio lo consegniamo. Non capisco la polemica. Invece aspettiamo De Laurentis al Comune a braccia aperte per la firma della convenzione altrimenti - racconta - il Napoli giocherà al San Paolo ma a tariffa. Per stipulare la convenzione deve pagare il debito che ha con il Comune». Circa 2 milioni.
LA CONVENZIONE
L'architetto politico della Convenzione è il capo di gabinetto Attilio Auricchio, è lui il titolare di questa delega ombra e in Consiglio comunale per farla passare si è speso molto accontentandosi di soli 17 sì, 5 in meno della sua maggioranza, spaccatissima. In queste ore sono partiti anche gli inviti ad assessori, Consiglieri comunali e Presidenti di Municipalità per avere il biglietto omaggio in tribuna. Segno che Auricchio si sente sicuro del fatto che De Laurentiis firmerà. Allora perché gettare mister Ancelotti in questi inciucioni politici? Dalla SSC Napoli fonti qualificate rilanciano: «Il presidente - fanno sapere - è intenzionato a firmare la Convenzione c'è bisogno ancora di incontrarsi e ciò potrebbe accadere a breve, Ancelotti non c'entra nulla». Probabilmente l'incontro ci sarà alla vigilia della gara con il Liverpool di martedì. I tempi sono stretti, la convenzione va firmata entro il 30. Tempi dettati da un regolamento del Comune, il «Programma 100», in base al quale entro quella data chi non è in regola con i tributi non può contrarre patti con l'ente. Se firma ci sarà la Società avrà in gestione lo stadio per dieci anni. De Laurentiis se vorrà potrà fare altri lavori all'impianto, ma questa è una partita dove il calcio di inizio ci sarà solo tra due anni, quando il sindaco Luigi de Magistris terminerà il suo mandato.
I LAVORI
L'incavolatura di Ancelotti per lo spogliatoio non pronto ha colto di sorpresa un po' tutti ma il mister non è matto. Sulla consegna dello spogliatoio non esiste un solo pezzo di carta dove ci sia segnata una data. Di qui un'altra marea di inciuci. Il direttore dei lavori e progettista dei lavori Filomena Smiraglia, racconta: «Esiste un cronoprogramma interno all'amministrazione, perché lo stadio lo consegno al Comune, oggi io non lavoro per il Napoli. Posso dire che con il club abbiamo collaborato sulla questione dello spogliatoio». Una versione che contrasta un po' con quella del sindaco: «Secondo me si sta montando un caso - dice l'ex pm - e potrei fare anche io un po' di polemica perché guarda caso lo spogliatoio è l'unico segmento di cui non si è occupato il Comune». Rinviando la palla nel campo dell'Aru, Agenzia per le Universiadi retta dal commissario Gianluca Basile e della Regione che ha stanziato i fondi per il San Paolo. Pronta la replica del vicepresidente dell'ente di Santa Lucia Fulvio Bonavitacola: «C'è stato un ritardo - dice - nell'adeguamento degli spogliatoi ma Basile mi aveva assicurato che era necessaria solo una pulizia. Le immagini, a chi non è del settore, possono trarre in inganno: c'è stato un equivoco. Se ci fosse stata malizia, Ancelotti avrebbe dovuto chiedere scusa, ma non è questo il caso». Dal Calcio Napoli viene fuori invece un gentlemen's agreement in base al quale il 31 agosto lo spogliatoio doveva essere consegnato e probabilmente questo è stato detto ad Ancelotti di qui il suo sfogo. Il Napoli avrebbe chiesto di giocare le due prime partite fuori casa in modo da avere 10 giorni di tempo per allestire il suo spogliatoio, arredato con mobili della Società e brandizzato «senza affanni e con la solita logica dell'emergenza».
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