Comandante Sarri
auguri e bye-bye

di Marilicia Salvia
Venerdì 13 Luglio 2018, 22:55
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Buona fortuna, comandante. Good luck. Alla fine il momento dell’addio è arrivato. E chissà se è solo un caso che la partenza destinazione Londra dell’allenatore in tuta sia maturato, dopo tanta attesa, a poche ore di distanza dalla caduta rovinosa dell’allenatore con il panciotto. Ma anche della contemporanea rivincita di un eroe oscuro come Strinic, che proprio Sarri aveva lasciato andare via. Non capiremo mai le logiche imperscrutabili del dio del pallone, ma coincidenze come queste non possono essere casuali. Come minimo, ci aiutano a lenire la malinconia del distacco immettendo nel circuito della nostra passione adeguate dosi di orgoglio e di ironie. C’è un po’ di noi tifosi azzurri, c’è un po’ di Napoli nella finale del Mondiale senza Italia. E ce n’è tanto, di azzurro, nella valigia di mister Sarri. Ci sono cuore e cazzimma, due ingredienti che a Napoli non mancano mai e che qui da noi sostituiscono il potere dei soldi mentre lì, dove i soldi non sono un problema, serviranno al mister (ex) operaio per portare i blues in alto e ancora più su.
Ciao comandante, good luck. Dopo l’azzurro il blu, non è stato un tradimento ma la naturale esatta evoluzione di una storia che dopo Firenze rischiava di impantanarsi nelle recriminazioni e nello scaricabarile. In queste ore sui social ci si divide ancora tra vedovi inconsolabili e ottimisti esploratori dell’era ancelottiana. Difficile dire se, in proporzione, i numeri siano quelli indicati da De Laurentiis, diecimila per Sarri, dieci milioni per il nuovo allenatore. La verità è che anche i detrattori di Maurizio, quelli che ne hanno detestato lo stile bischero, le parolacce e il dito alzato, quelli che l’importante è vincere e con Sarri non abbiamo vinto niente, in fondo temono il contrappasso di vittorie possibili ma senza il guizzo della bellezza, senza il senso della sfida scugnizza e un po’ sfrontata che ci ha spinto negli stadi e davanti ai televisori, domenica dopo domenica, negli ultimi tre anni. Perciò questo passaggio alla corte di Abramovich, un po’ sfrontata anch’essa, quasi incredibile per un allenatore operaio che a sessant’anni non ha che piccole targhe in bacheca, finisce per mettere d’accordo tutti. La bellezza non si divide, si moltiplica, e da domani se ne potrà trovare, chissà se poca o tanta, anche lungo il Tamigi, anche dove il football lo hanno inventato ed esportato, e dove il mister con il panciotto salverà forse il posto ma non riuscirà a salvarsi dalle critiche. Sarà un esperimento interessante, per noi tifosi del divertimento e non solo delle maglie, gettare uno sguardo oltremanica, per mettere a confronto stili e risultati. Qualcuno, più malizioso, studierà da antropologo per capire se e come il comandante dell’assalto al palazzo fallito per un soffio riuscirà a rimanere se stesso stando “dentro” al palazzo governato da un miliardario russo. Noi, dall’azzurro al blu e viceversa, proveremo ad essere tifosi due volte, guarderemo a due classifiche, vivremo di vittorie e di rivincite sapendo che anche lui farà lo stesso: il cuore di Sarri resta azzurro, altrimenti oltre a Jorginho avrebbe provato a portarci via pure Mertens e soprattutto Koulibaly. Invece, a quanto si dice, ci farà un altro piacere, strappando al campionato italiano e alle nostre ossessioni il suo figliol prodigo Higuain: una liberazione, che noi già abbiamo il nostro da fare con questa nuova rogna di Cristiano Ronaldo, e di Cavani, che per convincere De Laurentiis a riportarlo a Napoli bisognerà andare a piedi a Pompei.
E allora buona fortuna, comandante Sarri. Hasta la victoria siempre. Tanto quest’anno in Champions non ci si vede. Semmai un giorno dovessimo finire in uno stesso girone di uno stesso torneo, come il bizzoso dio del calcio non è improbabile che deciderà di fare, sarà bello salutarci, scambiarci impressioni, ricordare le nostre rivoluzioni riuscite e quelle mancate. Ma poi, mister Sarri, bye bye: palla al centro e forza Napoli. 
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